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Addio a Otis Clay, il grande artista soul e bues è morto a 73 anni

Icona della scena di Memphis e Chicago dagli anni 60, è morto a causa di un infarto. Incise successi come “Trying to Live My Life Without You” e “That’s How It Is (When You’re In Love)” e coverizzò la celebre “Wild Horses” dei Rolling Stones.
A cura di Valeria Morini
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Un'altra grande leggenda del soul americano ci ha lasciato. Se n'è andato a 73 anni Otis Clay, morto per un infarto l'8 gennaio. La notizia è arrivata via Facebook con un post pubblicato sulla pagina dell'artista dal management, la Heart & Soul.

La Heart & Soul è molto triste di annunciare che Otis Clay è scomparso improvvisamente per un attacco cardiaco nella serata dell'8 gennaio 2016. I nostri cuori sono spezzati. Vi chiediamo di pensare alla famiglia di Clay nelle vostre preghiere.

Sembra davvero un periodo nero per la musica, che ha appena visto la traumatica scomparsa di Natalie Cole, indimenticabile artista jazz figlia d'arte, e quella di Lemmy Kilmister dei Motorhead. Forse meno noto al grande pubblico dei nomi appena citati, Clay era una vera e propria icona della scena blues e R'n'B, tanto da meritare un posto nella Blues Hall of Fame dal 2013.

Nato nel 1942 a Bolivar County, in Mississippi, si era trasferito ancora bambino con la sua famiglia nell'Indiana. Tornato nello stato natale, aveva iniziato a cantare facendo musica gospel con diversi gruppi, incidendo anche dei dischi. Il passaggio alla musica "profana" avvenne a metà anni '60, quando firmò con l'etichetta di Chicago "One-derful! Records" e esordì con le hit del 1967 "That's How It Is (When You're In Love)" e "A Lasting Love."

Clay collaborò quindi con Willie Mitchell, produttore di Al Green, nella Hi Records (a Memphis) dal 1971. Un sodalizio che generò il più grande successo di Clay,  "Trying to Live My Life Without You", più tardi coverizzata da Bob Seger. Come lui stesso diceva, la sua musica era influenzata dal blues e dal country.

Clay ha continuato a registrare e esibirsi dal vivo nei decenni successivi, realizzando tra l'altro una splendida cover di "Wild Horses" nei disco tributo ai Rolling Stones "Paint it Blue" del 1997 e una della non meno celebre "Piece of My Heart" portata al successo da Janis Joplin. Ebbe anche una nomination ai Grammy per "Walk a Mile in My Shoes" nel 2008. Nel 2014, è apparso nel documentario musicale dedicato alla scena di Memphis "Take Me to the River".  Davvero tantissimi i messaggi di cordoglio che amici e fan hanno pubblicato sulla sua bacheca Facebook, a testimonianza dell'affetto verso un grande artista.

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