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Silvestri, Consoli, Gazzè: il talento di mettere la propria arte al servizio degli altri

Con Collisioni a Roma, Daniele Silvestri, Carmen Consoli e Max Gazzè hanno portato anche a Roma un’esperienza fortunata, condividendo il palco e restituendo uno spettacolo che li conferma come tre delle più belle realtà musicali italiane.
A cura di Francesco Raiola
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Carmen Consoli, Daniele Silvestri, Max Gazzè all'Auditorium Parco della Musica (ph. Umbi Meschini)
Carmen Consoli, Daniele Silvestri, Max Gazzè all'Auditorium Parco della Musica (ph. Umbi Meschini)

C'è veramente bisogno di ribadire la bravura di Carmen Consoli, Max Gazzè e Daniele Silvestri, dopo un carriera che li ha portati – stando solo all'ultima impresa – a riempire per quattro serate consecutive l'Auditorium Parco della Musica di Roma? Sì, ce n'è bisogno, perché in un mondo, quello musicale, che vuole farci credere che ogni anno sbocciano decine di potenziali talenti, che una bella voce può bastare a fare successo (successo?), e soprattutto che ha una memoria sempre più corta, è bene ribadire chi in questi ultimi anni ha contribuito a rendere lo spazio musicale italiano un luogo un po' più accogliente e caloroso. Che c'è chi riesce ancora a tenere incollato su una sedia per tre ore un pubblico costruito negli anni (tanti) in cui la propria scrittura ha significato qualcosa, qualcuno che non è stato calato dall'alto a solleticare il gusto di una platea televisiva; qualcuno, insomma, che riesce ancora a farti cantare, emozionare, portare il ritmo, sorridere (ridere), senza guardare l'orologio.

La confusione tra talent e talento

Queste cose le avevo appuntate nella prima metà del concerto che i tre musicisti hanno tenuto per Collisioni a Roma, l'evento che ha replicato quello che l'estate scorsa era successo a Barolo, in occasione proprio del festival Collisioni. Un'unione che era piaciuta e che per questo è stata ripetuta, portando alla mente l'esperienza del Padrone della festa, ma questa volta costruendo l'alchimia senza Fabi ma con una straordinaria Carmen Consoli. Quando a metà dello spettacolo i tre hanno mollato tutto per prendersi una pausa in un salottino costruito ad hoc, tutto ha assunto un significato diverso, anzi, chi scrive ha avuto l'ennesima conferma che il gioco e le dinamiche televisive tra talento e talent è qualcosa che interessa non poco anche a chi fa musica e che le due cose non per forza vanno a braccetto. La chiacchierata, infatti, ha portato a un momento X Factor con i tre, più i due musicisti che erano con loro sul palco, che hanno messo su una ventina di minuti di talent, giocando con gli stereotipi e proponendo tre dei loro cavalli di battaglia (anche se parlare di "cavalli di battaglia" guardando i loro repertori è complesso): "La Paranza" per Silvestri, "Un amore di plastica" per la Consoli e "Una musica può fare" per Max Gazzè.

Fiati e percussioni: riarrangiare classici contemporanei

Tre pezzi che sono arrivati dopo che il pubblico in sala si era già scaldato grazie a un'intesa che ha fatto sì che lo spettacolo risultasse quanto più spontaneo possibile e portando a un record, quello del concerto con meno telefonini alzati contemporaneamente a riprendere. Niente filtro, insomma, ma solo la voglia di vedere 5 musicisti divertirsi sul palco con un repertorio noto, ma riarrangiato magistralmente grazie ai fantastici fiati di Max "Dedo" De Domenico e alle percussioni di Arnaldo Vacca che si sono aggiunti alla band formata dalla Consoli alla chitarra, Gazzè al basso e Silvestri tra tastiere e chitarra.

Tre artisti, tre voci, un'unica anima

"Fiori d'arancio" ha fatto subito capire quello che sarebbe successo, con le voci dei tre artisti a incastrarsi per ricamare nuove vesti per pezzi che tutti abbiamo in testa. Tutti suonavano e tutti cantavano i pezzi degli altri, interrotti solo dalle urla del pubblico e dagli sfottò reciproci. Pur volendo arrivare in Auditorium cercando il pretesto per dire "Operazione commerciale, costruita a tavolino per unire pubblico e fare soldi" sarebbe impossibile per vari motivi: innanzitutto per la comunanza artistica che li lega, poi per la capacità di fondersi tra loro, per la sinergia sul palco, perché l'impressione è che nessuno sia arrivato a mostrarsi e mostrare la propria bravura, ma per mettersi ciascuno al servizio degli altri, amplificando il risultato.

L'abbraccio del pubblico

Insomma, questa esperienza è una riappacificazione con la musica suonata, una celebrazione di un'esperienza che fortunatamente – almeno singolarmente – non si è conclusa, suggellata da un pubblico che accompagna lo spettacolo in maniera attiva, non riuscendo più a trattenersi quando la Consoli comincia a intonare "‘A finestra", accalcandosi sotto al palco per accompagnare "Cohiba" e il bis composto da "Stranizza d'amuri", "Testardo" e "La vita com'è".

E il futuro?

Cinque concerti totali, l'ultimo il 30 dicembre e pare che non ce ne saranno altri: "Troppi impegni singoli" ci spiegano; in un mercato che sforna repack in continuazione, però, incidere un bel dvd live potrebbe accontentare anche chi non è riuscito a goderselo. E chissà, magari si potrebbe poi riportare live l'esperienza in poche date scelte.

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