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Stash dei The Kolors: “Prima volevo i platini, ora le mie priorità sono cambiate”

Il viaggio nel mondo del pop anni 80 continua per Stash e i The Kolors che hanno deciso di ispirarsi e rimodellare un suono che da sempre lì ha affascinati. Lo si sentiva in “Mal di gola” e lo si sente ancora di più in “Cabriolet Panorama”, canzone scritta da Stash assieme a Davide Petrella e Zef.
A cura di Francesco Raiola
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Il viaggio nel mondo del pop anni 80 continua per Stash e i The Kolors che hanno deciso di ispirarsi e rimodellare un suono che da sempre lì ha affascinati. Lo si sentiva in "Mal di gola" e lo si sente ancora di più in "Cabriolet Panorama", canzone scritta da Stash assieme a Davide Petrella e Zef, che anche nel video accompagna l'ascoltatore sulla Costiera Amalfitana di quegli anni. Come ha spiegato Stash a Fanpage.it – che vi mostra in esclusiva anche alcune foto tratte dal backstage del video girato da Marc Lucas e Igor Grbesic – l'idea però è quella di rimodellare sul gusto contemporaneo alcuni stilemi che hanno segnato il pop di quegli anni. Ma l'occhio di Stash guarda anche all'esperienza Ed Banger, la storica etichetta francese che ha prodotto arristi come Mr Oizo e Justice, tra gli altri, caratterizzando il pop internazionale di questi ultimi decenni.

Cabriolet Paranoia torna sugli anni 80, ma in maniera diversa, state dando uno spettro ampio di quel periodo nella vostra musica.

Penso che sia la decade con più sfumature dal punto di vista artistico, si può raccontare un messaggio poetico anche nelle immagini, come sul video di Mal di gola, e si può raccontare una parte degli anni 80 in cui c'erano i primi veri hook della musica pop, con delle reference anche nel video, nel nostro caso, al mondo 80 italiani, quasi Vanzina, come colori, come mood.

Quegli anni 80 che una volta erano quasi bistrattati e poi all'improvviso rivalutati…

Forse quel pop, quello con le spalline, come lo chiamo io, era letto in maniera diversa. Era quello che andava contro il pop dei 70, che era un po' antipop, alla fine il vero pop dopo i '60, ovvero gli anni dei Beatles, dei Beach Boys, etc, è stato quello degli 80. Se ci pensi, in quei 6/7 anni c'erano in giro Bowie, Duran Duran, i Queen, i Pink Floyd e Michael Jackson che usciva con "Thriller" e dopo qualche anno anche con "Bad", ed è quello che io sto analizzando dal punto di vista tecnico musicale. La ricerca dell'icona in musica è un po' finita. All'epoca a un artista dicevi: "Sei come Michael Jackson", "Sei come Vasco", "Sei come Bowie", non la prendeva come un complimento. Oggi se dici "Mi ricordi Sfera" è una roba figa, è quasi interpretata come un complimento. Questa ricerca dell'iconicità di qualsiasi cosa: del look, dell'estetica, delle immagini, delle scenografie sul palco, dei suoni, è un po' quello che mi manca, ed è quello che insieme ai The Kolors voglio andare a citare, stimolando ancora una volta la nostalgia di chi li ha vissuto ma allo stesso tempo dare una autenticità al progetto, rispetto al pop attuale, al mainstream attuale.

E questo cosa comporta a una band come la vostra?

Guarda, è quasi una formula matematica usare un certo tipo di suono, un certo tipo di beat e non mi riferisco solo al latin, al reggaeton, ma a tante altre cose che sono il suono dei nostri giorni. E alcune persone – non tanto gli addetti ai lavori, a cui piace la strada che stiamo intraprendendo – mi hanno detto: "Puoi fare i tormentoni con questo suono, questo ritmo e non lo fai?". Io onestamente ho spostato un po' la priorità in musica, se fino a qualche tempo fa volevo fare i platini, riempire le playlist di Spotify, fare milioni di visualizzazioni e questo era l'obiettivo, era dovuto anche al fatto che era l'inizio, poi quando ti guardi indietro e ascolti un brano come "Pensare male" – nel caso specifico c'è stato anche un bel platino che ne vale 100, perché è stata la prima canzone in cui mi sono sentito libero di fare qualcosa che forse non era proprio il canone – capisci che è quella cosa lì che ti dà la spinta a fare quello che senti realmente. E quella verità è quello che ti premia di più perché la gente la sente.

