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Alessandro, il figlio di Pino Daniele, racconta dove è nata “Napul’è”

A tre anni dalla morte di Pino Daniele, il figlio Alessandro parla della musica del padre, del loro rapporto e anche del luogo in cui nacque “Napul’è”.
A cura di Francesco Raiola
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Sono passati tre anni dalla morte di Pino Daniele, stroncato da un infarto la notte del 4 gennaio 2015. Tre anni senza una delle voci più importanti della musica italiana di questi ultimi decenni, e sicuramente uno dei maggiori cantori di Napoli di sempre, autore di brani come "Napul'è", "Terra mia", "Na tazzulella ‘e cafè", "Quanno chiove", "Quando" e "Je so' pazzo", per citare alcune delle più famose. Ma pescare nel repertorio di Pino Daniele per fare una classifica delle sue canzoni è un'impresa ardua, sia per la quantità di classici che il cantante napoletano ha lasciato, sia perché, come spesso accade per la musica, la soggettività gioca un ruolo determinante.

Il cofanetto "Quando"

Se qualche anno fa, la figlia Sara – a cui è dedicata una canzone omonima -, intervistata da Fanpage.it, ammise di non conoscere tutto il repertorio del padre e, anzi, di averlo approfondito dopo la sua morte, in un'intervista esclusiva il figlio Alessandro ha spiegato che mettendo le mani nell'archivio della Warner per mettere insieme il materiale che sarebbe stato raccolto nel cofanetto "Quando", (che raccoglie il meglio del cantante pubblicato dal 1981 al 1999, documentandone il percorso artistico anche con un libro di 72 pagine, 95 brani rimasterizzati dai nastri originali e il DVD del film documentario "Il tempo resterà") ha trovato del materiale sconosciuto anche a lui: "Ho messo il naso nell'archivio della casa discografica e ho scoperto… Non pensavo di non conoscere brani di mio padre".

La musica, un codice per comunicare

Quello tra Alessandro e Pino è stato un rapporto tra un figlio e un padre, ma anche quello tra due amici, dice l'uomo che spiega come è complesso scegliere una canzone per rappresentare il padre: "Per me è come se tutto ciò che ha scritto fosse un'unica canzone, divisa in vari momenti, in vari stati d'animo, ma ci sono anche brani che si sentiva più nelle ossa, come ‘Chi tene ‘o mare', una canzone a cui lui sentiva di appartenere (…). Per Pino la musica era un codice per comunicare, perché è vero che era un poeta e ha scritto cose meravigliose, però dove non arrivano le parole arriva la musica".

Dove fu scritta "Napul'è"

Durante uno degli ultimi concerti che il padre stava tenendo proprio a Napoli, continua Alessandro, Pino gli chiese di accompagnarlo a fare una passeggiata sul lungomare, senza preoccuparsi di quello che poteva scatenarsi: "Tornando verso l'albergo su via Partenope ci fermammo proprio lì sul lungomare, c'era una curva, lui si fermò mi guarda e fa: ‘Lo vedi questo punto qua?" – si vedeva il lungomare, Castel dell'Ovo – È qua che ho cominciato a scrivere ‘Napul'è'". E proprio "Napul'è segna l'inizio di tutto, è questa, infatti, la canzone che apre "Terra mia", l'album di debutto di Pino Daniele, un lavoro che avrebbe dovuto cominciare diversamente. A Radio Eurosound, un giovanissimo Daniele, infatti, suono la canzone per la prima volta live, spiegando, però, che non sarebbe stata inclusa in quell'album di prossima pubblicazione: "Un'anteprima assoluta di un pezzo che non è in questo LP, si chiama Napul'è e penso che possa essere capito, visto che le parole non sono difficili". Doveva essere "Saglie saglie" ad aprire l'album, poi le cose andarono diversamente.

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