Annalisa: “Quando le critiche sono aumentate ho capito che il pubblico stava crescendo”
Bellissima, Mon Amour e Ragazza Sola sono le tre canzoni che hanno portato Annalisa all'uscita di "E poi siamo finiti nel vortice", il nuovo album che uscirà il 29 settembre. Se Bellissima è stato il singolo che ha regalato una nuova vita alla cantante e alla sua carriera, quest'album potrebbe essere quello della consacrazione definitiva nel mondo del pop italiano di cui, c'è da dire, era già una delle protagoniste. Quest'ultimo anno, però, l'ha portata dalla fama alla viralità, da un buon successo alla possibilità di giocarsi le carte per essere protagonista assoluta del futuro del pop e bisogna dire che per adesso non ha sbagliato una mossa e l'album prosegue sulla strada che abbiamo visto in questi mesi. "E poi siamo finiti nel vortice" è un album pieno di potenziali singoli che hanno una caratteristica comune, ovvero la voglia di puntare sul ritmo, anche nelle ballad, far piangere i fan senza togliergli il divertimento del ballo, come "Ragazza sola" ha insegnato. Ci sono molti riferimenti al passato, a volte espliciti, con richiami ai testi di Lucio Battisti e Matia Bazar, altre volte di meno, come nell'uso molto anni '80 dei synth, pescando proprio dalla retromania che un certo indie pop italiano ha fatto diventare nuovo mainstream. Anche per quanto riguarda il racconto, resta principalmente l'impronta dei singoli precedenti, con l'attenzione focalizzata sui sentimenti, per adesso, nessuno spazio per uno sguardo più ampio, ma per adesso va bene così.
Come descriveresti quest'ultimo anno?
È stato un anno importante che ricorderò per sempre, sono arrivati dei risultati incredibili, anche un po' inaspettati, sicuramente cercati, sperati, anche se forse così tanto non me lo sarei immaginato. Ci sono stati momenti incredibili: c'è stata "Bellissima" che è durata praticamente dal 2 settembre fino a marzo e forse anche qualcosina di più e ancora adesso è in classifica FIMI, poi è arrivata Mon amour, che inaspettatamente è durata tutta l'estate pur essendo uscita a marzo, riuscendo addirittura ad arrivare prima in classifica FIMI. Sono successe cose molto grandi e sono molto felice, all'alba di una ripartenza con un disco di cui queste tre canzoni sono state un antipasto. Sono anche speranzosa di riuscire a continuare, perché non è facile farlo con questi ritmi, ma ce la metto tutta, il lavoro c'è, l'abbiamo fatto tutti, non solo io, con tanta dedizione, in tutti i dettagli, e spero che si veda.
Quando hai capito che quel successo non era momentaneo ma aveva le basi per proseguire?
Ho capito che "Bellissima" era una canzone importante quando ero in studio, però chiaramente ho avuto bisogno di tempo per avere una conferma di tutto questo. Io individuo due momenti: uno è stato proprio il giorno in cui Bellissima è nata, è venuta fuori in 2 ore, avevamo già il ritornello completo, la prima strofa completa, anche un'idea di mondo sonoro e quando succede questa cosa, ovvero che vengono tutte insieme le parole, la melodia, il mondo sonoro, con questa velocità e naturalezza, vuol dire che c'è qualcosa di raro che sta succedendo. Poi ho avuto il primo indizio che si stava andando nella direzione giusta quando ho fatto il giro nei club, un anno fa, e mi sono resa conto che c'era un entusiasmo e una partecipazione diversa rispetto a prima, era proprio un modo diverso di vivere la mia musica. Un processo che è arrivato proprio con Bellissima.
Immagino che quando l'hai scritta l'album non fosse pronto: questo successo ha cambiato qualcosa nella sua lavorazione? E qual era la tua idea di "E poi siamo finiti nel vortice"?