Dal walkman al motorino Piaggio, anche questa volta tornano temi presenti nel vostro video precedente a dimostrazione che questo vintage è una vostra caratteristica, ormai.

Anche in quello c'è tanta verità, perché io sono vintage, ho una specie di filtro vintage naturale, i miei occhi vedono in quel modo. Mi rendo conto che la mia visione in musica è questa, motivo per cui va a citare dei suoni, ma non stiamo facendo revival attenzione, cerchiamo di essere comunque una realtà contemporanea che fa lo sport del 2021.

La citazione della Ed Banger non è casuale…

La Ed Banger è stata la nostra religione. Quando abbiamo messo su il progetto The Kolors, nel 2009, le cose a cui facevamo riferimento erano Soulwax e Ed Banger, in particolare faccio riferimento a Justice, Mr Oizo, Breakbot, tantissimo, se ci fai caso è molto quella roba lì, forse Breakbot se ne frega anche di tutto ciò che è il linguaggio attuale, nel nostro caso non è così. Quella roba lì ci ha influenzato tanto, al punto da usare i nostri ultimi spiccioli per andare a Londra per una notte, senza hotel, dormire in aeroporto perché dovevamo vedere la festa di compleanno dell'etichetta al Coronet Theatre a Londra, per noi era come un corso di aggiornamento, tra l'altro quella sera erano ospiti, coi caschi, i Daft Punk. Quella roba per me sono le nostre radici.

In che modo ha influenzato il nuovo singolo?

Il basso di Cabriolet Panorama anche se non è un vero e proprio sampling, deriva dai Justice. Quando ci confrontavamo con Zef – che, come noi, ha questa visione, specie nella parte ritmica – gli dicevo che dovevo cercare di riprodurre "We are your friend" dei Justice, il punto in cui c'è il basso da solo. Così ho cercato di analizzare lo spettro delle frequenze di quel basso e ricrearlo in maniera affine ed è venuto fuori il basso di Cabriolet Panorama.

Quando hai capito la direzione che volevi prendere?

Nell'estate del 2009 ho deciso di voler fare quella roba lì, prima avevo ancora la band blues. Vidi i Soulwax nelle Nite Versions, il concerto in cui sono vestiti di bianco, lì mi sono intrippato, mi sono detto che volevo fare quella roba, chiaramente traducendola nel mio linguaggio, comprensibile al mondo pop.

"Quanti chilometri hai fatto per il panorama" è la tua autobiografia?

Ho fatto un giro larghissimo nel testo e nel racconto di Cabriolet Panorama, perché io e Davide Petrella volevamo essere leggeri, spensierati. Eravamo in studio tutti e tre, ognuno nel proprio, era dicembre, faceva freddo, c'era la pioggia e gli ho detto che avevo voglia di ripartire, pensavamo alle cose che si fanno d'estate. Guardavo le foto della Costiera di cui sono un fan hardcore, e c'era questa voglia estrema di ricominciare e vivere le temperature calde, la spensieratezza di questo periodo. Volevo essere leggero, ma il testo e anche il racconto visivo raccontano la mia storia con Giulia: questo concetto del déjà vu era quello che mi aspettavo all'inizio, ne ho vissuti tanti di déjà vu prima di Giulia, ma lei è stata l'anti déjà vu perché era l'opposto di quello che mi aspettavo. Il motivo per cui secondo me, non a caso, la vita ci dà questo segnale assurdo che in questo momento è a casa con la mamma e si chiama Grace. Penso che quando ci sono un'affinità e un sentimento così forti penso sia più facile che accadano certe cose.

Senti, hai seguito quello che è successo al Primo maggio con Fedez? Che ne pensi del ruolo dell'artista oggi?

Ti dico, non ho seguito bene la vicenda perché avevo un giorno pieno da vivermi con la mia famiglia; in questo momento in cui ci sono l'uscita del singolo, del video, Amici, sono sbattuto tra altre cose e avevo bisogno di qualche opra per liberarmi di tutto. Però ti dico che Fedez è uno che non ha mai fatto nulla di stupido, specie quando si parla di mettere la faccia per un qualcosa di importante, di grande. La penso come tutti gli artisti: penso che se in questo momento uno debba mettere davanti alla natura del messaggio di Fedez l'idea che di Fedez si ha dal punto di vista artistico è un cretino, perché in questo momento è una persona che fa parte del nostro settore che ha deciso di metterci la faccia e battersi per una cosa che è sacrosanta. Nonostante non abbia seguito bene mi sento di abbracciare Fedez. L'artista deve essere sempre libero.

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