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Il rapper Tory Lanez condannato a 10 anni di carcere per avere sparato a Megan Thee Stallion

Le parole di Megan Tee Stallion in aula: “Dopo quell’aggressione non sarò mai più la stessa. Da quando sono stata ferocemente colpita dall’imputato, non ho avuto un giorno di pace”.
A cura di Daniela Seclì
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Il rapper Tory Lanez è stato condannato a 10 anni di carcere per avere sparato a Megan Thee Stallion. I fatti risalgono al 2020, quando l'uomo – a seguito di una lite – indirizzò l'arma da fuoco contro i piedi della rapper. L'artista si salvò ma si vide costretta a sottoporsi a delicati interventi per estrarre i frammenti di proiettile. Tory Lanez è stato condannato per aggressione con arma da fuoco semiautomatica; possesso di arma da fuoco carica e non registrata in un veicolo e uso di arma da fuoco con grave negligenza.

La testimonianza della vittima e l'inferno vissuto dopo l'aggressione

Secondo quanto riporta la BBC, l'avvocato di Tory Lanez, Jose Baez, avrebbe continuato a sostenere l'innocenza del suo assistito affermando che sulla pistola da cui è partito il colpo non sarebbero state ritrovate tracce del DNA di Lanez. In aula anche la testimonianza del padre del rapper, che ha dichiarato che l'uomo sarebbe rimasto fortemente traumatizzato dalla morte della madre avvenuta quando aveva 11 anni. Poi, è stata la volta di Megan Thee Stallion. La cantante ha raccontato come la violenza subita abbia reso la sua vita un inferno:

Dopo quell'aggressione non sarò mai più la stessa. Da quando sono stata ferocemente colpita dall'imputato, non ho avuto un giorno di pace. Lentamente sto guarendo, ma no, non sarò mai più la stessa.

Il caso di Megan Thee Stallion e la piaga della violenza contro le donne

Tory Lanez e Megan Thee Stallion stavano rientrando da un party in piscina a casa di Kylie Jenner, quando – riparlando della relazione avuta in passato – ebbero una discussione. Secondo quanto raccontato dalla vittima, avrebbe chiesto a Lanez di lasciarla scendere dall'auto ma l'uomo avrebbe impugnato la pistola e, sparandole ai piedi, le avrebbe intimato di "ballare". Il procuratore George Gascon ha rimarcato come il caso di Megan Thee Stallion abbia acceso i riflettori sul problema della violenza contro le donne: "Il fatto che lei sia una donna molto nota ha permesso di puntare i riflettori sul problema della violenza contro le donne". Dopo la sentenza è intervenuta anche Tanishia Wright, direttrice dei servizi alle vittime presso l'ufficio del procuratore distrettuale di Los Angeles:

La violenza contro le donne nere e le donne in generale è un'epidemia nazionale, che è stata a lungo sottovalutata. Le donne nere spesso non denunciano episodi di violenza perché hanno paura di non essere credute.

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