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Vasco Rossi: “A chi mi ha sfidato dico ‘Sparatemi ora, vediamo chi sta in piedi’”

“Sono innocente” è il titolo del nuovo album di Vasco Rossi. Il cantante si è raccontato, in una lunga intervista pubblicata sulla sua pagina Facebook. Vasco ha spiegato che “Come vorrei” è il brano che reputa più importante. Non vede l’ora di tornare sul palco e intanto tramite la sua musica se la prende con chi lo ha sempre sfidato: “Sparatemi ora, vediamo chi sta in piedi!”
A cura di D.S.
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Vasco Rossi sa come ripagare il grande affetto dei tantissimi fan. Il 4 novembre è uscito il suo nuovo album dal titolo "Sono Innocente". In queste ore, l'artista ha pubblicato sulla sua pagina Facebook, una lunga intervista in cui si racconta. Attualmente vive in Puglia ed è lui stesso a spiegarne il motivo:

"Me l’ha ordinato il medico, dovrei fare tre mesi all’anno di talassoterapia. Vengo qui a ritrovare me stesso, faccio grandi passeggiate, c’è il mare, lo iodio. È un posto fantastico."

Dopo aver fatto conoscere il suo album potrà "andarsene in letargo".

"(In letargo) Dormo, recupero le energie. Poi leggo molto, visto che ho tanto tempo libero. Mi piacciono i trattati di psicologia. Era la mia prima passione, volevo fare lo psicanalista, poi ho dirottato sul disc-jokey, chissà perché. Leggo per cercare di dare un senso anche alla vita reale, ma anche per imparare a morire. Bisogna farlo con lo spirito giusto."

Al momento, Vasco Rossi spiega di stare ancora provando a essere in pace con sé:

"Ci provo, è l’argomento della canzone “Duro incontro”: bisogna andare d’accordo con sé stessi, prima che con gli altri. Quando esco io indosso una facciata di sicurezza, perché se mostrassi la mia debolezza e la mia confusione mi metterebbero in manicomio. Poi quando incontro la gente mi tranquillizzo: gli altri sono messi tutti come me".

Ha chiarito, poi, cos'è l'innocenza di cui parla nell'album:

"Ha diversi significati. È quella dell’artista quando compone, se è un vero artista. E poi in una canzone guascona come “Sono innocente ma…” me la prendo con chi mi ha sempre sfidato. Sparatemi ora, vediamo chi sta in piedi! È un album di nuove consapevolezze e vecchi rancori."

"Come vorrei" è il brano che reputa più importante:

“Come vorrei” è il pezzo più importante dell’album. È una ciambella col buco. Quando Tullio Ferro scrive una musica così bella io ci metto tutta l’anima per tirare fuori le parole giuste. È un pezzo che parla del rapporto con la vita e con il mondo. Di come quando fai un progetto lo devi portare a termine. Sarebbe più semplice andare via, ma io resto qui. E se sono ancora qui è per amore, perché amo fare canzoni, comunicare con la gente, le loro reazioni. […] Se sostituisci il “me” al “te” diventa un’autoriflessione, mascherata da canzone romantica. Col tempo mi sono accorto che per “cambiare il mondo” bisogna cambiare tutto, anche quello che ami. Cambiare è un pacchetto completo".

Nonostante i tanti anni di carriera, non manca qualche piccolo timore all'indomani dell'uscita dell'album:

"Quando il disco è fuori, è il momento peggiore, perché si ricomincia da capo! Ma sono contento perché va nel mondo e nel cuore della gente. Poi, ehi, chi mi ama mi seguirà: gli altri sono un problema che non mi sono mai posto, figurati se me lo pongo adesso."

Ma il romanticismo delle canzoni di Vasco, rispecchia la sua vita sentimentale?

"Diciamo quella immaginaria (ride). Io scrivo con l’immaginazione, tanto che a volte scrivo canzoni che raccontano cose che non mi sono ancora successe. “Come vorrei” per esempio rappresenta quello che sono in questi giorni. Sto pensando se voglio cambiare il mondo. Intanto penso che cambierò casa. In centro, vorrei vivere in città. Sai, io già sto molto nel mio mondo. Se mi isolo anche nell’abitazione divento un eremita. Rischio di diventare matto! Forse è meglio se torno tra la gente, perché quando vedo la gente mi tranquillizzo."

Per la gioia dei fan, non vede l'ora di tornare sul palco.

"Per forza! Sennò cosa faccio, sto a casa a leggere? Suonare dal vivo è l’unico motivo per cui si fanno i dischi. Per me è sempre stato così. Io non so nemmeno quanti dischi ho venduto, non mi interessa. Quello che conta è arrivare al cuore della gente. Finché loro si divertono e io mi diverto, vado avanti. Fino a esaurimento scorte. Non ci saranno limiti, voglio suonare in tutta Italia. Sono anni che faccio solo poche città, ora ho un nuovo slogan: “state pure a casa, vengo io a suonare a casa vostra”. Non abbiamo ancora fissato le date, ma ce ne saranno molte."

Nell'album anche il brano "Marta piange ancora", che appartiene alla sua infanzia:

"L’ho scritta quando avevo 15 anni. Era spuntata su Internet, ma era una copia rubata. L’ho ripresa, l’ho finita e l’ho ricantata: era carina e quella versione si sentiva male. Adesso è un gioiellino."

E poi "L'Ape regina" scritta insieme al figlio Luca:

"L’abbiamo fatta a quattro mani, lui aveva scritto le prime due strofe del testo. Le parole avevano il sapore di una filastrocca, quindi anche musicalmente abbiamo voluto registrarla come una favola antica. È un Vasco “vintage”. Mi sono proprio divertito a cantarla, il testo è fortissimo. Racconta quello che hanno le donne: il potere della nudità! È l’unica volta (Che padre e figlio lavorano insieme). E non credo che avrà seguito. Lui disegna, adesso fa anche animazioni al computer, il suo è un viaggio completamente diverso. Io ho la musica, lui le immagini."

Infine, della famiglia dice:

"È il mio rifugio dal frastuono del mondo di Vasco."

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