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Andrea Maja: “In Italia contano più i titoli del talento”

Andrea Maja è un giovane cantautore italiano che ha trovato il successo in Spagna. Gli abbiamo fatto qualche domanda sul perché è andato via e sui suoi progetti.
A cura di Andrea Parrella
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Andrea Maja è un giovane musicista italiano che per poter far musica è dovuto emigrare in Spagna, dove ha trovato il successo, per ora solo sfiorato in Italia. Ma conquistare il suo paese natale è comunque uno dei suoi obiettivi e per questo, qualche giorno fa, ha lanciato un singolo in italiano: "Le sfumature" (di cui Fanpage e YouMedia vi hanno mostrato il video in anteprima), versione italiana di "Las Sombras" e tratta dal suo album del 2013 "Sfumature". Gli abbiamo fatto qualche domanda via mail.

Per un'automatica associazione mentale, spesso noi italiani riteniamo la nostra lingua così poco fruibile all'estero da giudicare quasi assurdo il fatto che un artista locale riesca ad arrivare ad un pubblico estero, nonostante la rete abbia ridimensionato le distanze in maniera impressionante. Sono tanti gli artisti italiani che riescono a fare fortuna all'estero e Andrea Maja è un esempio ancora più caratteristico, perché il suo percorso è inverso: nasce artisticamente in Italia, ma nell'ultimo decennio è diventata la Spagna la sua casa, regalandogli un credito e un successo tali da potersi riproporre al pubblico italiano, specie con il suo nuovo singolo "Le Sfumature". Allora Andrea, il tuo è stato un "espatrio" artistico programmato, oppure il caso ha fatto la sua parte? Raccontaci brevemente la tua storia..

Amo la lingua spagnola, portoghese, ecc… la amo da sempre. Già in passato mi era venuta l'idea di provare ma diciamo che ero "solo" in questa idea perché in Italia siamo abbastanza chiusi in questo senso, almeno fino a poco tempo fa ora vedo che tanti altri stanno "emigrando" musicalmente, credo sia un buon segno per tutti uscire dal guscio. Fortuna mia, ho trovato la collaborazione e amicizia di Roberto Mantovani e quando me l'ha proposto il sì è arrivato prima ancora della domanda. Non so perché all'estero spagnolo e latino ci sia più apertura verso uno sconosciuto mentre in Italia no, ultimamente anche molti paesi dell'est si comportano allo stesso modo.

Ti sei fatto un'idea sul perché il mercato spagnolo sia così predisposto ad accogliere la musica italiana, a differenza del resto dell'Europa?

Probabilmente chi consuma musica, o ci lavora, in Spagna si limita ad apprezzare o meno una canzone prima di guardare il nome, i marchi, gli sponsor e tutto il resto che non c'entra nulla con una semplicissima canzone. Perché poi la si fa tanto grossa ma si parla sempre di canzoni e le canzoni sono il panettiere che prima di tutti fischietta al mattino, sono una cosa seria per chi ci lavora perché ci mette impegno e dedizione e prima di esser pubblicate ci sono esodi da vivere, ma quando arrivano alla gente tornano ad essere solo canzoni, un accompagnamento della vita quotidiana e non un ordine del medico. Forse il punto è questo, se in Italia prima di far sentire una canzone non citi 18 premi (?), 100 collaborazioni, 150 copertine su qualche rivista gossip o apparizioni in qualche talk show o talent show che dir si voglia, di ascoltare e basta una canzone nuova non interessa. Si passa dall'"ancora questo qua?" al "e questo adesso chi è?" non c'è una via di mezzo, a Sanremo accade uguale, leggi nomi conociuti "ancora loro?" leggi qualche nome sconosciuto "e questi chi sarebbero?" funziona così. Credo comunque che a parte gli Stati Uniti e l'Inghilterra ci siano molti paesi aperti in questo senso, il problema è sempre il coraggio di rischiare e anche di trovare una sintonia giusta con la lingua diversa oltre tutte le difficoltà di un mondo nuovo.

C'è un modo per aggirare questo problema?

Fortunatamente c'è il web che aiuta a far girare la musica, sebbene sia ancora una zona franca dove l'insulto cade da ogni dove, per ogni cosa, dal primo che passa. È un po' come se uno entrasse in un bar,  decidesse di cambiare bar per suo personale gusto, ma prima di uscire dicesse al padrone del bar: "Hai un bar di M. Nessuno lo fa, sul web si fa perché nessuno ti rincorre e al massimo aizzi una "rissa" verbale giocando a chi insulta meglio o hai fatto giusto la tua apparizione di disturbo (che non comprendo ma pare faccia diventare figo farlo). Internet come tutte le cose ha la sua forza e le sue debolezze,  io sono per il "vivi e lascia vivere" e il "chissenefrega" ma non per tutti è così,  incontri più maestri di vita in una sera su web che se vai "sette anni in Tibet". A parte gli scherzi poi è tutta gente che se conosci di persona magari finisce pure che si diventa paradossalmente amici.

