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Mtv Awards, i premi per chi poteva ritirarli

Gli Mtv Awards di ieri sera sono stati ai limiti del grottesco. A dispetto di una conduzione che ha funzionato, c’è di contro che l’organizzazione delle categorie e le nomination rasentavano il ridicolo: a vincere erano solo quelli che, oggettivamente, potevano essere in grado di ritirare il premio.
A cura di Andrea Parrella
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La cosa più spassosa degli Mtv Awards 2013 è stata sicuramente l'organizzazione delle categorie da premiare, i criteri di selezione, persino i nomi richiudevano in sé un senso del grottesco  al di fuori della norma. All'improvviso, in una categoria ti ritrovi Kobe Bryant, Lionel Messi, Valentino Rossi, Carlotta Ferlito e sai che anche se il titolo da contendere fosse quello di chi tra i quattro sia più donna, a vincere dovrebbe essere una dei primi tre, d'ufficio. Invece vince Carlotta Ferlito, che indipendentemente dal valore sportivo, non è che sia poi così social come gli Mtv Awards volevano essere. Anche Carlotta Ferlito, a sentire le nomination, avrà sorriso, lo sappiamo tutti. Il criterio è pressoché identico per tutte le categorie, e viene da pensare che la serata sarebbe stata più credibile se fosse stata sponsorizzata tramite nomi meno altisonanti; oppure, in ultima istanza, sarebbe stato preferibile chiamarli gli Mtv chi può venire Awards 2013, giusto per rendere chiaro il concetto che a vincere fossero solo quelli che il premio potevano/volevano oggettivamente ritirarlo.

Il resto ci dice di una conduzione azzeccata, specie per quanto riguarda il connubio artistico tra Virginia Raffaele e Ubaldo Pantani, agilmente alternatisi alla conduzione e all'imitazione (la formula di non stare mai insieme sul palco sotto forma di se stessi rende la serata più scorrevole). In ultima istanza si aggiungerebbero due note di costume: la prima è che non basta infilare le parole social e Twitter per fare televisione, anche se pare che molti siano giunti a questa conclusione. Ieri sera è stato un trionfo di questo criterio di utilizzo, gli stessi premi, a ragion dovuta sono stati consegnati ed organizzati secondo la capacità di interazione web dei premiati, ma a tratti è sembrata semplicemente una sconclusionata pletora di tweet e hashtag. Seconda nota è che, francamente, il fatto che Justin Bieber abbia vinto la categoria del Best Tweet con il poetico "A presto Italia ho voglia di pasta" contro Obama, Saviano e il Papa, oltre a sembrare l'esemplificazione di un film di Fellini, pare soprattutto essere fuori dalla storia. Tra l'altro, era più probabile che ci venisse Papa Francesco a ritirare il premio, rispetto a Justin Bieber.

 

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