Viva la Littizzetto e i big “in seconda”
Viva viva la Littizzetto. La seconda serata del Festival di Sanremo 2013 ne ha esaltato le qualità di conduttrice, alla faccia di chi, dopo la prima performance, “eh, ma è come vedere che tempo che fa”. Perfetta accanto a Fazio, che pare proprio sentirsi a casa sua, dà brio e anima a ogni intervento con artisti e non (ok, ok, la canzoncina con la Bruni non era gran che, ma chi altri avrebbe fatto fare alla Bruni una cosa del genere?). Prende in giro la platea (“Ma Giletti è sempre qua? Dorme qua? Lo coprono con un telo!”), Fazio (“Vai di là a pettinare Cristicchi” “Vai a fare la barba a Vessicchio”), la Bruni (“Ha più culo che anima!” “E’ abituata ad avere qualcosa di corto accanto”), Cracco di MasterChef (“Il re dello scalogno”), lo staff (“Mah, seconodo me la gente ha capito eh” ripete dopo aver letto per mille volte le regole del televoto), i cantanti ("E dopo Il Cile, la Patagonia!"). Insomma, tutti indistintamente.
Tornando in gara: anche stasera lotta tra le due canzoni dell’altra tornata di big. E salvo qualche eccezione, il livello dei brani ha colpito molto di più rispetto a quello della serata precedente. Partono i Modà e passa “Se si potesse non morire”, un brano che sembra scritto ad uso e consumo di un Sanremo a caso, tranne questo [resta fuori: “Come l’acqua dentro il mare”. E’ una ninna nanna, ma ha un problema. Di canzoni dedicate ai figli ce ne sono state nella storia, e il confronto risulta impietoso]. Simone Cristicchi porta aventi “La prima volta (che sono morto)”, una canzone che ricorda Silvestri. Ma lo ricorda in modo così netto da far pensare subito a “Le cose in comune” (in questo caso, la musica è una delle). [resta fuori “Mi manchi”, che invece era una ninna nanna come si deve, in questo caso]
Di Malika Ayane – che corregge l’accento a Fazio – fanno passare “E se poi”. Sangiorgi nello scriverlo se l’è cucito un po’ troppo addosso, ma Malika piace. [resta fuori ”Niente”: sembra facile, ma non lo è. Lei grandiosa nell’interpretazione, peccato]. Almamegretta sfondano con “Mamma non lo sa”: più reggae, più loro. Un brano che li rappresenta bene [resta fuori “Onda che vai”, una canzone firmata da Zampaglione che risentiremo spesso]. Entusiasmo tangibile per Max Gazzè, che con smalto morganiano presenta due belle tracce: vince “Sotto casa”, un po’ circense, con gran fiati, che si attacca addosso [resta fuori “I tuoi maledettissimi impegni” deliziosa e ritmata, ma tra le due lui preferiva quella che è di fatto passata].
Stupore per Annalisa Scarrone. “Scintille”è frizzante, e mostra una ripresa carismatica della bella savonese [resta fuori: “Non so ballare” banalotta, meglio così]. Applausi a pacchi per Elio e le Storie Tese, osannati dalla sala stampa prima ancor dell’inizio del primo brano. Tutti, dentro e fuori dall’Ariston, votano la loro geniale “La canzone mononota”: uno schiaffo morale a tutto e tutti, con la coscienza di chi superare di molte spanne tutti gli altri, musicalmente parlando [resta fuori “Dannati forever”, caruccia ma non paragonabile].
Prima esibizione anche per i quattro tra i giovani in gara. Renzo Rubino con "Il postino (amami uomo)", il Cile e "Le parole non servono più", Irene Ghiotto con l'originale "Baciami?" e Blastema "Dietro l'intima ragione" (il rock non fa strappare i capelli per novità, ma reggono molto, ma molto bene il palco). Passano in finale Renzo Rubino e Blastema.
Attenzione perché oggi hanno dato anche gli ospiti: Beppe Fiorello ha aperto la puntata nei panni di Modugno, gli stessi che vestirà anche nella fiction “Volare” su Raiuno il 18 e 19 febbraio prossimi, mentre Bar Refaeli ha fatto sbavare un po’ tutti (stavano per distribuire apposite ciotoline in sala stampa), Marcorè ha fatto ridere, la Bruni almeno si è fatta deridere, in simpatia. Dispiacere per il lutto che ha colpito Franco Gatti dei Ricchi e Poveri, che chiaramente non hanno partecipato alla serata.