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“Blurred Lines” non è un plagio: Pharrell e Robin Thicke chiedono un altro processo

Pharrell Williams e Robin Thicke non ci stanno alla condanna per plagio a cui sono stati condannati dopo le accuse della famiglia di Marvin Gaye e hanno deciso di riportare il caso in Tribunale.
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Non si ferma il processo che ha visto contro Robin Thicke e Pharrell Williams, accusati di aver plagiato con "Blurred Lines", il brano "Got to Give It Up" di Marvin Gaye. La famiglia del soulman, infatti, ha vinto la prima battaglia di una guerra che gli ha portato 7,4 milioni di dollari di risarcimento, dopo il primo appello e che oggi i giudici degli accusati, come avevano preannunciato, hanno impugnato. Non ci sarebbe stato alcun plagio, o almeno l'ispirazione non potrebbe essere considerata tale. Gli avvocati degli autori di quella che è stata una vera e propria hit del 2013, se la prendono con le testimonianze e le prove che hanno portato alla condanna e chiedono un nuovo processo basandosi sulla testimonianza errata della musicologa chiamata dall'accusa, su alcuni errori in fase istruttoria e dell'insussistenza delle prove sull'effettiva similarità tra i due brani.

Il punto che riguarda la similarità è molto tecnico: la decisione del Giudice, infatti, non si sarebbe basata solo sugli spartiti, bensì sul "groove" e il "sentimento" che, stando alla testimonianza di Thicke, lo avrebbe ispirato. La difesa dice che non avrebbero dovuto in alcun modo influire sul giudice, ed essere totalmente irrilevanti, così come la testimonianza della musicologa. Un altro punto, poi, è il risarcimento deciso dal Tribunale, esagerato stando alla difesa, soprattutto nel momento che solo un 5% sarebbe stato copiato e quindi, in base a nuovi calcoli degli avvocati, al massimo il risarcimento avrebbe dovuto essere di circa 600 mila dollari.

I familiari di Gaye, però, non sono fermi, anzi, anche loro si sono rivolti nuovamente alla Corte con una doppia denuncia: nella prima agiscono contro la Interscope Record, la UMG Recordings e altre etichette che potrebbero risultare responsabili. Nella seconda, invece, hanno chiesto lo stop della diffusione della canzone o, in alternativa, nel caso in cui questa richiesta non fosse accolto dai Giudici, che la metà dei ricavati futuri del pezzo andasse proprio a loro.

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