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“Up & Down”, chiedimi chi era Billy More

Nel 2000 conquistò l’Europa con “Up & Down (Don’t fall in love with me)”, un grande classico della dance italiana. Simpatica ed eccessiva, è morta nel 2005 tra l’indifferenza generale. Chissà come sarebbe stata la “social era” con lei in giro per il web.
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"Up & Down (Don't fall in love with me)" è un pezzo consegnato alla storia della musica dance europea. Ancora oggi in certe disco, nelle palestre, viene riproposto il brano che nel 2000 segnava l'esordio di Billy More, la celebre drag queen dove, sotto ad un tripudio di pailettes, foulard e chiffon, si nascondeva Massimo Brancaccio. Il suo successo fu istantaneo, lui che veniva dal mondo farmaceutico e si avvicinò a quello dello spettacolo quasi per caso, iniziò la sua attività di drag queen nel maggio del 2000, esibendosi cantando in playback le canzoni dell'artista canadese John Michael Biancale. Nasce così il progetto discografico "Billy More", la voce di Biancale e la festosità, l'eccesso e le esagerazioni dell'artista Massimo nei panni della drag queen.

Massimo Brancaccio è morto con la stessa misura con la quale si era imposto, con una leucemia fulminante che lo ha portato via in un mese, il 14 agosto 2005, nel silenzio generale di una stampa che lo ha digerito in poco più di un trafiletto. Restano poche memorie, almeno sul web, da un'intervista di Cultura Gay ad un ricordo di Queer Blog, ma la traccia più importante l'ha lasciata Platinette, in un pezzo per "Pride" e trascritto successivamente sul suo blog personale, dove incorona Billy More come un'artista "splendidamente drag". Chissà come sarebbe stato il futuro, oggi che tutto è social ed eccessivo, con una Billy More ancora sul pezzo. Avrebbe sicuramente dato il suo contributo ai movimenti culturali del "pride" e alle lotte più recenti con la sua arma segreta: la simpatia.

Di una cosa sono certa: agli etero, alle nonne, alle mamme, piacciono tantissimo gli uomini vestiti da donna. Mi ricordo che quando ero bambino andavo a vedere una compagnia dialettale con la mia famiglia… i Legnanesi. Avevano vestiti sontuosi, facevano ridere e questo piaceva alla gente, anche alle persone anziane. Credo che il trucco sia non cadere mai nella volgarità. Fortuna vuole che in Italia in pochi conoscono l'inglese, durante i miei show incontro spesso delle signore che mi dicono "la tua musica mi mette energia". Poi, capirai, queste signore sono accompagnate a volte dai loro figli 18enni, mica dico a loro cosa mi fa provare la visione di questi marcantoni. [dall'intervista di Roberto Cangioli per Cultura Gay]

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