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Il testamento di Lucio Dalla

Lucio Dalla non ha depositato nessun testamento ufficiale, fin’ora non è stato ritrovato neanche quello olografo. I diretti eredi dell’artista bolognese sono i cugini di primo grado, che dichiarano di non avere nessuna pretesa in termini di denaro, anzi di voler rispettare le volontà di Dalla sulla creazione di una Fondazione.
A cura di Laura Balbi
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Lucio Dalla non ha depositato nessun testamento e fin'ora non è stato rinvenuto neanche un testamento olografico. I diretti eredi dell'artista bolognese sono i cugini di primo grado, che si fanno sentire facendo sapere di non avere nessuna pretesa in termini di denaro, anzi di voler rispettare le volontà di Dalla sulla creazione di una Fondazione.

Lucio Dalla è morto lasciando un vuoto umano ed artistico, ma la sua improvvisa scomparsa ha posto la questione, sicuramente più pratica e risolutiva, dell’eredità patrimoniale che ha lasciato e dell’uso che ne verrà fatto. Massimo Gambini, commercialista dell’artista ed ex vicepresidente della Fortitudo, è stato incaricato come curatore dell’eredità. Il suo compito è quello di stilare l’inventario delle proprietà e dei beni posseduti da Lucio, volto ai destinatari di un testamento, che per ora non esiste. Gambini fa sapere: “Il fatto che nessun notaio mi abbia cercato mi fa ritenere che nessun atto testamentario di Dalla sia stato depositato. Ciò non vuol dire che nel fare il completo inventario di tutti i beni non possa spuntare un testamento olografo.” Niente è stato messo nero su bianco, nessun erede ufficiale designato da Lucio e messo agli atti dei notai. Gambini si occuperà ricerca di un eventuale testamento olografo, rovistando tra le numerose carte che il cantante teneva nella sua casa di Via D’Azeglio; ma lo staff di Dalla fa sapere che nessuno ne conosce l’esistenza . Se non verrà rinvenuto neanche il testamento olografo, saranno i cugini dell’artista, i suoi parenti più prossimi, a beneficiare dell’eredità.

L’eredità di Lucio ai cugini di primo grado – Ricostruendo le parentele di Dalla spuntano fuori cinque cugini di primo grado, le uniche persone ad avere il grado di parentela più stretto con l’artista. La prima a farsi sentire è Dea Melotti, la cugina settantenne di Lucio, ex comandante dei vigili urbani di Bologna. E’ una delle figlie dei fratelli di Jole, la mamma dell’artista scomparso, e ha ricordi ancora molto vividi legati all’infanzia con suo cugino Lucio. Si meraviglia dell’assenza di un testamento e fa sapere: “Mi sembra strano che Lucio non abbia scritto niente, mio cugino è sempre stata una persona molto corretta.” La creazione di una Fondazione sembra essere la conseguenza più logica secondo l’entourage e gli amici dell’artista, e anche più vicina alle sue volontà, a tal proposito la signora Dea si esprime con cautela: “Vedremo, io vivo una vita normale e voglio continuare a viverla. Quanto alla casa-museo è una scelta giusta e lusinghiera.” Una dichiarazione che si schiera a favore della prosecuzione dell’opera di Dalla in vita, dedicare uno spazio alla crescita artistica di giovani talenti.

Parla Simone Baroncini, cugino di 2° grado – Nessun altro dei quattro cugini si è presentato al curatore Gambini e al giudice Angela De Meo; con il rischio che i beni di Dalla siano devoluti allo Stato. A dire la sua anche il figlio di Dea Melotti, Simone Baroncini, cugino di secondo grado di Dalla e musicista nell’orchestra del San Carlo di Napoli: “Non c’è nessun contrasto in merito all’eredità. Io non chiedo soldi. La maggior parte dei parenti è d' accordo sulla Fondazione.” Fa sapere al Corriere della sera; franco sulla questione si sbottona riportando anche delle conversazioni con gli altri eredi: “Quelli che abbiamo sentito finora concordano, siamo una decina. Ma anche gli altri del gruppo di Dalla, quelli che stavano con lui mattina e sera, sono favorevoli. La Fondazione è un desiderio molto forte, ma per il momento non c' è niente di reale, ne abbiamo solo parlato.” Si evince una sinergia tra i parenti, seppur lontani di Dalla, e le persone legate a lui da un rapporto di stima e amicizia intima, sebbene non suggellato da nessun legame di sangue e nessun contratto.

La presenza di Marco Alemanno in famiglia – Baroncini si espone anche sull’eventuale distribuzione dell’eredità, tra casa-museo e Fondazione: “Sarebbe indispensabile che diventasse un centro di attività, concerti, mostre, teatro, registrazioni e altro. E poi si potrebbe fare di questa casa un museo: non si può immaginare quante opere d' arte ci sono qui dentro […] I beni dovrebbero confluire nella Fondazione anche per aiutare le persone che erano vicine a Lucio, pittori, cantanti, artisti di ogni genere. Chi l' ha conosciuto bene, come me, sa che è quello che Lucio vorrebbe." Il riferimento sembra rivolto alle amicizie di Lucio come quella con Marco Alemanno, che ha scatenato polemiche sul rapporto che li legava e dibattiti portati all’eccesso come quello di Lucia Annunziata sulla sessualità nascosta del cantante. A tal proposito il musicista racconta:

Dalla sapeva ammaliare uomini e donne e lasciarsi ammaliare da tutti. So che Marco ha sempre dormito al primo piano e Lucio al secondo. Certo, vivevano in simbiosi, ma anch' io ho vissuto in simbiosi con lui.

Quel che emerge dalle dichiarazioni dei parenti è che non ci sia nessun attrito, ma anzi, l’intento condiviso di rispettare la volontà del cantante, di pari passo con le persone che gli sono state più vicine, e che ritengono prioritario continuare a dar voce e spazio all’arte, vera anima del cantautore scomparso.

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