Sono andata in studio con un'intenzione ben precisa proprio nel giorno in cui è nata Bellissima. Credo che quella sia stata un'idea vincente e l'idea era quella di provare a unire due aspetti fondamentali legati al mio modo di fare musica: il primo è quello della melodia, delle parole e della vocalità legata alla musica italiana, quella leggera, soprattutto, parlo delle grandi donne della musica italiana, che per me sono una grandissima scuola e grande fonte di ispirazione. L'altro aspetto è quello del mondo sonoro, più elettropop, più filo anni 80, che è quello che mi piace di più, il mio preferito, quello che mi fa sentire a casa. L'esperimento di unire queste due cose ha fatto venire fuori "Bellissima", assieme a Davide Simonetta e Paolo Antonacci mi sono resa conto che quella era la strada giusta, che era successo qualcosa di speciale. Questo succedeva a settembre 2020-2021, quindi da lì in realtà non c'è mai stato un un ripensamento e così, assieme ad altri autori abbiamo lavorato in questa direzione, portando avanti questa scelta che si è dimostrata da subito giusta. Abbiamo scritto un sacco, siamo andati avanti ancora fino a prima dell'estate 2023; chiaramente la forma dell'album c'era già e il concetto centrale anche, così abbiamo chiuso le ultime cose a giugno. È stata una lavorazione lunga, però sempre molto direzionata da subito.
Quello che dici sui riferimenti al passato è chiaro anche nei rimandi testuali, come in "Bollicine" e in "Aria, e nel lavoro sui synth, che rimandano a esperienze degli '80. Ma quello che appare evidente è una voglia di ritmo anche nelle ballads: vuoi più far ballare che far chiudere nelle camerette.
Assolutamente, la mia ambizione è quella di far ballare con le lacrime, pensando anche a tante canzoni pop internazionale – pensa a Crying at the Discoteque -, a tutto questo concetto del ballare in discoteca e piangere sul latte versato per esorcizzarlo. Questo è sicuramente un punto di partenza, è quello che ho cercato di fare, raccontare delle storie travagliate, anche di delusioni, non per forza felici, ma vestite come se lo fossero.
Bellissima, Mon Amour e Ragazza Sola sembrano tre capitoli di un trilogia sulle diverse modalità di solitudine, è così?
La trilogia non è proprio tutta sulla solitudine, però di sicuro può sembrare così, perché sono canzoni legate a fasi emotive e le fasi emotive sono vissute internamente: io cerco di raccontarle attraverso le canzoni, sviscerando un po' queste sensazioni. È un procedimento molto personale, molto mio, anche se l'unica canzone in cui parlo per davvero di solitudine è "Ragazza sola" e ne parlo nel senso di sentirsi a volte incompresi e poi riuscire a un certo punto a imparare a godere della compagnia di se stessi, rendendoci conto che forse in alcuni momenti è la compagnia migliore. Non ci si sente soli a stare soli se fai questo clic.
Firmi anche come autrice: qual è la parte della canzone su cui preferisci lavorare?
In realtà non ho una predilezione, rompo le scatole continuamente su tutto, nel senso che quando arrivo in studio lo faccio con delle intenzioni ben precise che cerco di mettere in ordine nei giorni precedenti. Vado avanti ogni giorno per rimanere focalizzata sul mio progetto, penso esclusivamente al mio percorso, mi informo su quello che succede fuori e trovo ispirazione nelle canzoni che escono, vado a cercarmi dei riferimenti per i video, per le foto, cerco di fare un po' mente locale su tutto. Poi arrivo in studio con varie possibilità e a seconda del mood generale, si comincia a lavorare in una di queste direzioni, poi, man mano che si sviluppa la canzone, visto che la melodia viene costruita sulla mia vocalità, entro molto sulla costruzione della melodia e nelle parole: i miei collaboratori sono specializzati nel riuscire a valorizzare ogni cosa che porto, in maniera tale che sia più d'impatto possibile, che sia una questione melodica o l'idea di un titolo, del testo, di un immaginario. Insomma, entro un po' su tutto, anche solo sulla scelta di un suono piuttosto che di un altro.
Dall'esterno sembra che sia stato un anno perfetto, dal successo dei singoli al matrimonio, ma quali sono state le pressioni che hanno accompagnato questi mesi?
