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Bono Vox ricorda Mandela “L’uomo che non poteva piangere”

Tra i ricordi più attesi su Mandela c’era senza dubbio quello di Bono Vox. Il cantante degli U2 e il leader sudafricano, infatti, erano amici e Bono ha voluto ricordarlo con un bel pezzo uscito sul Time.
A cura di Francesco Raiola
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Tra tutte le dichiarazioni arrivate dal mondo della musica a seguito della morte di Nelson Mandela avvenuta ieri, una delle più attese era senza dubbio quella di Bono Vox. Il cantante degli U2 ha dedicato un articolo all'ex Presidente sudafricano e suo amico e compagno nella lotta per i diritti civili con un ricordo affidato alle pagine di Time. Proprio pochi giorni fa gli U2 erano usciti con una canzone, "Ordinary Love" – l'ultima in ordine di tempo tra quelle dedicate al leader africano – dedicata a lui e facente parte della colonna sonora del biopic “Mandela: Long Walk to Freedom".

La questione sudafricana, dice Bono, era molto importante per la band già agli inizi della loro carriera, poi il cantante ebbe la fortuna di incontrare Mandela e diventare amici: "Anche io come tanti, sono rimasto strabiliato dalla sua capacità di manovra come leader del Sud Africa" scrive Bono, per poi ricordare Mandela tramite le sue idee, le azioni e le parole: "Come la schiavitù e l'apartheid, la povertà n on è naturale. È creata dall'uomo e può essere vinta. A volte capita a una generazione di potere essere grande. Potete essere voi questa generazione".

Un idealista senza essere naive, continua il leader della band irlandese il qule spiega come Madiba dovrebbe essere "ricordato come un uomo straordinario per ciò che successe – e non successe – nella transizione sudafricana", ma anche per l'immagine dell'Africa che è riuscito a dare: "Non più di un continente in preda al caos, ma con una visione più romantica" pur senza perdere d'occhio un certo realismo "come la sua politica economica ha dimostrato". Un uomo pieno di "umorismo e umiltà, più intelligente e divertente della parata di leader mondiali che accorrevano per conoscerlo" continua Bono il quale, però, fu colpito da un'altra cosa ovvero l'assenza di lacrime sul volto del leader africano. La spiegazione la trovò nelle parole di un ex compagno di prigionia di Mandela che gli spiegò che "il prezzo che Mandela pagò per aver lavorato nella miniera di calcare non fu il rancore o la cecità che poteva derivargli dallo stare sempre con un riflesso bianco intenso addosso. Mandela poteva ancora vedere, ma i danni della polvere ai condotti lacrimali lo hanno reso per sempre incapace di piangere".

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