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Rodrigo D’Erasmo, l’artista ovunque: “Esprimere quello che ho dentro è un’ossessione”

Violinista, polistrumentista, direttore artistico, Rodrigo D’Erasmo è un artista poliedrico che in questi giorni si è diviso tra il Festival di venezia e il suo Godai Fest.
A cura di Francesco Raiola
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Rodrigo D'Erasmo (Ilaria Magliocchetti Lombi)
Rodrigo D'Erasmo (Ilaria Magliocchetti Lombi)

Rodrigo D'Erasmo è un vulcano, onnipresente nel mondo della musica italiana, stimatissimo dai colleghi, multistrumentista, membro degli Afterhours dal 2008, compositore, arrangiatore, produttore, direttore d'orchestra (ha partecipato anche a vari Festival di Sanremo) e producer di X-Factor. Ma il curriculum potrebbe durare molto di più, in questi ultimi anni la sua attività si è ampliata al punto da dover passare dal "do it yourself" all'aiuto di un manager che lo aiuta a tenere sotto controllo tutte le attività che svolge anche contemporaneamente. In questi giorni, per esempio, oltre a X Factor, è stato impegnato a Venezia, dove era in veste di compositore della colonna sonora del documentario "Sergio Leone. L'italiano che inventò l'America", ma soprattutto è impegnato con il Godai Fest – di cui è ideatore assieme a Daniele "Il Mafio" Tortora – un nuovo festival multidisciplinare che unisce la musica alle arti visive e performative che si tiene il 7 settembre ad Ancona e vede protagonisti diversi artisti a cui è assegnato un elemento della Natura da sviluppare: Valerio Lundini (Terra), Diodato (Acqua), Meg (Fuoco), Gemitaiz (Aria), Vasco Brondi + Silvia Calderoni (Vuoto).

Sei un artista poliedrico, pieno di interessi e attività, dalla tua mente non poteva non nascere un festival multidisciplinare. Da dove prende vita Godai Fest?

Nasce dalla passione per il Giappone e la sua filosofia che condivido con Daniele “ilmafio” Tortora, co-ideatore del Festival. La filosofia buddista dei 5 elementi (Terra, Acqua, Aria, Fuoco e Vuoto) mi ha ispirato dandomi lo spunto per sviluppare un Festival che abbattesse qualsiasi barriera di genere, creativo e performativo, facendo dialogare senza soluzione di continuità artisti di estrazione e discipline molto distanti tra loro e facendoli interagire quanto più possibile.

Il genere è una gabbia in cui i giovanissimi non vogliono più stare. Come è cambiata, in base alla tua esperienza, questa percezione?

Negli ultimi anni è molto migliorata la percezione, soprattutto tra le nuove generazioni, che mi sembrano decisamente meglio predisposte allo scambio e all’interdisciplinarità. Manca forse un briciolo di curiosità e coraggio in più, anche tra gli artisti stessi, nel nostro Paese. E io nel mio piccolo, ogni volta che me ne viene data l’occasione, provo proprio a provocare questo genere di corto circuito.

Come hai assegnato i vari elementi agli artisti? In che modo tu e il Mafio avete collaborato con loro?

Le assegnazioni sono avvenute in maniera molto naturale. Antonio Diodato è un fratello ed è uomo di mare, quindi di acqua. MEG è donna di Napoli e quindi di vulcano, di fuoco. Gemitaiz è uno degli artisti più evoluti e in evoluzione della sua scena e della sua generazione quindi l’aria, il vento che cambia e scompiglia. Valerio è persona e artista materico, ma al tempo stesso poliedrico, quindi l’idea di fargli raccontare la terra sovvertendo e divertendo mi piaceva molto. E infine c'è il Vuoto, l’elemento degli elementi, quello che spaventa, che inghiotte ma che ridà la vita in altra forma. Abbiamo scelto Vasco Brondi e Silvia Calderoni perché sono due anime in continua e profonda ricerca e per guardare dentro a quel vuoto serve coraggio. Come esseri umani e come artisti e loro ne hanno da vendere.

In cosa consisteranno queste creazioni?

Sarà un’intera giornata di performing art, senza soluzione di continuità. Dal teatro alla musica, dal painting alla stand up comedy. E avverranno molto intrusioni, invasioni di campo tra le discipline, il che aggiungerà interesse e curiosità al tutto. Per il pubblico e per gli stessi artisti coinvolti.

L’idea è che da queste performance potrebbero nascere materiali duraturi: avete pensato anche alla possibilità di far sì che quello che mostrerete possa diventare qualcosa che resta nel tempo?

Ce lo auguriamo, ovviamente. Quest’anno cominciamo con un’anteprima in un’unica giornata, ma l’idea è quella di farlo diventare un appuntamento fisso dall’anno prossimo e poterlo finalmente declinare in 5 giornate, una per ognuno degli elementi.

Quando hai capito che l’arte era parte di te?

Sono cresciuto in Brasile e sin da molto piccolo la musica era parte del mio quotidiano. Ho iniziato molto presto gli studi di chitarra classica, poi il violino, mi sono diplomato in Conservatorio ma ho capito di poterne e volerne fare un mestiere solo intorno ai 20 anni. L’urgenza, l’esigenza espressiva e creativa è nata a quell’età e da allora non ho potuto più farne a meno. Pensare a come esprimere ciò che ho dentro è diventata un’ossessione che ancora mi accompagna e mi accende giorno dopo giorno.

Sei trasversale al mondo della musica italiana, dall’indie a XF, passando per il Cinema e la direzione d’orchestra, spesso contemporaneamente. Come si organizza il tuo lavoro? Sei uno di quelli che ama il caos creativo o devi avere un ordine ben preciso?

Sono abbastanza control freak per quanto concerne l’organizzazione del lavoro. Fino ad un anno fa facevo tutto da solo ma la diversificazione così ampia mi ha imposto la necessità di avere un manager che mi aiutasse perché cominciavo a perdermi i pezzi per strada. C’è quindi un management che si occupa di pianificare le mie tante attività e coordinarle rendendo meno caotico il tutto. Ma un po' di caos ci vuole sempre.

A proposito di Cinema, in questi giorni sei a Venezia per aver composto la colonna sonora del doc su Sergio Leone. Cosa ha rappresentato per te Leone? E che rapporto hai con un regista i cui film sono passati alla storia anche grazie alle colonne sonore?

Sono proprio in treno tra Venezia, dove ho assistito alla prima del Documentario su Sergio Leone, ed Ancona, dove va in scena l’anteprima del Godai Fest! Leone è un gigante che ha influenzato generazioni di cineasti, di registi e anche di musicisti grazie alla stretta relazione del suo cinema con la musica che ha un ruolo centrale. Confrontarmi con i suoi capolavori e cercare di far dialogare le mie musiche con quelle del sommo Morricone è stata una sfida non da poco che però ho accettato conversando gioia e stimolo. Penso ne sia uscito un lavoro molto rispettoso e sono molto grato a Francesco Zippel, regista del documentario, per avermi coinvolto in questa avventura. L’accoglienza a Venezia è stata incredibile, oltre ogni nostra aspettativa. Il film uscirà anche nelle sale, con nostra grande gioia, il 20 di ottobre. Quindi non posso fare altro che invitare tutti a vederlo nella sua migliore collocazione possibile, al cinema.

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