Yung Snapp: “Nonostante il primo album solista in famiglia ancora non capiscono cosa faccio”
Yung Snapp, nome d'arte di Antonio Lago, è uno dei producer più interessanti degli ultimi anni in Italia: parla per lui il lavoro fatto con Le Scimmie (Lele Blade e Vale Lambo), ma anche con Mv Killa in Hours e tutto l'immaginario napo-statunitense costruito attraverso la SLF. Come negli scorsi anni, quando ha lasciato la sua comfort zone, la produzione, per lanciarsi nella scrittura e nelle melodie, anche questa volta Yung Snapp sembra esser uscito fuori dai canali prestabiliti. Un disco che ha l'animo da playlist, ma in cui, fortunatamente, sembrano esser nati nuovi episodi nelle collaborazioni: "Credo che la scelta delle melodie, ma soprattutto la voglia di non ripetere sempre la stessa idea di pezzo con questi artisti, abbia fatto la differenza". E infatti nel suo disco, oltre ai soliti Lele Blade, Mv Killa e Geolier, troviamo anche Icy Subzero, nuovo volto Spotify Radar, oltre a diverse versioni in feat di Anna e Mambolosco, fuori dalla comfort zone musicale costruita negli ultimi anni. Hotel Montana rappresenta il "primo" lavoro da solista per Yung Snapp, l'ennesimo primo "mattoncino" dopo il primo disco d'oro con Cashmere in Santeria. Qui l'intervista al producer.
A una settimana dall'uscita del tuo secondo disco, il primo da solista, quali sono le sensazioni?
Non credo sia cambiato poi molto, pensavo mi sarei riuscito a prendere un po' di vacanze, ma alla fine non è andata così: siamo già in studio con le session di alcuni artisti.
Non hai vissuto l'ansia per il secondo disco?
No e forse non riesco proprio a prendermi pause. Mi piace stare troppo in studio e sono anche legato troppo all'etica del lavoro.
Nel tuo ultimo post su Instagram, c'è un 13enne Antonio alla presa con le prime produzioni davanti al pc: cosa ti ha entusiasmato nel primo approccio?
Credo mi sia accaduto tutto per caso. Ero un ragazzo a cui piaceva giocare al computer e avevo un team online. Uno dei ragazzi mi venne a installare FL Studio e incominciai a incuriosirmi al mondo dei suoni e delle produzioni.
Mentre il primo approccio con la musica?
Avevo una tastiera a casa, ma ricordo che a quell'età rifiutai qualsiasi maestra di musica. Volevo incominciare a giocarci e parallelamente stavo vivendo i miei primi ascolti rap: tutto questo nel 2008.
Avevi pensato che potesse diventare qualcosa di più che un semplice gioco?
Fondamentalmente, ciò che mi ha aiutato, è che molto tempo libero che non dedicavo a consolle, lo spendevo al pc o alle pianole. Mi ricordo che il primo pezzo che riuscì a fare alla tastiera fu Seven Nation Army dei The White Stripes.
C'è chi, vicino a te in quel momento, si è accorto di ciò che stavi facendo o hai dovuto spiegarlo?
No, tutt'ora io non sono riuscito a farlo capire alla mia famiglia, a chi mi è accanto e non vive la mia carriera musicale.
Neanche dopo i dischi d'oro e gli album, dai solisti a quelli con la SLF?
Non riescono a capire ciò che faccio, c'è ancora chi mi chiede perché non vado ad Amici.
E invece quando pensi di aver messo il tuo primo mattoncino nella tua carriera musicale?
Ricordo di aver scritto un tema a scuola: presi 5 dopo aver parlato delle mie passioni e tra queste nominavo la musica e l'ambizione di vincere un disco d'oro. Mi ricordo che non la presi benissimo all'epoca, ma l'emozione che ho provato con il risultato di Cashmere (brano prodotto per l'album Santeria di Guè e Marracash) è stata incredibile.
Arriviamo anche al momento in cui, da producer, hai tentato anche di registrare strofe.
La prima volta è capitato con Bentley con Lele Blade: è stato un gioco inizialmente e ricordo anche fossi molto stimolato. Proprio come quando avevo iniziato a produrre beat, incominciai a tradurre l'immediatezza della mia giornata in studio, e mi rendevo conto quanto lo schema da produttore mi aiutasse. Infatti, anche a livello vocale sentivo di riempire delle caselle melodiche: mi interessava molto meno il testo.
C'è stato un momento di difficoltà nell'approcciare a questo sistema di scrittura?
Penso che ci sia stato in questo disco, anche perché è stato difficile variare ciò che volevo comunicare. Per questo credo, ancora, che il mio lavoro sia il produttore e tutto ciò che faccio da rapper venga dopo: altrimenti avrei fatto il rapper dal giorno 1.
Dopo Le Scimmie, Mv Killa e SLF, Hotel Montana è il tuo primo album "solista": com'è cambiato l'approccio alla costruzione?
Da una parte credo mi abbia aiutato molto a raccontare anche aspetti più personali della mia vita, come la famiglia o il modo in cui sono cresciuto. Ma ammetto che dal punto di vista musicale preferisco lavorare in collaborazione con un altro artista: amo ascoltare i featuring, anche per non cadere nella monotonia melodica.
Perché Hotel Montana? Che tipo di immaginario hai voluto raccontare?
Sono molto legato alla figura degli hotel, sia graficamente per le insegne esterne, che riesco a vedere quando mi sposto in taxi, ma anche per la varietà di camere in un hotel. Ricordo quando giravo in taxi, mi fissavo a guardare queste insegne vistose lucenti. Poi Hotel Montana è stato costruito come un progetto con suoni molto diversi, in cui ognuno può entrare in una stanza per ascoltare ciò che preferisce.
Un album costruito su immagini ben definite, ma se dovessi raccontare la produzione di Hotel Montana, cosa ti viene in mente?
Me stesso, in un prato verde, completamente da solo, a fumare una sigaretta.
E invece cos'è che ti ha divertito di più nel produrre un disco del genere?
Credo lavorare al brano con Geolier: è quello che mi ha divertito di più.
Oltre al chiaro legame sull'uso di uno slang anglofono, invece come hai costruito le collaborazioni in questo disco?
Credo che la scelta delle melodie, ma soprattutto la voglia di non ripetere sempre la stessa idea di pezzo con questi artisti, abbia fatto la differenza. Per esempio, chiedere a Mambolosco di lanciarsi in qualcosa di diverso rispetto alle sue ultime hit, abbia pagato. Sono contento anche del brano con Anna con cui volevo ricreare un sound RnB: il brano è andato molto bene (Shawty ha raccolto oltre 16 milioni di stream su Spotify).
Poi c'è il tributo alla crunk music con Diss Gacha che è anche un richiamo ai tuoi primi ascolti.
È una musica che ha sempre fatto ballare le persone, anche se non ha avuto esponenti in Italia. Non c'erano presupposti quando è arrivata negli Stati Uniti nei primi anni 2000 di vederla qui, ma ormai ci stiamo dirigendo sempre di più a musica da club e non vedo perché non debba funzionare. Per me sarebbe un sogno, anche perché sono molto legato al genere.