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Erminio Sinni torna a Sanremo dopo 28 anni: “Presentavo canzoni al Festival, ma non le ascoltavano”

La serata di mercoledì 4 marzo di Sanremo 2021 sarà dedicata alle cover: insieme a Gio Evan sul palco dell’Ariston ci sarà anche Erminio Sinni. Il cantautore toscano, vincitore di The Voice, torna al Festival dopo un’assenza di quasi tre decenni. Il suo talento, per anni finito nell’oblio, è tornato alla ribalta ma se c’è una cosa che la sua storia artistica, piuttosto articolata, gli ha insegnato è questa: “Un musicista è un precario a vita, un sognatore, ma con la fiducia in sé stessi si abbattono molte porte chiuse”.
A cura di Ilaria Costabile
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È stato uno dei protagonisti della prima edizione di The Voice Senior, nonché il vincitore, e adesso Erminio Sinni ritorna a Sanremo nella serata dedicata alle cover, insieme ad altri ex concorrenti dello show e Gio Evan. Sul palco dell'Ariston si esibiscono in una cover de "Gli Anni" uno dei brani iconici degli 883. Abbiamo sentito il cantautore toscano che ci ha raccontato la sua storia, l'emozione di tornare al Festival dopo quasi tre decenni di assenza e il suo ritrovato successo, senza dimenticare il vero motore di tutto questo lungo percorso: la passione per la musica, che ha superato anche l'oblio.

Ritorni a Sanremo dopo la tua ultima esibizione del 1993, ben 28 anni fa. Come ci si sente? 

Sono emozionato, felicissimo. Ventotto anni e la cosa bella e che i giorni, lunedì martedì e mercoledì sono uguali a 28 anni fa. Poi il 4 marzo per me, sono un po’ i ricordi di quando ero bambino, poi la data di nascita di Lucio Dalla, a mezzanotte è quella di Lucio Battisti, i più grandi cantautori della musica italiana.

Stasera ti vedremo accanto a Gio Evan, come è nata la vostra collaborazione?

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È stata un’idea della casa discografica che noi subito abbiamo appoggiato, perché vogliamo appoggiare il nuovo cantautorato e una persona come Gio Evan che praticamente conosce il linguaggio dei giovani che sa come comunicare. La canzone è Gli Anni degli 883. È una canzone che potevamo anche noi di The Voice, siamo in quattro più Gio Evan, cantare in maniera corale, senza protagonismi, portando avanti in questo periodo difficile un bisogno di condivisione e non di protagonismo.

Però ci hai raccontato, quando eri ancora concorrente di The Voice Senior, di non aver avuto un'esperienza idilliaca con il Festival. Come mai? 

Sì, non è andata mai a buon fine. Io ho presentato ogni anno una canzone diversa, la cosa per cui sono rimasto male è che nessuno le ha mai ascoltate in realtà. Però molto probabilmente, non avevo trovato la maniera giusta, i canali giusti. Ho avuto tenacia e questo intanto m’ha pagato un pochino.

All'epoca della tua partecipazione al Festival, però, non eri sotto l'ala di un'etichetta. Pensi che abbia influito negli anni a venire quando hai presentato i tuoi inediti?

Quando ho fatto il Festival sono stato prodotto da Riccardo Cocciante, ma l’etichetta in realtà non esisteva, non avevo un ufficio stampa,  non avevo niente. Sono arrivato quinto e ho vinto due premi, la più bella musica e il più bel testo di tutto il Festival, per la più bella musica mi ha dato il premio Domenico Modugno. Però se tu non porti a casa i risultati dopo, a prescindere perché tu non li abbia portati, vieni considerato come se non funzionassi. La cosa più difficile, in tutta la mia vita, non è stato mai convincere il pubblico, ma gli addetti ai lavori.

In questo Festival ci sono molti cantanti giovani in gara, che però sono riusciti ad affermarsi presto. Secondo te, qual è la differenza principale rispetto a quando hai provato tu ad affermarti nel mondo della musica? 

Innanzitutto si nota proprio dalla presentazione di Amadeus, quando presenta i cantanti, io mi ricordo all’epoca “ha venduto 4 milioni di copie in Germania, trecentomila dischi” questo era il parametro. Adesso “ha un milione di visualizzazioni, di followers”, la digitalizzazione, il web hanno facilitato molto.

Eppure c'è stato un tuo brano "E tu davanti a me" che ti ha portato tanti ‘followers': è stato un vero successo. 

