Il rito rock di Vasco Rossi davanti a 120mila persone: nessuno unisce generazioni diverse come lui
Centoventimila persone si sono ritrovate a Trento per il Trentino Music Arena ma soprattutto per tornare a celebrare quel rito nazionale che è Vasco Rossi. Quel rito nazionale che è un concerto di Vasco Rossi. Che poi chiamarlo "concerto" ormai sembra sempre più riduttivo, dal momento che il rocker ormai crea vere e proprie fiumane di gente, e con un solo concerto manderebbe sold out una decina di concerti di top artist italiani. Questa cosa, ormai, ce la diciamo da anni visto che il cantante è riuscito a costruire attorno a sé la più grande fanbase musicale del Paese, in grado di non spegnersi mai, anzi, di continuare a crescere e fare nuovi adepti. Che piaccia o meno, Vasco è l'unico fenomeno che riesce a passare da genitori a figli/e con una facilità sorprendente, alla faccia delle distanze generazionali, di quelle musicali oltre che anagrafiche tra nonni, nonne, padri, madri, figli e figlie.
E Vasco non delude mai il suo pubblico, creando uno spettacolo maestoso, continuando a muoversi nel suo mondo che da anni ormai mescola il rock a una sorta di hippismo pacifista. Una direzione che cerca il rock hard a livello musicale, soprattutto nella sua versione live, e una sorta di pace interiore ed esteriore che manifesta a ogni piè sospinto. Il fascino e il carisma di Vasco sono talmente grandi che neanche le sue prese di posizioni nette contro tutto il variegato mondo no vax sono riuscite a scalfirli. E per questo lui va dritto come un treno e dal palco di Trento, oltre a esibirsi con le sue canzoni più amate, alternate agli ultimi successi, Vasco non lascia passare la questione guerra.
Non c'è alcun riferimento esplicito a Ucraina o Russia, non c'è alcun "Fuck Putin" lanciato dal palco, ma un più generico "fuck the war": "Fanculo la guerra – è il grido che lancia durante ‘Sballi ravvicinati del terzo tipo' -. Noi siamo contro la guerra, contro tutte le guerre, perché tutte le guerre sono contro la civiltà. Tutte le guerre sono contro l'umanità, contro le donne, contro i bambini, contro gli anziani. E la musica è contro la guerra. Pace, amore e musica. Facciamo l'amore. L'amore e la musica" ha chiosato il rocker, lanciando il suo messaggio pacifista. Il pubblico è talmente ampio che il concerto comincia con mezzora di ritardo per permettere a tutti di entrare nell'area, ma il risultato è esplosivo.
Due ore e mezzo di concerto cominciate con XI Comandamento e in cui c'è stato un po' dell'ultimo album, ma anche grandi classici degli anni '80 e '90, da Un senso a Ti taglio la gola, Toffee o Siamo soli, Stupendo, Rewind, C'è chi dice no, Gli spari sopra, ma soprattutto le parole d'amore per il proprio pubblico (saranno in 660 mila a seguirlo negli 11 appuntamenti live che si terranno questa estate): "Quanto mi siete mancati, era da tempo che volevo farvi sentire queste canzoni. Finalmente, non ci credevo quasi più: sono molto eccitato, è incredibile, è stata lunga però siamo ancora qua, evviva".