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Sangiovanni: “Il problema è il politico razzista, non io che uso la parola ne*ro”

Sangiovanni ha dovuto affrontare le critiche per aver usato la parola “ne*ro” non censurata. A fanpage.it ha voluto spiegare il perché.
A cura di Francesco Raiola
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Nei giorni scorsi Sangiovanni ha dovuto affrontare le critiche per aver utilizzato, senza censura, la parola ne*ro nella canzone "Che gente siamo", presente nel suo ultimo album "Cadere Volare". La canzone è un vero e proprio sfogo del cantautore che se la prende con la politica anche partendo da quella frase. È evidente che non ci sia alcun intento razzista da parte di Sangiovanni, ma l'uso della parola si inserisce all'interno di una discussione che da un po' tiene piede e che cade nel calderone di coloro – come fa lo stesso Sangio – che dicono che non si può più dire niente. Il brano è un ragionamento ampio sulla responsabilità di esprimersi pubblicamente soprattutto se si è famosi

"Se mai andrò in prigione, è perché ho detto ne*ro in tele mentre il politico razzista rappresenta il mio Paese. Se ti metti lo smalto, sei il degrado nazionale, se stai con un altro uomo, ti minacciano di morte, ma se picchi uno straniero, sei comunque un italiano e se tua moglie non ti vuole, non può manco denunciarti". I versi prima e dopo rappresentano bene quello che Sangiovanni vuole rappresentare di sé, eppure resta la diatriba attorno a chi e come può utilizzare una parola che in questi anni ha creato molto dibattito, con al comunità nera che chiede che quel termine non sia utilizzato, se non da chi è nero.

Anche perché ormai alcune parole sono diventate alibi per giustificare il non si può dire più niente. Abbiamo chiesto a Sangiovanni di quella canzone e di quel passaggio

(L'uso di quella parola) Scatena il casino per le persone che non riescono a comprendere quello che voglio dire, la mia frase dice: "Se mai andrò in prigione è perché ho detto ne*ro in tele, mentre il politico razzista rappresenta il mio Paese". Voleva essere una frase populista, tipo che spesso siamo vittime di quello che succede, come se fosse colpa nostra mentre credo che il problema sia molto più in alto. Credo che stia anche a significare come effettivamente in Italia, al giorno d'oggi, non ci sia molta libertà d'espressione. Poi su questi temi è giusto che non ci sia una certa libertà, ci vuole sempre rispetto per le parole che si usano, ma a volte si guarda la cosa di un singolo individuo mentre la società intera è rappresentata da politici razzisti.

Sangiovanni ci tiene a sottolineare come l'uso che ne ha fatto sia completamente diverso da quello che ne fa chi è veramente razzista o non capisce il peso di quella parola:

Probabilmente mi associano a qualche altro esempio di persona che la usa perché non pensa sia un'offesa o comunque la usa in maniera frivola. Io non sono una di quelle persone che la usa, neanche nella vita privata, la sentivo usata tra i miei amici di colore, presa anche molto dagli americani. Poi ci sta che qualcuno possa offendersi, perché un conto è farlo tra amici, ma se arriva da qualcuno che lo fa con un tono offensivo è un altro discorso, però non si può fare di tutta l'erba un fascio perché si rischia, come dico nel pezzo, che non si possa dire più un cazzo.

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