Rolling Stone e la “mistificazione” di Fabrizio De Andrè
Sulla copertina di Rolling Stone di luglio campeggia una foto di Fabrizio De Andrè. Sigaretta e sguardo imperscrutabile, due aspetti che hanno contraddistinto il cantautore genovese. Ma il titolo che accompagna l'immagine, così come il contenuto del pezzo della nota rivista musicale italiana, non farà sicuramente piacere ai fan più intransigenti di Faber: “De André giù dall’altare”. Rolling Stone riporta interviste agli amici di sempre (Paolo Villaggio, Massimo Bubola e Mauro Pagani) e alla moglie Dori Ghezzi, dalle quali verrebbe fuori il profilo di una persona normale, che sarebbe stata sicuramente infastidita da questa ‘santificazione’ post mortem.
"La leggenda del santo cantautore non sarebbe piaciuta nemmeno a lui. Perché, in realtà, fu assai più ambiguo e confuso, culturalmente, di come lo tramandano i suoi cantori postumi”, scrive l'autore: "Era sicuramente più cazzaro che santo", rivela la moglie. Ed è la stessa Dori a raccontare: "Oggi sono l'archivio storico di un fatto culturale e musicale importante che non appartiene direttamente a me. E a volte sento un senso di rigetto per questo ruolo, non mi sento portata. Più che fare la testimonial, amo occuparmi di progetti concreti, far nascere delle cose. Se mi presto è perché mi rendo conto che mi tocca, e che questo porta a realizzare cose buone. Ma vorrei defilarmi".
Alla domanda su cosa gli rimproverasse, Dori Ghezzi risponde: “Cosa gli perdonavo, vorrai dire! Il farsi del male. Non faceva male agli altri, ne faceva a se stesso. Specie quando beveva troppo. Aveva momenti di rabbia non controllata perché non era più lui. Dopo vari tentativi di smettere, ricevette la spinta decisiva dal padre, che glielo chiese dal letto di morte. A volte vorrei che gli avesse anche chiesto di smettere di fumare”.
Il pezzo è stato puntualmente ripreso da Il Giornale che non ha mancato di strumentalizzare il contenuto delle interviste, inquadrandolo immancabilmente sotto gli occhi della politica e ricordato come De André fosse simile all' "altezzoso De Gregori, l’avvelenato Guccini, il sopravvalutato Vecchioni". Inutile dire che sono tutti artisti di sinistra, come Faber appunto.