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Tutto il mondo de La Municipàl: “Una storia d’amore che va avanti dal primo album”

È un racconto unico che si dipana in quattro album e cresce e si sviluppa negli anni quello che ha portato La Municipàl, band composta da Carmine e Isabella Tundo, a diventare una delle certezze del pop italiano. L’ultimo album della band pugliese è “Per resistere al tuo fianco” di cui Fanpage ha parlato col cantante.
A cura di Francesco Raiola
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Carmine Tundo de La Municipàl (ph Bob Mangialardo)
Carmine Tundo de La Municipàl (ph Bob Mangialardo)

È un racconto unico che si dipana in quattro album e cresce e si sviluppa negli anni quello che ha portato La Municipàl, band composta da Carmine e Isabella Tundo, a diventare una delle certezze del pop italiano. La band, infatti, fa parte di quell'ondata che una volta riconoscevamo sotto la bandiera dell'indie e che in parte è cresciuta al punto da sfumare – e talvolta abbattere – i confini del mainstream, andare a Sanremo e diventare tormentone. Non è questo, ovviamente, l'idea artistica che è alla base della Municipàl, che delle mode e della strizzata d'occhio se ne frega, ma non se ne frega di una coerenza artistica e di un'impronta poetica e musicale che ne ha fatto un marchio di fabbrica. C'è un romanticismo acido nelle parole di Tundo, ci sono campi semantici che si rincorrono e sono fil rouge che legano i vari album – dal primo " Le nostre guerre perdute" fino all'ultimo "Per resistere al tuo fianco" – da quello storico a quello politico, passando per quello generazionale, dei trent'anni. Ma se c'è una cosa che colpisce delle canzoni della band pugliese è una coerenza di fondo che resta tale anche nelle varie evoluzioni dei diversi album: c'è una poetica precisa, un racconto puntuale dietro le canzoni che sono capitoli di un libro in svolgimento. Abbiamo chiesto a Carmine Tundo di parlarci un po' di cos'è oggi La Municipàl.

Come è avvenuto il passaggio dal progetto "Per resistere alle mode” a “Per resistere al tuo fianco”?

"Per resistere al tuo fianco" è il culmine delle pubblicazioni che abbiamo avuto con "Per resistere alle mode": avevamo previsto questa pubblicazione in 45 giri in cui mi sono divertito a rievocare un dualismo tra lato A e lato B, sai spesso sui lati A c'è una parte più romantica mentre sui lati B c'è una parte più scura, poi li ho rimessi tutti insieme in "Per resistere al tuo fianco" in una specie di flusso, perché spesso i brani sono sia collegati a livello di accordi e ritmi che di temi che si ripetono. Ci sono dei temi musicali, quindi, che si rincorrono un po' per tutto l'album e ho cercato di creare una sorta di mini concept album pop che fosse andato a racchiudere il lavoro un po' spezzettato che c'è stato in quest'anno di pandemia.

È da lì che nasce il titolo?

Sì, ho scelto questo titolo perché è stato un momento difficile per tutti ma è in questi momenti un po' più negativi che riesci a capire quali sono le persone che ti fanno stare bene, quindi è stato un modo per conoscere se stessi.

“Perché tanto prima o poi finirà, finirà tutto quanto” cantavate ne “Il funerale di Ivan”, riprendendo il pezzo d’apertura di “Bellissimi difetti”: c’è un fil rouge che attraversa l'album e gli album? Ci sono campi semantici a cui torni, come funziona proprio l'atto creativo della tua musica?

Quello che ho sempre cercato di fare fin dall'inizio è stato quello di creare il mio mondo che può essere spesso fuori moda o particolare ma è come se fosse un'evoluzione dello stesso personaggio dal primo al quarto album. Un personaggio che si muove sempre in quella scenografia, quindi già i luoghi che vivo e le persone che frequento sono quelli, è come se fosse una lunga grande storia che parte dal primo album e arriva al quarto. Questo è dovuto al bisogno di dover essere sincero nello scrivere le mie canzoni della Municipal. Fin dall'inizio ho scelto di pubblicare brani che fossero totalmente sinceri, che nascessero da storie mie personali e per forza di cose quelle storie sono legate anche alle persone e se le persone sono le stesse nel corso degli anni è come se fosse un'evoluzione della stessa storia d'amore che va avanti dal primo album, con tutte le sfaccettature e peripezie che possono capitare.