Un mese dopo il Festival, c’era un dj di Radio Kiss Kiss, uno speaker, che la mandò. Mi chiamarono e mi dissero “sai a Napoli sta succedendo il finimondo con questa tua canzone” e partimmo io e Leonardo De Amicis il mio produttore, eravamo due ragazzini, siamo andati a vedere che succedeva. Abbiamo trovato polizia, carabinieri, io domando “ma è successo qualcosa?”. No, deve arrivare Erminio Sinni” mi hanno risposto. Dopodiché la Campania ha iniziato a catena a trasmettere la canzone, poi è diventata un evergreen nei pianobar, nelle discoteche, a fine serata. Ormai sono 28 anni, l’8 marzo. E praticamente è diventata una hit, prima a Napoli di conseguenza poi a Roma, poi nei posti di vacanza tipo Capri, la Sardegna, la Sicilia. Io sono andato in Egitto e l’ho trovata là, sono andato a Cuba e l’ho trovata là. Ha fatto un girone e io ho provato a raccontarlo questo successo, feci 9500 paganti da solo, pianoforte e voce, lo raccontavo ai vari addetti ai lavori, ma loro non mi credevano.

Però tu, a differenza loro, ci hai creduto e con The Voice Senior hai dimostrato il tuo talento

Sìsì sono felicissimo di questo, ti ho raccontato questa storia per farti capire come è andato il fatto. Mi ha coccolato da tutte le parti questa canzone, ha fatto sì che continuassi a crederci.

A proposito di The Voice, ti ha aperto nuove porte nella musica?

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Beh diciamo che, ad esempio, proprio oggi su tutte le piattaforme digitali uscirà una versione mia di A mano a mano cantata a The Voice, per far uscire qualcosa che la gente mi ha chiesto poi verso giugno vedrò di far uscire qualcosa di nuovo. In programma c’è questa idea di omaggiare la trasmissione e le canzoni che mi hanno dato visibilità di nuovo, rispondere alla richiesta delle persone e regalar loro questo progetto. Dopodiché io ho 500 brani inediti, ho già due dischi pronti, completi, dovevano uscire prima di The Voice, è stato meglio così.

L'Ariston sarà vuoto, come sarà esibirsi senza pubblico?

Ti dico, sono andato a fare le prove, chiaramente manca.. è come se un pianoforte suonasse con metà tastiera. Purtroppo il pubblico è il tuo specchio, per sapere se stai facendo bene o male, è un dare e avere di energia che tu dai e che ti viene rimandata e si moltiplica se tu fai bene, e ritorna a loro e ti ritorna a te via via, mancando il pubblico manca uno degli strumenti principali.

Pensi che il Festival possa essere un incentivo per far ripartire il settore culturale, degli spettacoli dal vivo?

Io è un anno che non lavoro, sono il primo ad augurarmelo. Ho pensato sempre di prendere questa apertura di Sanremo, del Festival proprio come spunto per aprire anche i teatri cinema e tutto, se al contrario dici se sono chiuso io devi stare chiuso anche te è una forma negativa, se invece tu utilizzi dal momento che apri te apro anche io è un altro punto di vista che diventa propositivo.

Ci sono state delle polemiche, proprio sull'idea di organizzare il Festival. Cosa ne pensi?

Sai ci sono quelli che dicono che la musica, lo spettacolo sono cose inutili, allora a quel punto io proporrei di eliminare la musica da tutte le parti e vedere come si vive, guardare i film senza la musica, togliere la musica anche in un periodo come la pandemia. Cancellare Spotify, Youtube, poi se diventa inutile avranno avuto ragione loro. Sanremo è il salone della musica, è come se fosse il salone dell’auto, c’è gente che lo prepara da un anno, ci sono centinaia di persone che ci lavorano, non la puoi vedere come una cosa legata solo all’esibizionismo di vedersi sul palco. Dietro ad ogni cantante ci sono centinaia di persone che lavorano da tempo. Io sono di quelli dei poveri della musica che lavora non come un personaggio conosciuto, ma come un umile pianista di pianobar e io so un anno che non percepisco niente, sto andando avanti con quello che riesco ad aver risparmiato.

Se dovessi individuare un insegnamento nella tua storia, quali pensi possa essere?

Guarda io lo dico sempre ai ragazzi che sono venuti a suonare con me: un musicista deve essere come Terence Hill in Trinità, con il cavallo e la lettiga dietro, ecco quello è il musicista, sei un precario a vita, sei un sognatore, sei uno che deve lottare anche con tantissime porte chiuse, non c’è una formula matematica per dire tu sei bravo e tu no, bisogna avere fiducia in sé stessi, portare come punto di riferimento il cuore, metterci impegno e anima in tutto quello che fai.

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