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Achille Lauro: “Con i soldi guadagnati ho riscattato i gioielli di famiglia dal monte dei pegni”

Non ci si improvvisa Achille Lauro. Lo si diventa immaginando un progetto e rienterpretandolo mettendoglisi totalmente a disposizione. Sono serviti anni di studio, 15 per la precisione, per regalare il successo all’artista rivelazione di Sanremo 2020. E quando la consacrazione è arrivata, Achille si è staccato dalla visione dal suo io artistico per tornare a immergersi nel quotidiano, riequilibrando tutto quello che si era lasciato alle spalle: “Proprio quando ero stanco, a un certo punto tutto si è messo a posto, sia la mia vita sia quella dei miei, e ho ricomprato i gioielli di nonna Flavia. Li ho riscattati dal monte dei pegni “.
A cura di Stefania Rocco
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Non ci si improvvisa Achille Lauro. Non basta travestirsi, osare personaggi dal genere sessuale ibrido, improvvisare un bacio sul palco. Fosse stato quello questo, l’artista rivelazione del Festival di Sanremo 2020 avrebbe corso il rischio di cadere nella baracconata, l’ennesima esibizione insensata con la pretesa di essere provocatoria. Così non è andata e per Achille Lauro il Festival si è trasformato in un’occasione: mostrare su un palco tanto importante il prodotto di anni di studio e ricerca, donarsi interamente a un progetto e scoprire che quella visione è stata compresa, addirittura condivisa. “Il palco del festival è talmente importante che mi pareva giusto usarlo. Volevo portare una canzone che fosse anche un’opera teatrale, un live in quattro minuti. Non volevo solo farla ascoltare, ma farla vedere. Uno pensa: questo è pazzo. In realtà, ogni canzone ha un colore. Si tratta di vestirla” dichiara Lauro al Corriere. I personaggi portati sul palco sono frutto di una ricerca, la realizzazione di un progetto ampio del quale la canzone “Me ne frego” fosse solo un tassello:

È vero che i vestiti sono Gucci, opera di Alessandro Michele: un personaggio settecentesco; non un business man, un genio, cresciuto come me nella periferia di Roma, a Val Melaina. Ma il progetto è mio e del gruppo che lavora con me. La marchesa Casati Stampa ha ispirato poeti come d’Annunzio, è stata una mecenate che ha rinunciato alla vita privata per diventare un’opera d’arte vivente. Anch’io volevo usare il corpo come una tavolozza, darlo all’arte, diventare un quadro sul palco di Sanremo.

Le leggenda nera di Achille Lauro

Nato in una famiglia alto-borghese, Achille non viene da un contesto criminale come qualcuno ha scritto: “Non mi è mai mancato nulla. Mio padre si chiama Nicola De Marinis, è stato professore universitario e avvocato, ha scritto quattro libri, per meriti insigni è diventato consigliere della Corte di Cassazione. Nonno Federico era prefetto di Perugia, l’altro nonno ha combattuto nella seconda guerra mondiale: si chiamava Archimede Lauro Zambon. Sono nato a Verona perché lì abitava la famiglia di mia mamma, Cristina, originaria di Rovigo, ma sono cresciuto a Roma. Mia madre ha dedicato la vita agli altri. Casa nostra era sempre piena di ragazzi presi in affido. Sono sempre stato abituato a condividere”. Poi il rovescio della medaglia, la fase difficile che lo ha costretto a crescere:

Ci fu una crisi. Però mamma per noi c’è sempre stata. Con mio fratello Federico, che ha cinque anni più di me, andai a vivere in una comune, a Val Melaina, Montesacro. Il collettivo si chiamava Quarto Blocco, c’erano altri venti ragazzi: chi scriveva, chi dipingeva, chi incideva musica a torso nudo… Così ho iniziato a scrivere, disegnare, incidere. Ora anche a dipingere. Su di me circola una leggenda nera, inventata da gente che ha interpretato alla lettera il mio primo libro, Sono io Amleto, che in realtà è una biografia romanzata. Ne sto scrivendo un altro, La storia di una notte, in cui sono innamorato di un ricordo. Non si è mai innamorati di quel che si ha; si è sempre innamorati di quel che non si ha più.

Il successo e la famiglia di Achille Lauro

Ho visto per tutta la vita i miei farsi il culo e non riuscire, mio padre spaccarsi la schiena senza avere quello che gli spettava, mia madre fare lavoretti saltuari umilianti. Da questo è nata la mia ambizione” racconta ancora Achille “Ho suonato davanti a tre persone. Ho pagato di tasca mia la sala del primo concerto, 300 euro per lo Zoobar di Roma. Per anni non ho dormito, per creare tutto questo. Proprio quando ero stanco, a un certo punto tutto si è messo a posto, sia la mia vita sia quella dei miei”. E quando tutto è andato a posto, è ai simboli della sua famiglia che Lauro è tornato: “Ho ricomprato i gioielli di nonna Flavia. Li ho riscattati dal monte dei pegni”.

Morgan, il momento migliore di Sanremo

“È stato il secondo momento più figo del festival” dichiara Achille a proposito dell'insieme di cover scelte dai Pinguini Tattici Nucleari che hanno portato sul palco la sua “Rolls Royce”. Il primato, invece, spetta indiscutibilmente al colpo di testa di Morgan: “Morgan che improvvisa il testo: ‘La tua brutta figura di ieri sera…’”. Proprio con Morgan Achille ha duettato a Sanremo nel 2019: “Non è stato facile: non avevamo provato, ci siamo scambiati gli interventi, ognuno ha cantato un pezzo dell’altro, la canzone si è composta come una jam-session… Morgan è un grande artista, ha grande cultura musicale”.

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