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Torna Mina, il figlio Pani: “Tutti i giovani vogliono scrivere per lei, altro che invisibile”

Mina pubblica “Ti amo come un pazzo”, un album di inediti sull’amore in cui è presente anche “Un briciolo di allegria” con Blanco. Fanpage ha parlato con Massimiliano Pani, figlio della cantante e produttore.
A cura di Francesco Raiola
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Nei giorni scorsi, grazie all'uscita dell'album di Blanco, abbiamo sentito un assaggio di Mina, la cantante che esce oggi con "Ti amo come un pazzo", il nuovo album di inediti a distanza di Mina Fossati pubblicato nel 2019. Un album in cui Mina torna a cantare l'amore nelle sue varie forme e soprattutto lo fa con la sua ecletticità, giocando con la voce come ci ha da tempo abituato a fare. Nonostante manchi da oltre 40 anni dalla scena pubblica Mina continua a essere sempre presente ma mai ingombrante e quest'album continua la tradizione che la vuole ascoltare tante canzoni e sceglierne alcune di giovani e misconosciuti autori (oltre a quelle dei suoi collaboratori storici). A produrre tutto – tranne "Un briciolo di allegria", la cui produzione è di Michelangelo – è come sempre suo figlio Massimiliano Pani che a Fanpage.it racconta questo lavoro, la canzone con Blanco – che l'ha definita un mito -, la passione di Mina e per Mina.

Mi racconti un po' come nasce quest'album?

Questo è il primo disco inedito dopo Mina-Fossati, che è stato un disco molto bello perché Ivano ha scritto delle cose meravigliose e loro due insieme sono due fuoriclasse assoluti. Dopo quel progetto a cui ha tenuto molto, Mina ha ricominciato a lavorare col suo modo standard, cioè cercando pezzi, cose la potessero interessare e poi realizzare un progetto discografico che avesse un certo tipo di unità. E questo è un disco di canzoni d'amore, anche la copertina ricorda un po' le copertine di rotocalchi tipo Bolero Film: le storie d'amore che ci sono dentro vanno da quella intensa, drammatica a quella ironica e questo è un po il concetto di questo disco.

Ovvero?

Dentro c'è un po' di tutto: siccome lei è un'interprete pura, si diverte e le piace affrontare diversamente i vari stili musicali, ma anche diversi generi di canzoni d'amore, per cui c'è quella ironica come "L'orto" e "Non ho più bisogno di te" e invece quelle, diciamo, più intense e drammatiche come "Don Salvatò", e alla fine è arrivato anche questo pezzo di Blanco, "Un briciolo di allegria", che a lei è piaciuto e permette la continuazione di questa tradizione di Mina che dà voce ai giovani autori e ai giovani cantautori. Ha cominciato a farlo negli anni 60 con Paoli, De André e con Fossati e ha continuato per tutta la sua carriera. A quasi tutti gli autori di canzoni il primo pezzo gliel'ha trovato Mina, è stata la prima a beccarli come autori, perfino Battisti, prima che cantasse: pensa a "Amor mio", "Io e te da soli" e "Insieme" pezzi che ha scelto prima che lui cantasse e poi questa cosa è andata avanti ed è bello il fatto che anche Blanco, che è uno dei ragazzi più interessanti che scrive oggi, sia arrivato a proporre un pezzo.

È un pezzo in cui Mina, pur dando chiaramente la propria caratterizzazione, non ha paura a mettersi al servizio di Blanco e Michelangelo, no?

Certo, è lei che è andata nel mondo di Blanco perché è il suo mondo, quello che gli appartiene. Quindi, come interprete, non voleva far fare a Blanco una cosa alla Mina, ma far fare a Mina un pezzo alla Blanco. Che poi è quello che lei, come dicevamo, ha fatto con tanti autori di canzoni: ha cantato cose molto diverse, perché molto diverse erano state scritte. Poi è lei che dà un'unità, è lei che rende tutto omogenei, perché è un'interprete vera. E poi lei è più avanti di tutti.

Cosa l'ha convinta a dire sì a Blanco?

In quest'ultimo anno abbiamo avuto richieste da tutti, ma proprio tutti i ragazzi nuovi, il che è molto bello perché quando loro sono nati Mina già non faceva televisione, non faceva serate, non faceva video eppure per loro lei rappresenta un'artista con cui vogliono fare una cosa, evidentemente la vedono come una molto avanti. Però il pezzo più bello che è arrivato è quello di Blanco: lei pensa sempre al pezzo, non a una questione di marketing o di discografia, se crede che il pezzo è forte lo fa, se no, non lo fa, indipendentemente dalle proposte che arrivano. Lui l'ha mandato in extremis, avevamo quasi chiuso il disco, hanno fatto la base con Michelangelo, lei lo ha cantato e Blanco è venuto a Lugano per mettere insieme le voci, praticamente per fare il mix.

