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Briga presenta “Never Again”: “Non sono il classico rapper e odio le etichette”

Briga è ormai costantemente sul podio degli album più venduti del Paese con ‘Never Again’. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare il successo, la sua vicinanza al cantautorato e soprattutto la sua musica.
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Il secondo posto in classifica, la certificazione d'oro del suo album ‘Never Again' (ormai disco di platino con oltre 50 mila copie vendute), le polemiche che l'hanno colpito poco dopo l'uscita da ‘Amici', una fanbase che si è allargata esponenzialmente. Insomma la vita di Briga è cambiata completamente nonostante il rapper romano non fosse proprio uno alle prime armi, ma poteva contare su alcuni brani già noti nell'ambiente e una base di pubblico che lo seguiva anche prima che mettesse piede nella scuola di ‘Amici', dove è stato battuto in finale solo dai The Kolors, la band capitanata da Stash Fiordispino, con cui si è conteso per settimane la testa delle classifiche dei singoli e degli album. La Storia ha detto che Briga è arrivato secondo, ma dice anche che il suo ‘Never Again' è uno degli album più venduti dell'ultimo mese.

Un album che non si fa fatica a definire una sorta di concept atipico sull'amore e sul disagio emotivo. Perché Mattia Briga canta questo nelle tracce che compongono un album le cui tracce sono state scritta per la maggior parte prima di entrare nel programma di Maria De Filippi, al punto che nell'annunciare l'ingresso ne annunciò contemporaneamente lo slittamento, con qualche mano avanti per questa virata mainstream.

Parlo d'amore per parlare del disagio della società. Non che l'amore sia un disagio, è il mio stile per chi mi segue dall'inizio del percorso. Scrivo per dare sfogo a ciò che sento di negativo, è un modo per trasformare esperienze poco felici in qualcosa di positivo, un'analisi introspettiva di me stesso

Una virata, però che gli ha permesso di ricalibrarsi e espandere il suo pubblico, che oggi è composto da migliaia di ragazzi e ragazze che fanno ore di file per ascoltarlo e farsi firmare l'album o qualsiasi cosa abbiano sotto mano. Ma questa cosa ha anche il suo lato negativo che consiste nel dover fare più attenzione a quello che dice, soprattutto ora che ha i riflettori puntati addosso. Le polemiche di qualche giorno fa – quando una ragazza lo accusò di non essersi voluto fare un selfie perché lei non aveva acquistato il cd – sono là a dimostrarlo e a fare da campanello d'allarme:

Ho avuto mesi di sovraesposizione televisiva che mi ha permesso di allargare il mio bacino d'utenza. Quello che è cambiato è che devo stare un po' più attento a quello che dico.

Niente rap Yo Yo (contro cui si scagliava qualche mese fa), niente rime buttate lì, ma molta attenzione alle parole, dice il cantante che ama avvicinare il suo lavoro a quello dei cantautori

Da quando sono bambino che ascolto cantautori italiani: Baglioni, Venditti, De Gregori che hanno caratterizzato la mia infanzia e sono dei Maestri, poi c'è qualcuno che ha detto che la mia missione è simile a quella di Baglioni, ma penso che sia normale, perché veniamo dalla stessa città. Ho sempre scritto con grande trasporto, piacere e passione, senza pensare a che tipo di genere musicale dovessi fare riferimento o quale etichetta potesse starmi meglio: cioè, c'è chi vuole vedermi come un cantautore, un rapper, un poeta, un cantautorap, io sono Mattia Briga e farò quello che mi sento di fare.

Servizio: Simona Berterame e Francesco Raiola

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