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“Socialismo Tropicale”: Lo Stato Sociale denuncia il dramma migranti, per restare umani

Si chiama “Socialismo Tropicale” il nuovo singolo de Lo Stato Sociale, la band bolognese che a febbraio sarà tra i Big del prossimo Festival di Sanremo.
A cura di Francesco Raiola
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Lo Stato Sociale
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Lo Stato Sociale sceglie sonorità reggae e ska per il nuovo singolo "Socialismo tropicale", che segna il il ritorno musicale a ridosso di Natele e a pochi giorni dall'annuncio del loro esordio a Sanremo dove gareggeranno tra i Big. La band bolognese si conferma controcorrente, almeno per quanto riguarda le sonorità, perfette per il periodo estivo, ma soprattutto per il contrasto tra l'allegria del ritmo e il significato di una canzone che vuole porre l'attenzione sul dramma dei migranti, prendendo spunto dalla tragedia di Portopalo, avvenuta nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 1996, in cui sono morte in mare 283 persone nel tentativo di arrivare in Italia.

A Sanremo da Big

Non sappiamo ancora nulla di quello che sarà "Una vita in vacanza", la canzone con cui saliranno sul palco dell'Ariston, ma a nove mesi di distanza dall'uscita del loro ultimo album "Amore, lavoro e altri miti da sfatare", Lo Stato interrompe il silenzio pre sanremese, sentendo l'urgenza di una denuncia che in questi ultimi anni ha visto molti artisti spendersi per questa causa: "Socialismo tropicale" esisteva anche prima della chiusura dell'album, ma, come spiega la band, è rimasta fuori "perché non poteva essere un brano in mezzo ad altri".

Il messaggio della canzone

Nella descrizione del video la band bolognese, che non si è mai tirata indietro di fronte all'attualità politica – e gli scontri con Salvini ne sono solo una delle dimostrazioni – scrive: "Nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 1996 sono morte in mare, a largo di Capo Passero, 283 persone nel tentativo di arrivare in Italia. Forse la prima strage di migranti nel Mediterraneo. Da allora hanno perso la vita oltre 30mila persone cercando di raggiungere il nostro paese. I recenti accordi UE-Italia-Libia non fanno altro che spostare il confine sulla costa nord africana dove ora gli uomini che tentano di muoversi attraverso i continenti vengono vessati in condizioni disumane e addirittura battuti all'asta come schiavi".

Il video tra iperconnessione e migrazioni

"Le frontiere sono un problema e allora le allontaniamo, le allontaneremo così tanto che qui non arriverà più nessuno. (…) Se volessimo veramente risolvere il problema, i confini andrebbero aboliti, fidati, tanto siamo sempre lo straniero di qualcun altro (…) Smettila di cercare il business dove ormai ci sono solo turisti e pescatori. Vai a ballare, divertiti, divertiti, divertiti, che domani parti per la Libia", dice, a metà video, la voce che parla al protagonista del video della canzone, interpretato dal bassista Alberto “Albi” Cazzola, un business man del nord che arriva a Lampedusa per chiudere "due affari lì". Un uomo alla ricerca di campo per le sue telefonate – iperconnesso in crisi d'astinenza – che dopo questa chiamata, però, cambia atteggiamento e comincia a godersi la bellezza del luogo in cui si trova: "A settembre siamo stati a Lampedusa: l’isola al centro delle cronache sulla migrazione e sulle stragi in mare degli ultimi anni e abbiamo sentito di collegare la canzone alle immagini dell’isola".

Restare umani

Questo video, continua la band, "vuole essere una piccola cosa per ricordarci quanto sia importante restare umani e prenderci la responsabilità di un primo passo verso l’altro e non rinchiudere le nostre vite dentro le mura di casa" e si chiude con una speranza: "Inventati un mondo nuovo, prova a raggiungerlo e portami a ballare nel futuro dove l'amore non è un'isola, il cielo non è in una stanza, dove tra gli uomini non basta il mare per mettere distanza".

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