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Festival di Sanremo 2021

Colapesce Dimartino: “Della pandemia cantiamo gli effetti, ma con una canzone leggerissima”

Con “Canzone leggerissima” Colapesce Dimartino fanno il loro esordio al Festival di Sanremo. Un esordio per due artisti che da anni segnano il cammino della musica italiana e del cantautorato nazionale e che questa volta hanno scritto una canzone leggerissima ma che tratta con delicatezza un tema come quello della depressione.
A cura di Francesco Raiola
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Con "Canzone leggerissima" Colapesce Dimartino fanno il loro esordio al Festival di Sanremo. Un esordio per due artisti che da anni segnano il cammino della musica italiana e del cantautorato nazionale e che questa volta hanno scritto una canzone leggerissima ma che tratta con delicatezza un tema come quello della depressione. I due artisti, che si sono esibiti durante la prima serata, hanno spiegato a Fanpage come è nata e anche la scelta di Povera Patria per le cover.

In che session nasce questa canzone, era già in bozze durante I Mortali?

Dimartino: No, no, nasce dopo l'uscita dei Mortali, da cui è lontana, anche se potrebbe entrarci perché come concetto ha questo pop esistenzialista, accomunabile a canzoni come Cicale, con una vena pop, ma invece di dare risposte pone solo domande. È nata tra luglio e settembre.

Quando ci sentimmo per I Mortali vi definiste come l'alternativa al cantautorato polveroso e alla canzone leggerissima, quindi qualche germe forse c'era già…

D: La canzone leggerissima, la musica leggerissima l'avevamo in testa da tanto tempo, nelle nostre divagazioni, usciva spesso, quindi quando parlammo te l'avevamo accennata probabilmente.

Chi vi conosce sa che quel palco può accogliervi benissimo.

Colapesce: È un palco difficile, diverso, rispetto ai soliti palchi, c'è un po' di tensione, ma credo sia normale.

Sentite, diciamo basta a "i giovani cantautori"?

C: Fa sorridere che siamo sempre considerati giovani, anche 10 anni fa, ogni volta che esce un nostro disco si parla del giovane cantautorato.

È una canzone leggerissima, però, che nel testo leggerissima non è. Quanto c'entrano questi mesi di pandemia?

D: Una cosa che non volevamo fare era un disco sul lockdown, però in qualche modo racconta uno stato d'animo, qualcosa che la pandemia ha scatenato, la depressione. Questa canzone è venuta anche da un confronto con persone che hanno affrontato questo periodo manifestando questo disturbo.

C: Ma anche da un anche con noi stessi, dal momento che anche per noi non è stato più semplice, anzi. Essendo persone emotive che hanno a che fare con parole e immateriale, l'unico modo per attaccarci al reale è suonare in giro, tolto quello ci siamo trovati in questo fluttuare di pensieri e angosce che sicuramente molte categorie di lavoratori ha sofferto, e la nostra è stata particolarmente martoriata e affondata da questa pandemia. Molti amici, colleghi, hanno cambiato lavoro, chi organizzava concerti adesso fa l'assicuratore, chi faceva il driver o tour manager si trova a sistemare gli scaffali di notte nei supermercati. Si conosce ancora poco degli effetti psicologici, si parla di quello economico, ci piaceva raccontare anche di questo, non è un brano che è figlio della pandemia ma in qualche modo la racconta.

Siete usciti con un album in un periodo in cui non si sa, appunto, quando fare live. Come si affronta questa situazione?

D: Allo stesso modo in cui l'abbiamo affrontata quando abbiamo fatto uscire il disco, con il primo singolo che uscì a gennaio, quando tutto era tranquillo, mentre la seconda è uscita a metà marzo quando non si sapeva cosa sarebbe successo. Lo spirito con cui stiamo affrontando l'intera operazione è comunque sempre la stessa, quella di non fare fermare le cose, che questa situazione abbia il sopravvento sulla musica. Abbiamo fatto uscire i Mortali proprio perché ci credevamo, credevamo nel concetto di non fermare il settore e la musica. Infatti il tour che abbiamo fatto è stato uno spiraglio di speranza, anche per i tecnici che lavoravano con noi. Sappiamo anche che in qualche modo i concerti sono le poche cose che si potrebbero fare perché sono luoghi in cui si possono controllare le persone, si possono testare, quindi ci auspichiamo anche di poter fare un tour.

C: Di farlo anche diverso rispetto all'estate scorsa che pure è stato bello, ma personalmente vedere persone sedute, distanziate, con le mascherine mi mette ancora fortemente a disagio.

A proposito di Canzone leggerissima, come cover avete scelto Povera Patria, un brano immenso, impegnato e senza tempo.

Pensiamo che Battiato sia un artista gigante, il più grande innovatore della musica italiana, soprattutto in ambito pop. "La voce del padrone" cambiò completamente le carte in tavola della discografia e non solo. È incredibile come questa canzone risulti ferocemente attuale e questo è il dono che hanno pochissime canzoni, avere questa immortalità nell'anima: c'è una grande maestria sia armonica sia nella costruzione del testo con ogni parola messa al posto giusto, la parte iniziale sempre più violenta, parola dopo parola, con la parte musicale che va in un 5/4 anche ostico ma che non pesa mai e poi esplode in un finale luminoso. Ci piace anche perché non è una canzone giudicante, più che politica direi etica come quando dice "I corpi in terra senza più calore", ti apre finestre in alcune stanze.

La nuova versione de I Mortali contiene un bel po' di materiale nuovo o rivisto, un po' come successe con "Un meraviglioso declino Deluxe".

D: È proprio un altro disco, dieci pezzi in più con le nostre canzoni del repertorio saranno diverse, poi ci scambiamo le canzoni, gli arrangiamenti sono più acustici, hanno tutte un suono molto caldo. E tra queste canzoni che abbiamo registrato ce n'è una in particolare, una cover di Marianne Faithfull, di "Born to live", che abbiamo tradotto in italiano e che è arrivata alla fine di tutto, mentre andavamo via dallo studio di tradurre una canzone a cui entrambi siamo molto legati e che racconta come tutto il disco, i mortali. La canzone si chiama "Nati per vivere" quindi in qualche modo nel testo del brano ci rivediamo tante suggestioni che hanno portato alla scrittura dei Mortali. Poi era bella anche l'idea di cantare una canzone di questa donna di 80 anni che continua a mettersi in gioco e farsi produrre dischi da Warren Ellis, da Nick Cave, ed è un auspicio per noi, di arrivare alla vecchiaia con questa voglia di mettersi in gioco.

Perché scomparite nella copertina?

Perché non ci piaceva l'idea di fare una nuova copertina, ma non volevamo riproporre la vecchia quindi nel momento di massima esposizione della nostra carriera noi non ci siamo mi sembrava la cosa perfetta e così' abbiamo detto sì a questa idea, dobbiamo essere assenti. Poi è anche una chicca per in collezionisti.

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