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Vessel: l’intensità

Quando lo si riteneva ormai archiviato, approda finalmente al disco il side-project all’insegna della canzone d’autore di Corrado Nuccini ed Emanuele Reverberi dei Giardini di Mirò. Con tante magnifiche sorprese.
A cura di Federico Guglielmi
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Premessa doverosa: considerato come la musica cosiddetta alternativa che viene commercializzata di questi tempi in Italia – su disco e in concerto – sia di molto superiore alle capacità del mercato di assorbirla, la prima reazione degli addetti ai lavori nei confronti di (quasi) ogni progetto collaterale/parallelo è di incredulità e fastidio: già c’è da diventar pazzi a seguire il troppo che succede nelle carriere normali, figuriamoci se bisogna pure dar retta ai capricci dei musicisti che si sentono limitati all’interno della propria band se non addirittura nel percorso solistico che hanno liberamente scelto di coltivare. Qualsiasi regola implica però eccezioni, e i Vessel rientrano senza dubbio nella categoria: in primis per meriti artistici, e in seconda battuta per la tenacia con la quale hanno reagito agli ostacoli via via seminati sulla loro strada, affermando il loro pieno diritto di esistere. Basti pensare che le registrazioni di “Le difese”, album di debutto pubblicato ieri da Santeria/Audioglobe in una preziosa edizione di appena cinquecento copie numerate che accoppia vinile (nero o trasparente) e CD, sono iniziate oltre due anni fa. Ma andiamo con ordine.

Dei Vessel si sente parlare per la prima volta nel 2009, quando il trio all’epoca composto da Corrado Nuccini, Emanuele Reverberi (ambedue dei Giardini di Mirò) e Alessandra Gismondi (Pitch, Schonwald) esordisce sul palco di Carpi per un tributo a Leonard Cohen (Nuccini e Gismondi avevano intanto registrato una rilettura di “Famous Blue Raicoat” per “Stranger Music”, il CD legato alla serata). Da qui l’idea di realizzare, nel 2010, una trilogia di EP, ciascuno con una cover e brani autografi in inglese all’insegna di una sofisticata canzone d’autore venata di post-rock e new wave. L’ambizioso programma rimane però tronco: “Tales Of Memento Island” (sette tracce, con “First We Take Manhattan”, ancora di Leonard Cohen) e “Melodies Of Cupido Island” (cinque, fra le quali con “Un jour comme un autre” di Serge Gainsbourg) vengono diffusi solo in veste digitale dalla 42 Records, mentre la mancata uscita del terzo capitolo fa legittimamente pensare al prematuro epilogo dell’avventura.

Dopo più di tre anni di congelamento, invece, i Vessel sono ritornati in circolazione, benché in una veste diversa dall’originale: i due Giardini di Mirò, titolari della sigla, hanno lasciato da parte l’inglese a favore dell’italiano e hanno radunato un ensemble ricco ed eclettico, con cinque cantanti ad avvicendarsi nei solchi accanto al frontman Nuccini. Le voci di Alessandra Gismondi, Angela Baraldi, Sara Lov, Laura Loriga e Barbara Cavaleri sono più di un valore aggiunto di una scaletta intensissima dove chitarre, tromba, violino, tastiere, basso e batteria interagiscono in un mood crepuscolare, avvolgente e dotato di misurata e magnetica solennità, per una proposta parecchio incisiva a dispetto della generale morbidezza dei toni: musica ricercata e non ordinaria, insomma, che pur eludendo il pop nel senso comune del termine non difetta certo di appeal melodico e che, senza snobismi di sorta, sfodera eccezionali capacità suggestive e immaginifiche, nei suoni aggraziati e in testi (a volte declamati) non meno evocativi. È tutto affascinante, il mondo del gruppo emiliano, dal singolo “La spinta” – che naturalmente indica le direttive di base della formula – alle variazioni sul tema della malinconicamente ironica “Nudisti su Marte” (che apre l’EP “I principianti”, ascoltabile in streaming) o delle due cover, il classico romano “Sinnò me moro” (anch’essa nell’EP e come ghost track del CD) e la bandistica “Battan l’otto”, canzone anarchica di mezzo secolo fa resa popolare da Caterina Bueno. Splendidi artigiani di note e parole, i Vessel: “tra cantautorato e cosmo, tra Bob Dylan e Yuri Gagarin”, per attenersi alla definizione da loro stessi coniata.

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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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