Sicuramente è stato un anno in cui sono successe tante cose un po' tutte insieme, anche un po' inaspettata eh! Il mio pubblico è cresciuto e insieme al pubblico è cresciuto tutto: il numero degli impegni, i viaggi, le notizie su di me, vere o false che fossero, insomma è cresciuto tutto e sono cresciute anche le critiche. Però devo dire che ho sempre pensato che ce ne fossero un po' poche, nel senso che per come funzionano oggi i social credo che la critica gratis sia un po' un indicatore di successo e io mi sono resa conto che iniziavano a essercene di più, anche se non tantissime. Questo vuol dire che la gente a cui parli è molta di più e non è solo la gente interessata a te, è un pubblico più vasto in cui trovi chi ti accoglie e, com'è normale che sia, coloro a cui non gliene frega niente.
Questa popolarità che cresce però può portare anche il Forum di Milano: come lo stai preparando?
Sono ancora in fase di preparazione, quindi non sono ancora nel pieno dell'allestimento, delle prove, ma sto mettendo insieme tutto per cominciare poi a entrare nel clou. Sto pensando un po' alla forma che voglio che abbia questo spettacolo, ai ballerini, ai contributi video, a come voglio che siano, a che impatto voglio che le presenze sul palco abbiano sullo spettacolo, se usare i ballerini come delle installazioni umane piuttosto che farli ballare, etc. Mi piacerebbe che il Forum diventasse un gigantesco club, vorrei che la gente facesse quello che ti dicevo prima, che ballassero e si divertissero, e mi piacerebbe che al contempo si emozionassero e scendesse qualche lacrima.
Ci parli di questo cambio ti stile? Come è avvenuto e se ti ha fatto sentire più esposta al giudizio.
Ho finalmente cominciato, dopo un percorso fatto di anni in cui sono andata a togliere tutto – non a caso il mio ultimo disco si chiama "Nuda" -, ho cominciato a costruire, quindi a usare il mio corpo, la moda, il look, i capelli, il trucco, tutto, per dare un impatto maggiore alle canzoni, per aggiungere anche visivamente delle cose. Mi sono sentita di farlo con "Bellissima" perché era il momento giusto, già con Nuda, precedentemente, mi ero sentita pronta e compresa. Sentivo questa esigenza di arrivare alla gente in maniera trasparente, perché forse sono arrivata al pubblico in un modo un po' veloce: ho fatto un talent, come tanti altri miei colleghi, e nella mia scalata verso il pubblico ho fatto un passo lungo, sono arrivata un po' tutta insieme e questo, inevitabilmente, da una parte crea un'opportunità molto grande, dall'altra parte anche un po' di fraintendimento sulla persona, di pregiudizio, di chiaroscuri da mettere in luce. Tutte caratteristiche che magari lì per lì sono state lasciate un po' da parte, per questo ho cercato di togliere tutto e poi mi sono sentita pronta, finalmente, per cambiare stile e usare l'estetica al servizio delle canzoni.
Hai usato molto anche i capelli per segnare questo cambiamento…
Ho usato i capelli bagnati e il trucco sfatto per raccontare la delusione in "Bellissima", in Mon Amour ho usato il caschetto di Valentina, Nikita, Blade Runner per raccontare la voglia di riscatto, la voglia di vendetta e anche quella voglia di fare degli esperimenti, essere chi non sei, per scoprire dove stai andando. Infine ho usato il capello biondo corto e il bianco per raccontare una pace ritrovata, che passa sicuramente per la malinconia, però a un certo punto hai una consapevolezza in più., sei un po' più forte, un po' più pronta per un nuovo viaggio. L'ho pensata così perché collego il capello corto e il chiodo anni '80 a delle donne che mi trasmettono questo, quindi Madonna, Annie Lennox, quella quella femminilità molto forte, individualista e anche carismatica.
Quando hai scelto l'abito da sposa hai capito subito qual era quello giusto? Come mai un abito corto e non tradizionale?
Io non mi sono mai vista vestita con l'abito da sposa, sono andata semplicemente in quelle che sono le forme che mi fanno stare bene. Trattandosi di una festa sulla spiaggia, quindi, sono andata a prendermi un vestito corto, me l'hanno disegnato come volevo io, e quella forma lì era come la mia coperta di Linus. Poi ti do questo scoop: anche quando abbiamo fatto quella parte del matrimonio che non è uscita fuori, insomma, che è rimasta soltanto per la famiglia, non avevo l'abito tradizionale (ride, ndr).
Con la collaborazione di Giusy Dente