Rock in Roma 2015, gli organizzatori: “Andiamo verso un record di presenze: 220 mila”
C'è una rassegna in Italia, che ogni estate porta per un paio di mesi alcuni degli artisti nazionali e internazionali più famosi a Roma. È il Rock in Roma, che ormai ha superato la metà del calendario, ma ha ancora alcune cartucce da sparare. A Capannelle, infatti, si alternano da anni artisti come Muse, Bruce Springsteen, Radiohead, The Cure, Blur, Beach Boys e tanti altri e quest'anno non è stato da meno. Ieri sera il protagonista è stato Lenny Kravitz, e ad oggi mancano 5 appuntamenti alla fine di questa edizione – tra cui l'ultima esibizione del trio composto da Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè, i Tame Impala, Interpol e Linkin Park -, così abbiamo chiesto a Max Bucci (fondatore e organizzatore insieme a Sergio Giuliani) di farci un bilancio di questa edizione.
Come è andato questo Rock in Roma? Avete già qualche numero?
Il bilancio di questa stagione ci porta verso un record di presenze dall’inizio del festival. Dal 2009 per l’esattezza. Dovremmo arrivare circa a 220 mila presenze.
Siete la dimostrazione che è possibile portare grandi artisti in Italia. Qual è la difficoltà maggiore che avete trovato?
Il Rock in Roma è uno dei festival più giovani al mondo, se non sbaglio il più giovane. Ovviamente sin dall’inizio il primo obiettivo era farci "riconoscere" dagli artisti internazionali. Tanta difficoltà. Ma dopo tanti eventi di successo e dopo 4 anni di piccole sofferenza ora è molto più facile portare grandi nomi.
Nonostante il vostro non sia un vero e proprio festival, ma una rassegna, il pubblico non manca. Eppure il fattore ‘mancanza di pubblico' è uno di quelli di cui si sente maggiormente parlare…
Il nostro, l’ho sempre detto, è a tutti gli effetti un festival con un format diverso. Sicuramente in Italia hanno sofferto i multiact festival tradizionali di 3 giorni. Noi invece, con prezzi bassi, riusciamo a portare ai nostri concerti il numero di pubblico necessario per continuare i prossimi anni.
Portate in Italia tantissimi artisti internazionali. Ma per quanto riguarda il pubblico? Come si fa a raggiungere una risonanza internazionale a parte i nomi in cartellone?
Beh i nomi fanno da veicolo anche all’estero. Poi investiamo tanto nella promozione internazionale. La nostra fortuna che il pacchetto Rock in Roma e Roma (turismo) funziona molto bene. Con l’hub di Ciampino e Fiumicino vicini alla venue è un sicuro vantaggio.
A parte, ovviamente la costruzione della line up, come si muove durante il resto dell'anno il Rock in Roma?
Rock in Roma lavora ininterrottamente 12 mesi all’anno. Difatti sin dal mese scorso stiamo già contattando e verificando i nomi principali per l’edizione 2016. Poi da settembre lavoriamo intensamente per ampliare la questione trasporti e progettazione area concerto e villaggio.
Se pensa a 7 anni fa qual è la crescita maggiore che ha vissuto (parliamo sempre della rassegna) e, invece, quello su cui potete fare ancora meglio?
La crescita maggiore è sicuramente quella artistica e quella legata alla scelta dell’area concerto che è quella attuale. Poi c’è sicuramente da lavorare ancora di più per sensibilizzare il pubblico ad arrivare a Capannelle con i tanti mezzi messi da noi a disposizione per rendere più agevole il ritorno verso il centro di Roma dove i tanti turisti e le persone che arrivano da fuori hanno i loro hotel. Oltre al fatto che sicuramente l’hub di Termini rimane molto più collegato per ritornare nei vari punti di roma.
Quest'anno il tema sociale è #DiversiEInsieme. Cosa significa e come si esplica materialmente?
E’ un nostro messaggio contro i continui attacchi che purtroppo ancora ci sono in italia verso le “diversità”.
Ho letto di un'ampliazione della dimensione social e tech. In che modo si sta esprimendo e quali sono i risultati?
Che da 2 anni ormai abbiamo quasi abbandonato la forma tradizionale della comunicazione. Meno manifesti e più contatti diretti verso i nostri utenti.
Qual è il nome o l'evento che ancora non siete riusciti a portare? Insomma, il famoso sogno nel cassetto.
Questo è un segreto, ma dopo i Rolling Stones e Springsteen i nomi che sogniamo sono di meno rispetto a 3 o 4 anni fa.