Sappiamo che questo lavoro si può fare anche a distanza, l'hai voluto lì anche per avere una supervisione?

No, probabilmente a lui faceva piacere, penso. Ci ha detto: "Veniamo a Lugano, mettiamo su le voci" e a noi ha fatto piacere ospitarli, quindi abbiamo sovrapposto la voce di Mina alla voce di Blanco sulla base, ed è venuto fuori il pezzo che avete ascoltato.

E tu hai lavorato con Michelangelo su qualcosa?

No, in verità abbiamo solo fatto questo mix, praticamente. Io ho fatto il produttore di tutto il disco fuorché quel pezzo. Ma doveva essere così proprio perché la proposta interessante era essere nel mondo di Blanco.

Te lo chiedono spesso, ma la discografia cambia velocemente, quindi ogni volta potremmo avere una risposta diversa: cos'è che piace a Mina, oggi, quando ascolta una canzone?

Al di là del genere – lei non è una generista visto che fa tutto, dalla canzone pop, rock, funk, Napoli, gli standard jazz, i pezzi Latin, la bossa nova – a lei interessa proprio il nucleo della canzone, quello che c'è dentro la costruzione di questa melodia. Se c'è un pezzo forte lo sceglie, tant'è che può essere un grande pezzo ma non solo: per esempio nel disco ci sono due, tre pezzi che sono proprio delle grandi canzoni e altri due, tre che sono delle piccole canzoni, però sono ironiche come "L'orto" o "Non ho più bisogno di te". Poi ci sono pezzi importanti come "Don Salvatò" di Avitabile, altri grossi come "Fino a domani", a me piace molto "Zum Pa Pa" che è proprio un pezzo tra "La donna cannone" e Fossati, una via di mezzo, e poi ci sono anche pezzi ironici, piccolini. Ecco, le interessa sempre l'emozione e quello che la canzone ti dà.

A proposito di Avitabile, come mai ha scelto quel pezzo per tornare a cantare in napoletano?

Quella è una grande canzone, secondo me è la cosa più emozionante che Avitabile abbia scritto, poi sai che lei ha un grande amore per la musica in napoletano e per tutto il repertorio tradizionale. Ha cantato tanto in napoletano proprio perché è una lingua segreta, è un genere a sé, come dire bossa nova o funk-rock, è un genere. La musica napoletana è un mondo, un mondo musicale che ci appartiene e che lei ama molto.

L'orto di Mattia Lezi mi incuriosisce molto perché è una canzone che l'autore portò alle audizioni di X Factor ma non convinse Fedez. Però ha convinto Mina… Come vi è arrivata?

Fa parte dei tantissimi pezzi che vengono mandati in momenti diversi. Lei li mette da parte, poi questo ragazzo è andato a fare X Factor e ha fatto la sua strada, ma noi avevamo già il pezzo.

Quindi l'ha portato a X Factor dopo averlo mandato a voi…

Lui l'aveva già mandato, lei ha detto che era carino e voleva farlo. Lo ha scelto perché la divertiva, Mina ha questa ironia, questo coraggio di fare cose anche molto piccole vicino a cose molto grandi, anzi, il bello del disco è anche questo. E poi anche lì ha dato voce a un giovane autore, cosa che è un po' la cifra di tutta la sua carriera. Alla fine, come dicevamo, i giovani autori prima mandano a Mina e questo lo hanno sempre fatto e lo fanno ancora oggi.

La voce di tua madre è sempre incredibile, ha una routine di studio, la allena?

La voce impostata classica, quella del soprano e del tenore, non è una voce naturale, è una voce di diaframma e va veramente allenata. Tant'è che loro, i cantanti classici, devono, proprio come degli atleti, tenere in allenamento questa voce perché è una voce artificiale. D'altronde loro cantavano quando non esisteva la microfonazione, quindi avevano bisogno di farsi sentire in un teatro anche da quelli che stavano sul loggione. La voce di un cantante di musica moderna non ha bisogno di avere questa potenza perché puoi anche cantare con un filo di voce, come Chet Baker, e riuscire lo stesso a darmi un'emozione. Lei ha sia un grande strumento, perché è innegabile che abbia un grande strumento, ma soprattutto ha una grande intelligenza musicale nell'usarlo. Il fatto che ami tanti generi musicali, che li ha studiati, fatti suoi, che sia così curiosa e abbia questa grande cultura musicale, fa sì che possa interpretare un po' di tutto. Tra l'altro lei è ritenuta la più grande cantante bianca al mondo, proprio perché sa interpretare cose diverse.

Quali sono stati attestati di stima mondiale che più ti hanno colpito in questi ultimi anni?

