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Sanremo 2021, Enrico Ruggeri: “Non sono d’accordo con Franceschini, i teatri devono riaprire”

“Il ministro della Cultura dovrebbe stare dalla parte di chi fa musica, la sua decisione va contro”. Parla Enrico Ruggeri all’indomani di uno dei giorni più caldi per il mondo della musica e dello spettacolo: “Fino a che non riparte la musica, termometro della società, non riparte nulla. La fine della pandemia lo decide la gente”.
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Enrico Ruggeri (LaPresse)
Enrico Ruggeri (LaPresse)

"Il ministro della Cultura dovrebbe stare dalla parte di chi fa musica, la sua decisione va contro". Parla Enrico Ruggeri all'indomani di uno dei giorni più caldi per il mondo della musica e dello spettacolo. L'affaire Sanremo è esploso come un bubbone che rischia di spiattellarsi addosso a chi ha messo in gioco carriera, investimenti, lavoro. Al Corriere della Sera, lo storico cantautore che ha vinto il Festival due volte (Si può dare di più con Umberto Tozzi e Gianni Morandi nel 1987 e nel 1993 con Mistero) spiega: "La gara va fatta in ogni caso e del pubblico si può fare anche a meno". 

Le parole di Enrico Ruggeri

Enrico Ruggeri coglie l'opportunità della polemica sul Festival di Sanremo per estendere il discorso anche alla gestione dei teatri: "Termometro della società. Se non riparte la musica, non riparte nulla".

La gara va fatta in ogni caso. Sarebbe il minore dei mali. A Sanremo non vai per incontrare il pubblico dell’Ariston, ma per promuovere la tua musica. […] Il ministro della Cultura dovrebbe stare dalla parte di chi fa musica, la sua decisione va contro. I teatri hanno già dimostrato di saper rispettare i protocolli quindi dovrebbero tornare a lavorare. Fino a che non riparte la musica, termometro della società, non riparte nulla. La fine della pandemia lo decide la gente quando torna a vivere come accadde, lo dicono i sociologi, con la peste di Milano. Dovremmo farlo, beninteso con mascherine e igienizzante.

Il problema Sanremo

Il Festival di Sanremo non si può fare con il pubblico, lo dice la legge. Come ha scritto Francesco Raiola, nel suo approfondimento per Fanpage.it, "il teatro Ariston è categoria D/3 stando a una visura catastale […] Nella categoria D/3 sono inclusi "Teatri, cinematografi, sale per concerti e spettacoli e simili (con fine di lucro)" mentre gli studi televisivi sono inclusi nella categoria D/7 ovvero "Fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di un’attività industriale e non suscettibili di destinazione diversa senza radicali trasformazioni" come per gli Studi Rai Fabrizio Frizzi, accatastati in questa categoria. Insomma, categorie diverse con specifiche diverse, e non è detto che basti che la Rai entri per trasformarlo automaticamente in studio televisivo. Quindi, bisognerebbe adeguare il teatro alle normative di uno studio televisivo, cercando di capire anche cosa dirà il protocollo creato ad hoc per Sanremo".

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