Anche Mogol e la Siae appoggiano il sovranismo in radio: “Sì a un terzo di canzoni italiane”
Con una lettera inviata agli associati anche la Siae, nella persona del suo presidente Giulio Repetti, in arte Mogol, con qualche giorno di ritardo prende posizione sulla proposta di legge fatta dalla Lega e che prevede il 33% di musica italiana da mandare in rotazione sulle radio. Una proposta che non trova il favore neanche del Segretario del partito e attuale Ministro degli Interni, Matteo Salvini che ha specificato che la Politica non dovrebbe intervenire su questo argomento, ma che continua a far discutere, e oggi Repubblica ha pubblicato questa lettera in cui Mogol invita gli associati "contribuire a questa battaglia per la valorizzazione della nostra musica nelle radio".
Cosa dice la proposta di legge
Subito dopo la fine del Festival di Sanremo, con ancora a caldo le polemiche scatenate dai voti delle varie giurie che assegnarono la vittoria finale a Mahmood e la sua "Soldi", il Presidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera Alessandro Morelli, ex direttore di Radio Padania, aveva firmato assieme ad altri deputati questa proposta di legge in cui si chiedeva che le radio dedicassero "almeno un terzo della loro programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana, opera di autori e di artisti italiani e incisa e prodotta in Italia, distribuita in maniera omogenea durante le 24 ore di programmazione".
I numeri di Mogol
Ricordando che anche in passato vi erano state alcune proposte di quelle che in Francia – paese a cui si sono ispirati i firmatari, partendo dalla Legge Toubon – si chiamano quote, con l'ex ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, "che in apertura della Milano Music Week parlò della possibilità di prevedere quote di obbligatorietà di trasmissione della musica italiana grazie ad alcune norme introdotte nella nuova Legge dello spettacolo" Mogol ha aperto a questa possibilità: "In base ai nostri dati medi di ripartizione dei diritti d’autore, relativi al periodo 2010-2017, su dieci stazioni radiofoniche soltanto quattro rispetterebbero la soglia del 33 per cento della proposta di legge dell'onorevole Morelli. Tale iniziativa – prosegue il presidente della Siae – avrebbe dunque un impatto positivo sul mercato radiofonico italiano, generando maggiori introiti in diritti d'autore e in diritti connessi e contribuendo ad aumentare la quantità di musica prodotta in Italia. Come sapete, promuovere la musica italiana significa infatti sostenere l'industria culturale del nostro Paese e quindi le tante persone che ci lavorano".
I dati della Top 100 in radio nel 2018
Qualche giorno fa Fanpage.it aveva letto i dati EarOne che facevano riferimento alle prime 100 canzoni passate in radio nel 2018 – quindi una percentuale abbastanza alta del livello generale – scoprendo che la percentuale è già al 50% e sottolineando anche quali erano le complessità che Paesi come la Francia – che ha quote del 40% – aveva dovuto affrontare. Nonostante una buona percentuale dei passaggi, nonostante nel 2018 sul podio delle canzoni più trasmesse ci fossero due canzoni italiane su tre e nonostante in generale la musica italiana – anche contando le classifiche FIMi 2018 – abbia riscontrato un buon anno, Mogol ha chiesto agli associati – allegando anche la proposta di legge – "di contribuire a questa battaglia per la valorizzazione della nostra musica nelle radio. Qualsiasi vostra iniziativa sarà preziosa affinché si affermi il principio che la musica italiana fa parte del nostro patrimonio culturale e in quanto tale va valorizzata e difesa".
Le prime reazioni
Intanto arrivano le prime reazioni sui social, un po' polemiche nei confronti di questa proposta, con Francesco Di Gesù (Frankie Hi NRG) che allarga il campo e si chiede: "Non sarebbe meglio arrivare a una legge DOPO aver riformato il settore? Perchè ho l'impressione che stiate sostenendo una legge INVECE di riformarlo? Perchè non si accenna a investimenti nella musica, ma solo a sanzioni? @SIAE_Official, perchè?".