Vasco Rossi: ascesa e caduta di una (ex) rockstar italiana
Vasco Rossi in pensione è sicuramente un fulmine a ciel sereno. Il Komandante – San Vasco, per alcuni – ha deciso di farla finita: basta tour. "Uno a sessant'anni non può …", non termine la frase il cantante di Zocca forse per non darsi un dispiacere e per non darlo alle sue centinaia di migliaia di fan scioccati dal clamoroso annuncio. Precisa subito che continuerà a scrivere canzoni, magari a fare qualche concerto, ma in definitiva appende al chiodo l'abito della rockstar. Una malinconica ammissione, nessuno è eterno, anche i miti prima o poi tramontano …
Vasco Rossi nasce a Zocca, un paesino di 4.000 abitanti sull’Appennino modenese, il 7 Febbraio 1952. Suo padre Giovanni Carlo sceglie quel nome per onorare il compagno di prigionia in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale.
A 14 anni già fonda il suo primo gruppo, “I Killer” (poi diventati “Little Boy”). L’anno dopo i genitori lo iscrivono ad un istituto salesiano, ma Vasco dimostra sin da subito il suo carattere ribelle. Infatti, scappa per ben due volte dal collegio, per la rassegnazione dei genitori che decidono di fargli proseguire gli studi in una ragioneria a Bologna.
E’ il 1972. Sono gli anni della contestazione studentesca e Vasco inizia a interessarsi al teatro sperimentale per poi iscriversi alla Facoltà di Pedagogia dell'Università di Bologna. Ma la passione della musica è forte e si dimostra ben superiore a quello per lo studio.
Così decide di dedicarsi ad un’altra esperienza: le radio libere. Fonda “Punto Radio” nel 1975 insieme ad alcuni amici. A Vasco viene assegnato il ruolo di voce ufficiale della Radio. Sarà questa un esperienza importantissima per la sua carriera visto che gli darà la possibilità di conoscere Massimino Riva e Maurizio Solieri (futuri Steve Rogers Band), Gaetano Curreri (leader degli Stadio) e Red Ronnie, ma soprattutto inizia a farlo conoscere al pubblico.
Il ’77 è l’anno del suo primo 45 giri “Jenny e Silvia”. L’anno dopo è quello del suo primo album: …Ma cosa vuoi che sia una canzone… venduto, però, solo in Emilia-Romagna . Il secondo album è Non siamo mica gli americani del 1979. Il disco, in cui Vasco inizia a cantare il rock che avrebbe contraddistinto questi suoi primi album, sarà ricordato indubbiamente per “Albachiara”, che in futuro avrebbero fatto la fortuna del rocker emiliano. Nel 1980 esce Colpa di Alfredo. L’album è assai contestato, ma, soprattutto è l’autore che fa parlare di sé in questo periodo: eccessi con l'alcol, con la droga,il suo comportamento spregiudicato e chi più ne ha più ne metta.
Intanto esce Siamo solo noi (1981) con cui Vasco da un impronta sempre più hard-rock al suo stile; con questo album – anche grazie alla title-track – Vasco Rossi diventa un idolo per molti teenager. Il 1982 è l’anno di Vado al massimo e della sua prima partecipazione a Sanremo, ultima alla kermesse canora ma prima nella maggior parte delle radio italiane. L’anno dopo nella città dei fiori Blasco porta Vita Spericolata, criticatissima dalla stampa, la canzone che fa di lui un simbolo per gli anni a venire. Sorprendente il momento dell’attacco dell'ultimo ritornello con cui Vasco saluta e abbandona il palco dell’Ariston, lasciando il playback a terminare la canzone!
Il 1983 arriva l’album Bollicine con la title-track, che richiama la Coca-Cola ma il chiaro riferimento è alla cocaina, grazie alla quale Vasco vince il Festivalbar. L’anno dopo esce la raccolta live Va bene va bene così. Il 20 aprile, però, viene arrestato per detenzione e spaccio di 26 grammi di cocaina. Ma Vasco non si abbatte è nel 1985 pubblica Cosa succede in città, un album più pop rispetto agli ultimi e, forse, meno grintoso.
Vasco Rossi – "Siamo solo noi", Fronte del palco live 90
Uno dei più grandi successi del Blasco dal vivo
Intanto il rocker emiliano diviene padre per la prima volta. Quest’avvenimento lo spinge ad allontanarsi dalle scene per ben due anni, per poi riapparire con C’è chi dice no, album sempre meno rock rispetto ai precedenti. Escono, poi, Liberi Liberi (1989) e il live Fronte del Palco (1990). Diminuisce l’originalità delle canzoni ma aumentano sempre più i supporter.
Una breve sosta per la nascita del secondogenito e nel 1993 arriva Gli spari sopra che gli frutta ben dieci dischi di platino. Ormai Vasco ha fatto la storia della musica italiana, così escono a ripetizione suoi nuovi album: Nessun pericolo per te (1996) un pò fiacco, Canzoni per me (1998) e Rewind (1999) privi della verve di qualche anno fa e Stupido Hotel (2001) e Buoni o Cattivi (2004) inascoltabili per coloro che lo avevano apprezzato in Siamo solo noi ma comunque successi da top-ten.
Nel 2008 esce l’album Il mondo che vorrei che contiene 4 inediti.
Ormai i fan di Vasco credono ciecamente in lui, tanto da riempire puntualmente qualsiasi stadio in cui si tenga un suo concerto. Tuttavia i prodotti del cantante di Zocca sono troppo lontani musicalmente da quelli pubblicati fino agli anni Novanta. I suoi sono più che altro successi commerciali utilizzati spesso per spot pubblicitari, tanto da indurlo a vietare questo uso dei suoi pezzi.
Siamo nel 2011 è arriva anche il 16esimo album in studio, Vivere o Niente. "Sembrava la fine del mondo / ma sono ancora qua", canta nel prima singolo "Eh Già" il rocker. E sembra quasi un preavviso di quello che sarebbe stato l'annuncio ufficiale del suo ritiro dalle scene. Il monumento inizia a mostrare le prime, vistose crepe, anche dal punto di vista fisico. L'ultimo concerto del poker di date a San Siro (tutte sold out e non era mai accaduto prima d'ora) rischia di saltare: Vasco si è beccato uno stiramento alla schiena. Galeotta deve essere stata qualche acrobazia di troppo durante gli show precedenti. Pochi giorni prima Morgan aveva scoccato la sua freccia: "Vasco Rossi è morto a 27 anni. Artisticamente intendo e non scherzo", le parole dell'ex Bluvertigo.
Vasco Rossi Live San Siro 16.06.2011 – Vita spericolata + Albachiara
La prima tappa a Milano del Live Kom 2011
Possiamo già immaginare i mega striscioni che accompagneranno le prossime tappe del Live Kom 2011. "Vasco non mollare!" e "Blasco grazie di tutto!". E forse sarebbe il migliore dei finali per la carriera di colui che nel bene e nel male ha segnato il Dopoguerra italiano pop, diventando una sorta di icona nazionale.