“Una nuova Rosalba in città”: la classifica non paga, ma Arisa è un patrimonio da difendere
"Una nuova Rosalba in città" è l'ultimo album di Arisa, un nuovo percorso per la cantante, che ha deciso di abbandonare la strada vecchia (la Warner) per la nuova (la Sugar) e lo ha fatto partendo da un palco che conosce molto bene e che le ha sempre dato grandi soddisfazioni, quell'Ariston su cui ha cantato, ha presentato, ha vinto ed è anche inciampata, ma su cui pare sempre sentirsi a casa. "Mi sento bene" è la canzone con cui quest'anno ha gareggiato tra i Big e anche la cartolina di presentazione del nuovo progetto, che ha deciso di far uscire proprio nella settimana sanremese e che ha esordito molto indietro in classifica, oltre la ventesima posizione per un album che, senza dubbio, merita molto di più: "Io scrivo canzoni molto tristi, devo essere sincera, e ho deciso di non scriverne più, perché tanto non piacciono a nessuno le mie canzoni, che comunque sono così vere che quasi quasi fanno paura. Lascio fare il lavoro a chi lo sa fare, anche perché voglio dare gioia agli altri e a me stessa" aveva detto a Fanpage.it parlando di questo nuovo album che conta 6 producer (Matteo Buzzanca, Matteo Cantaluppi, Dario Faini, Team Ithaka, Jason Rooney e Andro) e 17 autori, oltre alla stessa Arisa che firma 2 brani (Gianluca De Rubertis, Shridhar Solanki, Matteo Buzzanca, Lorenzo Vizzini, Alessandra Flora, Diego Mancino, Dario Faini, Giuseppe Zingaro, Vito Dell’Erba, Edwyn Roberts, Niccolò Agliardi, Marta Venturini, Morgan Giovannetti, Giulia Anania, Stefano Brandoni, Sobral e Cristiano Malgioglio): "In realtà anche se ho firmato solo due canzoni sono abbastanza presente in questo nuovo lavoro, anzi direi che non si muove foglia senza di me".
La classifica che non paga
Guardare le classifiche fa sempre molto strano, e come in tutte le classifiche, appunto, a volte ci si ritrova di più e altre volte meno. Questa volta meno, dal momento ch il suo album ha esordito oltre la ventesima posizione: se da una parte è vero che l'album della cantante lucana è molto variegato (basta arrivare alla terza per capire le enormi differenze), nella musica e nei testi, e a volte un po' già sentito (anche nel canto, suo grande punto di forza), è anche vero che sono fotografie che prese singolarmente danno senso del valore di un'artista che ha voce e repertorio come non ce ne sono molte a quei livelli. Forse Arisa paga un momento discografico che punta fortissimamente sulla potenza delle singole canzoni, sul loro valore radiofonico e forse anche una gestione personale/social che se ne frega un po' delle convenzioni: "Non sono facile, capito? – disse a Fanpage.it -, faccio solo quello che mi piace, anche se cambio spesso la direzione". Ci sono pezzi di valore come "Gli amanti sono pazzi" o "La domenica dell'anima" che non a caso vedono firme come quelle di Diego Mancino e Dario Faini, che col nome Dardust ha scritto anche la musica di "Soldi" di Mahmood.
Arisa su Mahmood e televoto
E a proposito del vincitore del Festival di Sanremo, la cantante ha voluto dire la sua a Verissimo, spiegando che "Soldi è una canzone vera e nuova, che rispecchia quello che succede nel mondo in questo momento. E io sono felice per lui e gli auguro solo il meglio" e che per quello che riguarda il televoto "Si può dividere in tre parti, come è già adesso. E va bene così. Bisogna dare spazio a tutte le parti, democrazia, quindi. C'è stata democrazia in questo Festival, più di quanto si pensi". Sulla défaillance dell'ultima sera dovuta alla febbre ha spiegato: "Che vergogna, perché faccio la cantante e la voce non deve andarmi via. Io però sono contenta dell'amore del pubblico, di come ha reagito. Sono sconcertata dall'amore che mi dà il pubblico, l'amore che ho è molto più grande di quanto meriti".
Arisa, un patrimonio da difendere
Nella canzone che dà il titolo all'album la cantante spiega in una strofa quella che è la sua vita attuale e lo fa con le parole dei conterranei Viito (Giuseppe Zingaro e Vito Dell’Erba): "Se mi perdi e poi non mi ritrovi accendi la radio, eccomi qua. C'è un nuovo fiore, un nuovo arcobaleno, una nuova Rosalba in città" che potrebbe essere il suo manifesto, senza dubbio, quello di chi ha tentato di cambiare, da uscire da un cul de sac, quello che racchiude un po' tutta la musica cantata da donne, in questo Paese, e forse anche da qualche scelta non proprio azzeccata. Arisa ci riprova, i numeri per ora non le danno molto conforto, ma quello dei numeri e delle classifiche oramai è un campionato a parte, diverso da quello dei live, ad esempio e anche del valore musicale in sé. Ci dicono che il lavoro su quest'album sarà lungo, bene, perché di una come Arisa la musica italiana ha bisogno come il pane.