Che sia un racconto personale lo vediamo anche da come racconti la tua età. “Faresti meglio a liberarti di un po’ di te faresti meglio a consumarli quei trentatré” canti in Per resistere alle mode, mentre ne "I mondiali del 18" canti “Proprio quest'anno che ne faccio 30”. Ultimamente – ma forse è solo un caso e una riflessione più ampia sui trenta, appunto – c’è molto cantato generazionale: com’è fare musica oggi in questo momento in cui è tanto cambiato anche solo rispetto alla scrittura del vostro album precedente?

L'età influisce un sacco, a partire dall'entusiasmo che tu hai nel fare le cose: quando sei più giovane e spensierato hai sempre quella forza in più perché guardi il mondo con degli occhi affamati, poi quando superi il decimo album – coi diversi progetti – vedi il mondo con occhi differenti, quindi cambia la tua prospettiva. Devi cercare nuovi stimoli e nuovi raconti per cercare di stare bene con te stesso e subentra una fase di accettazione di se stessi, cerchi di capire dove si può andare e dove non puoi andare e per questo, con quest'album, ho scelto semplicemente di fare quello che sentivo, realizzando un sound che è molto vicino a quello del live.

Facci capire…

Rispetto agli album precedenti è molto più dance, più potente, ho cercato di essere quanto più sincero possibile oltre che nei testi anche a livello sonoro, avvicinando il suono dell'album a questa attitudine live. Superata una certa età in cui subentra una fase di accettazione non vai a cercare di diventare qualcosa che non sei, ormai è una fase in cui ti guardi allo specchio e cerchi di raccontare al meglio quello che sei, e più cresci più devi raccontarlo al meglio. È un modo di fare musica più lento.

Al suono ci hai rimesso mano in questo anno e mezzo di pandemia o avevi già un'idea chiara partendo da quello che mi dicevi?

La mia produzione va di pari passo a quello che ho in studio. Essendo anche produttore dei dischi e registrandoli da me, il suono varia in base anche ai microfoni che compro, quello che ho e per questo disco sono riuscito, dopo tanti anni, a comprare quelle cose che avevo sempre desiderato avere. Il sound è dovuto anche all'incremento tecnico avuto in studio e avendo anche più tempo di sperimentare diversi microfoni è stata una crescita mia anche come produttore. Avendo prodotto anche, nel frattempo, altri album di progetti miei e di altre persone, quindi fa parte anche di una crescita mia tecnica, che mi ha permesso di realizzare quest'album in questo modo.

Cosa è diventata oggi La Municipal, come è cambiato il progetto, le aspirazioni, le idee?

Credo di aver individuato qual è la nostra attitudine che è sempre stata, fin dai primi album, quello di suonare sempre. Siamo partiti suonando in centinaia di bar, portando la mia musica nei posti in cui non si faceva, proprio per scelta artistica. Il mio modo di fare musica è anche quindi cercare il modo di essere quanto più sostenibili, essere una band indipendente ora non è facile, e la pandemia ha un po' rimescolato tutto, il fatto di poter fare la mia musica abbattendo i costi, quindi essere indipendente nel pubblicare è qualcosa che mi permette di fare la musica che voglio io, senza dover pensare al brano che non funziona o agli ascolti, perché alla lunga, la band e il pubblico diventano una sorta di famiglia in cui ci si vuole bene. Il riscontro che abbiamo avuto grazie a delle persone che ci hanno voluto bene è quello che ti spinge a fare i tuoi dischi in una maniera migliore possibile. Poi ci sta di cercare nuovi stimoli da album ad album e cambiare qualcosa, ma quello è più una cosa che abbiamo fatto sui live. La Municipal, oggi, ha trovato una sorta di equilibrio, io ho in previsione il quinto disco, poi credo che ci sarà una sorta di pausa in cui magari mi farò delle domande su quello che voglio fare. A meno che non abbia nuovi stimoli, diciamo che la creatività non mi manca, però il mondo cambia e influisce anche sulla tua persona.

Carmine, Sanremo resta comunque un obiettivo per la band?

In quello incide molto il carattere, il mio è un po' contorto, faccio fatica a fare determinate cose, ho problemi con le telecamere, quindi per scelta personale evito determinate cose però non si sa mai, credo che ognuno scelga la propria strada. Io sto cercando di fare la mia musica nel modo più consono al mio carattere anche perché starei male a fare alcune cose in cui non mi sento a mio agio.

La Municipàl sarà in concerto il 15 agosto a Cesenatico in acustico, il 16 agosto a Fiumefreddo (CS) e il 17 agosto a Siculiana (AG)

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