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Samuele Bersani: “Le canzoni mi hanno salvato”

Il cantautore di Rimini continua a portare in giro per l’Italia il suo tour, dopo l’affermazione al Premio Tenco per il miglior album. Alla vigilia della data di Caserta, racconta a Fanpage.it la gratitudine per quello che sta accadendo: “Non considero scontato, dal punto di vista economico, comprare un biglietto, andare a un concerto, pagare il parcheggio. Questo mi rende molto felice”.
A cura di Andrea Parrella
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Samuele Bersani, foto di Giuseppe Di Viesto
Samuele Bersani, foto di Giuseppe Di Viesto

Da sempre Samuele Bersani si distingue per la capacità di saper dire tanto in un solo verso. Il suo ultimo album, "Cinema Samuele", che ha segnato il ritorno sulla scena musicale dopo alcuni anni di silenzio e il Premio Tenco per il miglio disco, ne è l'ennesima dimostrazione. Un lavoro che il cantautore sta portando in giro per l'Italia con un tour che lo rimette sul palco dopo diversi anni, con l'aggiunta di nuove date lungo il percorso, tra cui quella di Caserta del 30 luglio, al Belvedere di San Leucio. Samuele Bersani sta raccontando questo tour sui social con grande entusiasmo e gratitudine, che approfondisce in questa intervista a Fanpage.it.

È frutto del ritorno alle cose che davamo per scontate dopo un anno e più di pandemia?

Per scontate no, più che altro davamo per perse. Da un po' di tempo mi mancava il contatto umano, perché come tutti sono rimasto chiuso in casa e siamo ancora in una fase di attendismo, cautela e un certo sospetto verso gli altri. Un concerto mi ridà la possibilità di tastare con mano se abbia costruito qualcosa oppure no, se mi seguano persone che mi conoscono, oppure se è per caso. Non considero scontato, dal punto di vista economico, comprare un biglietto, andare a un concerto, pagare il parcheggio. Questo mi rende molto felice. 

Il tuo ultimo album si sofferma molto sulla memoria e la dipendenza che abbiamo nei confronti dei ricordi. Sono una trappola per le nostre esistenze?

Non necessariamente, è anche fortunato chi è dotato di memoria nel caso in cui ricordi portino a cose che nella vita lo abbiano accompagnato con leggerezza, tenendogli compagnia. Ma quando il ricordo è sottrazione, quando rappresenta qualcosa che la vita ti ha tolto, diventa qualcosa da cui cerchi di scappare. 

Le canzoni che ruolo hanno in questo senso? Possono essere una soluzione alla persecuzione dei ricordi?

Sono una fortuna. Molti non hanno la chance che sento di avere io, quella di poter scrivere una cosa e, in un certo senso, capitalizzare un dolore. 

Tu hai dichiarato di aver scritto questo album dopo una grossa delusione sentimentale. La musica è stato un antidoto?

È sempre un antidoto. Non saprei spiegarlo a parole, faccio questo lavoro perché è l'unico modo attraverso cui riesca concretamente ad esprimermi. Le canzoni sono anche un modo per "impararmi", ma non è che sia sempre io il centro assoluto di ciò che scrivo. Sono uno strumento per guardare fuori, immaginare dove vanno a finire quelle persone che seguo per strada per un po' e poi perdo. Lì scatta la mia immaginazione che mi fa scrivere di loro.

La creatività è una via di salvezza?

Per tutti, soprattutto per coloro che la mettono al centro della loro vita. 

Hai detto che quella delusione sentimentale aveva portato a un blocco creativo. Ma l'amore non era la benzina delle canzoni? 

No, non voglio dare tutta questa importanza alla cosa. Ho avuto delusioni più cocenti, Giudizi Universali non è nata da un momento felice e anche Canzone, scritta per Lucio Dalla, arrivò perché una mi aveva lasciato. Certe cose fanno parte della vita, a volte si è pugnalati, in altre si può inciampare in un tradimento come è successo anche a me, e certe cose si provano a raccontare attraverso il mezzo che si possiede.

Oggi le nostre esistenze virtuali rendono la fine di una storia ancora più complessa.

Sì, soprattutto se c'è un algoritmo birichino che ti rimette la foto quando non la vorresti vedere. Ma in fondo i ricordi non vanno rimossi, significherebbe in un certo senso smettere di pensare. Però l'illusione dei 50 anni, quelli che ho, è di essere diventato anche un po' più bravo a gestire certe cose. Ci ho messo moltissimo a trovare le parole giuste per dare forza a me stesso. 

I 50 anni, appunto. Che effetto ha l'età su chi fa musica?

Io ho iniziato a 22 anni, quando sei un ragazzino c'è tanto istinto e incoscienza, che forse è un po' la polverina magica che fa volare le cose. Io sono convinto che nella vita ci si vada un po' a complicare e a sto giro, per me, trovare la via d'uscita dal labirinto è stato un po' più complesso. In passato mi era già successo di impantanarmi e quando accade, a meno che tu agisca per ripetizione di schemi, vai a cercare una parte di te che non conosci. Anche con la musica succede la stessa cosa. 

In una canzone di qualche anno fa parlavi dello scrutatore non votante che "non ascolta mai la musica, oltre alla sua in ogni istante". Riascoltarti è una cosa che fai con piacere?

Evito di farlo, se non magari durante la preparazione del tour. Quando ho consegnato un disco non dico che non lo ascolti più perché sarei falso, però non ho la vanità di pensare che ciò che faccio io sia giusto, provo a guardarmi attorno. 

E quindi cosa ascolti adesso?

Mi è piaciuto molto il lavoro di Iosonouncane e tra l'altro ho scoperto di vivere a 350 metri di distanza da lui. Guarda questi social che combinano…

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