Harry Styles ha fatto un pezzo di Mina in concerto quando era in Italia, Turturro ha voluto per un suo film, Carmela, proprio in napoletano mentre Almodóvar tutti gli anni mette Mina nei suoi film. Hanno fatto un'intervista a Kenny Barron, il grande pianista jazz in cui gli hanno chiesto chi fosse la più grande cantante di ballad jazz e lui ha risposto: "La più grande di tutti è una non cantante di ballad jazz, ed è Mina" che è una cosa bellissima. Poi ci sono i napoletani dicono che Mina è l'unica non napoletana che può fare il repertorio classico, che è anche un grande attestato di stima o, se guardi il mondo latino, trovi tante ragazze giovani che cantano come lei, a volte ti chiedi come ci siano arrivate, e ti rendi conto che lei comunica, nel suo modo di fare arriva potente. Non la vedi in tv, non la vedi nei film, ci arrivi solo per la musica, per l'emozione ti dà.

Nonostante la sua volontà di scomparire, dal Cinema alla pubblicità è un'artista che abbraccia tutti i campi possibili per arrivare a quanta più gente possibile.

Come ti dicevo ha una grande curiosità e cultura musicale, quindi cerca di fare tutto con grande passione e amore e fa le cose che la divertono, questa è la sua grande capacità. Non fa il disco furbo, non fa le cose per venderle, fa le cose perché ci crede, questa è la sua unicità. Se ci pensi è l'unica cantante al mondo che pubblica un disco nuovo che va al primo posto in classifica senza fare promozione sui dischi, concerti o tv da 45 anni, eppure è contemporanea, vende dischi e ne stiamo parlando anche adesso. È proprio il suo lavoro che è convincente, che è credibile, che ha qualcosa di più da comunicare, questo è affascinante in un'epoca come la nostra, in cui tutti sono continuamente online, tutti comunicano, tutti che si fanno vedere, e quella che ci fa vedere meno di tutti è quella che però esce di più.

Finirà mai questo bisogno che molti hanno di vederla prima o poi tornare?

Se ci pensi lei è continuamente in televisione, da Techetechetè a Rai 5, passando per Rai Storia, è continuamente presente, con cose storiche, di repertorio, alcune anche bellissime, ma si vede tanto.

L'ultima, se non sbaglio, è una foto di spalle, che postò sua sorella su Instagram, in cui sua madre guarda la televisione.

Queste sono quelle cose un po' strane, morbose, che deve fare il telegiornale perché mia sorella in casa, un'assurdità, dov'è la notizia?

Però la notizia c'è…

Beh, catalizza l'interesse della gente. La cosa bella è che una persona con questa grande credibilità artistica abbia anche una grande popolarità, cose che non sempre vanno di pari passo, talvolta hai grandi artisti che però non godono di grande popolarità, oppure hai persone di grande popolarità che non hanno grandi qualità artistiche, mentre lei è una di quelle che mette insieme un po' le due cose. Per gli italiani è come la Ferrari, come Fellini, come la Loren, cose e persone che tutti citano quando devono parlare delle nostre eccellenze. In più lei continua a produrre, a essere contemporanea, mentre molte altre cose sono ferme in una determinata epoca.

Lo sente mai il peso di essere un riferimento nazionale e internazionale?

Assolutamente no, perché lei è autoironica, è una persona che non si prende per niente sul serio, anche se fa molto seriamente il suo lavoro. Non le interessa la fama, d'altronde ha avuto il coraggio anche di uscire da tutto e ti assicuro che quando ha fatto queste scelte non era così facile. A un certo punto decise che non avrebbe fatto più televisione perché aveva capito prima degli altri che la televisione stava cambiando, scelse di fare altro e quest'altro sono i suoi dischi. All'epoca, per dire, la EMI, che la distribuiva, rescisse i contratti perché non voleva più fare promozione, andare in televisione e fare i concerti e lei disse: "Va bene, non importa, io vado per la mia strada". Insomma, ha fatto anche delle scelte molto coraggiose che oggi noi commettiamo dicendo che è andato tutto bene ma ci voleva anche un certo coraggio.

E resta una delle poche donne che va prima in classifica…

Anche se ci sono delle ragazze brave, sta uscendo una generazione importante, vedi Madame. C'è un movimento di ragazze che dicono la loro a loro modo, per la loro età, una cosa che mi sembra interessante, poi lei ha di buono che ha preso quella fascia 20-35 anni che la segue perché le piacciono i suoi dischi, ed è bello che lei faccia continuamente ricerche, riesca sempre trovare qualcosa da proporre.

E quindi adesso cosa sta ascoltando che le piace?

Noi abbiamo da parte pezzi per andare avanti per anni a fare gli inediti. Ascolta tantissima musica, provo per il piacere di ascoltarla, poi ogni tanto dice "Ok, facciamo questo" e allora fa un progetto, magari a tema, come può essere "American Songbook" o "Dalla terra" in cui c'erano canzoni della tradizione classica, oppure "Mina canta o Brasil" che era bossa nova, quindi fa sia quelle operazioni che i dischi inediti. Questo è un disco inedito, il prossimo sarà invece un'operazione dedicata o a un artista o a un genere musicale.

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