Ucciso il rapper XXXTentacion: si pensa a una rapina, per adesso nessun arresto
Nella nottata italiana il rapper XXXTentacion, uno dei giovani musicisti americani più conosciuti, è stato ucciso mentre si trovava in Florida, per quello che gli investigatori stanno trattando come una rapina finita male. Per adesso, però non vi sono né motivazioni ufficiali né arresti, come ha comunicato lo Sceriffo di Broward che, come riporta TMZ, che per primo ha dato la notizia della morte del 20enne, ha anche deciso una ricompensa di 3 mila dollari per chiunque potesse dare un aiuto ad arrestare chi ha sparato a XXX, il cui vero nome è Jahseh Dwayne Onfroy. Il rapper, che aveva compiuto 20 anni lo scorso gennaio, e che a marzo aveva pubblicato il suo secondo album, è stato avvicinato da due uomini armati, spiega sempre una nota stampa dello sceriffo della contea, appena uscito da un negozio e almeno uno dei sospettati, spiegando che l'attacco potrebbe essere stato causato da una tentata rapina.
La dinamica dell'incidente
Il rapper era in Florida in un negozio di moto ed era arrivato in un BMW i8, al quale si stava avvicinando alle 16 quando i due uomini si sono avvicinati e gli hanno sparato, lasciando la scena del crimine, come riporta l'Associated Press, su un Suv scuro. Una donna che stava tornando dalla piscina con i suoi figli dice di aver sentito almeno tre spari, prima di vedere il corpo del ragazzo riverso nell'auto: "Aveva la bocca aperta e una mano fuori, subito si sono avvicinate due persone per controllargli il battito. È strano, anche perché – continua la donna all'AP – avrebbe dovuto avere vicino a sé le guardie del corpo".
I problemi legali
XXXTentacion era uno dei rapper più chiacchierati di questi mesi, sia per la sua musica che per i problemi legali che stava attraversando. Lo scorso marzo aveva pubblicato il suo secondo album "?" schizzando in testa alla Billboard 200, la classifica degli album più venduti negli Usa, ma stava anche attraversando un periodo di problemi legali dovuti a violenze domestiche, dopo la denuncia della sua ragazza incinta, ma aveva già dovuto affrontare un arresto per violazione di domicilio e successivamente, appunto, per violenza nei confronti della sua compagna. Nei mesi scorsi prima gli erano stati dati gli arresti domiciliari e poi la libertà, per permettergli di andare in tour. Spotify aveva anche deciso di togliere le sue canzoni dal suo catalogo, playlist comprese in accordo con le policy sulla musica che trasmetteva odio, salvo riammetterlo poche settimane dopo.