Uno dei mestieri con il tasso di mortalità più alto è il musicista
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Fare i musicisti è pericoloso. C'entra poco il "Club 27", ovvero quel pugno di musicisti morti all'età di 27 anni, che in realtà, appunto, sono una piccola percentuale rispetto al numero totale di morti per omicidio, suicidio o incidente, ma essendoci un po' di artisti famosi (da Jimi Hendrix a Jim Morrison, passando per Amy Winehouse e Janis Joplin) ecco che la statistica e il mito sono serviti su un piatto d'argento e ci si ritrova invasi dalla storia dei 27 anni.
A dimostrare come quello del musicista sia un mestiere pericoloso ci pensa Dianna Theodora Kenny, professoressa di psicologia e musica presso l'Università di Sidney, che sul sito The Conversation – riportata in auge pochi giorni fa dal Guardian – ha analizzato la morte di 12.665 musicisti tra il 1950 3 il 2014 in un articolo intitolato: "Stairway to hell: life and death in the pop music industry" ("Scala verso l'inferno: vita e morte nell'industria della musica pop", con un chiaro riferimento ai Led Zeppelin di "Stairway To Heaven"). La professoressa, infatti ha analizzato "la longevità e la proporzione di morti per suicidio, omicidio, danni non intenzionali e incidente" all'interno dei generi più disparati ("African, ballad, bluegrass, blues, Cajun, calypso, Christian pop, conjunto, country, doo-wop, electroclash, folk, funk, Gospel, hard rock, hip hop, honky tonk, indie, jazz, Latin, metal, new wave, polka, pop, psychedelic, punk, punk-electronic, rock rap, reggae, rhythm and blues, rock ‘n’ roll, rockabilly, ska, soul, swamp, swing, techno, western and world music") per scoprire che la media delle morti è superiore a quella della media della popolazione americana come mostra questo grafico:
mentre in questo secondo schema si vede il riassunto della percentuale di musicisti morti, decade per decade di una delle cause di morte studiate, in rapporto alla media della popolazione americana morta per le stesse cause. E il risultato è sorprendente
Insomma, stando a questa ricerca, l'aspettativa di vita dei musicisti è inferiore alla media della popolazione americana di 25 anni e il tasso di morti accidentali sono più alte da 5 a 10 volte. Il motivo lo spiega la stessa Kenny che dice: "La scena pop fallisce nel fornire i limiti e nel dare modelli e prevedere comportamenti accettabili. Attualmente fa il contrario: valorizza un comportamento esagerato e un cattivo comportamento fatto di impulsi aggressivi, sessuali e distruttivi che la maggior parte di si sognano solo" e termina consigliando all'industria di non sottovalutare questi dati e il bisogno di chi è vicino a questi artisti di riconoscere subito i primi segni di disagio, depressione e crisi varie così da poter subito intervenire con l'aiuto necessario.
In una ricerca precedente la stessa professoressa, poi aveva notato come più che 27, l'età in cui ne morivano di più, di musicisti, è 56 e che volessimo essere precisi, quelli che sono morti a 28 anni, sono più di quelli del famoso club. Ma, come detto, il fatto che a quell'età siano morti gli artisti più famosi, ne ha aumentato l'aura.