È il social che ha queste stranezze di comportamenti da fisico a virtuale, magari in alcuni tira fuori il meglio e in altri il peggio per motivi che nemmeno sappiamo. Alla fine quando si parla di musica, tv o qualsiasi altra cosa che è intrattenimento esiste un mouse o un telecomando, basta cambiare, meglio sprecare fiato ed energie per cose serie.
Mi sono perso… tornando alla diffusione in genere in Italia e le sue difficoltà in Italia mi viene in mente il primo singolo della mia vita in radio che era "Sarai soltanto te", ricordo che al telefono alcune radio chiedevano: "C'è il video? ci piace, quando lo vediamo la mettiamo" e alcuni canali tv chiedevano: "È in radio? ci piace quando la sentiamo in radio lo mettiamo".
Capisci? Poi in quel caso fortunatamente andò sia in tv che in radio, ma è un controsenso la domanda che viene posta. Uno che di mestiere seleziona musica per la sua emittente deve semplicemente dire "mi piace la metto" o "non mi piace non la metto" ma noi siamo i migliori a complicarci la vita.
Questo ovviamente non vale per tutti, ci sono ancora tante radio libere che di loro iniziativa appoggiano una canzone che gli piace, ma sarebbe ipocrita nascondersi dietro a un dito e fingere di non desiderare di sentire un proprio brano in un grosso network che ti appoggia senza che tu abbia prima dovuto fare un video con 4miliardi di visite mentre ti dai fuoco.
Quando scrivi una canzone speri che possa arrivare a più gente possibile, poi ad alcuni piacerà, ad altri no, ma è normale, è il decorso naturale di una canzone, ma è bello che sia potuta volare un po' da tutti, si fa per questo, si fa per poter condividere, il pensiero che qualcuno possa gradirla ma non l'ha sentita mi fa impazzire… son fatto così e cambiare è impresa inutile.

Uno dei fattori fondamentali per chi compone testi in lingua diversa sono naturalmente le traduzioni o gli adattamenti. Il testo di "Le sfumature", terzo singolo del tuo album, la cui versione spagnola si intitola "Las Sombras", pare molto naturale, più che un adattamento. La traduzione è fondamentale per te, o pensi che il senso possa essere limato a beneficio del suono delle parole? Solitamente componi i tuoi testi in italiano, oppure in spagnolo?

È molto importante che il significato sia lo stesso, anzi fondamentale per me che lo sia, come cantautore le parole sono tutto per me.
Fortunatamente così come per l'italiano anche lo spagnolo ha un vocabolario molto ampio di conseguenza si riesce a mantenere un concetto rispettando anche la musicalità e fonetica di una parola. In tutto questo poi è fondamentale la collaborazione a quattro mani di Roberto che vivendo in Spagna ormai da anni ha possibilità dirette per abitudine di vita a proporre soluzioni che siano anche di uso comune in spagnolo, anche perchè mi piace essere diretto.
I testi li compongo sempre in italiano ma nascono insieme alla musica,  la domanda solitamente è sempre "fai prima il testo o la musica?" e non te lo so dire perché accade quasi sempre in contemporanea. A memoria di tutte le canzoni non ricordo nemmeno come sono iniziate, ricordo solo che poi le strimpellavo e finivano in studio di registrazione, sarà che in quel momento sei talmente in uno stato assente/presente che ti rimane qualche flashback in bianco e nero di come è iniziata.
Non è uno scherzo, ci son alcune canzoni che ho capito solo dopo averle scritte… un'auto-psicanalisi.

In passato hai avuto modo di collaborare con artisti importanti della musica italiana, su tutte Loredana Bertè. Ma anche in Spagna, l'anno scorso, hai duettato con Nirah, una giovane cantante vincitrice di un talent musicale. Che ci dici di queste esperienze?

Mi piace molto collaborare, credo che sia artisticamente la chiave per tutto nella musica. Ultimamente vedo che molti artisti son più aperti a collaborazioni, credo che a chi ascolta musica piaccia molto vedere che non ci siano fazioni o acredini fra artisti diversi ma che la musica sia il denominatore comune. Spero di farne tante altre, sono attimi che vivo benissimo quando sento un mio brano diviso con un altra testa e un altro cuore, mi fa sentire proprio bene farlo. Loredana per me resta un ricordo indelebile, mi ha dato tantissimi consigli e detto tante cose che alla lunga ho capito del mondo musicale, in quel periodo particolare della mia vita mi ha lasciato una traccia nel cuore per come è stata amabile nei miei confronti sia in termini musicali che umani. A trovarne così…

Dal 9 giugno il tuo pezzo è in giro nelle radio italiane, ringraziandoti per la disponibilità ti chiediamo: quali sono i tuoi prossimi progetti? Hai in programma di esibirti in Italia?

Adesso ho in programma la Spagna, a breve partirò per il radio tour sul posto. Dopo 3 singoli estratti dall'album italiano e passati nelle loro radio ed emittenti è il caso anche di passare a ringraziare di persona e rendere il rapporto più "intimo". Non ho ancora in mente tour, sicuramente qualche apparizione in Spagna e poi quando rientrerò in Italia (sempre che non mi debba portare dietro 18 premi, 40 sponsor, ecc…). Il mio progetto principale finito questo cerchio è quello di un nuovo album (a cui sto già lavorando) che questa volta sarà direttamente in doppia versione visto che ormai ci ho preso gusto.

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