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Rocco Hunt, dal mollo tutto al primo in classifica: “Con Libertà mi sono tolto la cravatta del pop”

Sono state settimane piene per Rocco Hunt che con “Libertà” mette un altro mattone alla sua carriera, cercando di mitigare la poppizzazione degli anni scorsi, sia da cantante che da autore per terzi, tornando a sonorità più hip hop, riprendendosi il suo napoletano, sia nei testi che nelle collaborazioni. E no, non ha mai voluto mollare la musica.
A cura di Francesco Raiola
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Rocco Hunt (ph Riccardo Ambrosio)
Rocco Hunt (ph Riccardo Ambrosio)

Il post in cui annunciava di voler lasciare tutto, poi il silenzio e in seguito la precisazione, infine l'uscita dell'album e il primo posto. Sono state settimane piene per Rocco Hunt che con "Libertà" mette un altro mattone alla sua carriera, cercando di mitigare la poppizzazione degli anni scorsi, sia da cantante che da autore per terzi, e cerca di tornare a sonorità più hip hop, riprendendosi il suo napoletano, sia nei testi che nelle collaborazioni. Rocco Pagliarulo da Salerno è uno degli autori di punta della musica italiana, ma il successo lo ha fatto con le rime e le barre, prima per le strade della provincia campana, poi con il Festival di Sanremo vinto nella categoria Giovani con "Nu juorno buono", una delle tante anime del rapper che ha sempre lottato tra la sua voglia underground e il gusto di un pubblico più ampio, con marce avanti e indietro che hanno trovato un punto di incontro in questo "Libertà" che, ovviamente, non è un disco underground, ma che in alcuni punti si fa scuro, equilibrando le aspettative su quel ragazzo che cantava di svegliarsi, guagliù.

Rocco, ci spieghi la polemica da quel ‘mollo tutto'?

Cercavamo il momento più adatto per pubblicare il nuovo album e l'uscita veniva rimandata, però a un certo punto, quando si parlò di un ennesimo rinvio rispetto alla data del 30 agosto, sbagliando, con molta immaturità, feci un post su Instagram, usandolo un po' come se fosse il mio diario, senza pensare di essere ripreso da tutti i giornali. In più non ho mai detto di voler mollare la musica, sarebbe stato assurdo, ho detto ‘mollo tutto', come a dire che in quel momento avevo perso tutta la pazienza e per questo ho deciso di fermarmi in quei giorni.

Però hai dato adito al pensar male…

In 10 anni di carriera non ho mai fatto una cosa del genere, lungi da me pensare di doverla fare per pubblicare un album, non è da me e non ne ho bisogno, ringraziando il cielo. Devo anche dire di aver avuto il supporto della mia casa discografica, mi hanno chiamato immediatamente e abbiamo fissato un appuntamento molto importante, decidendo di rispettare la data di uscita.

Libertà è un album in cui, pur senza rinunciare alle contaminazioni, hai rimesso in gioco il rap…

C'è contaminazione, ma ritorno principalmente al rap, sì, perché con lo scorso album era stato fatto un discorso più pop, c'erano feat con Mario Biondi, Annalisa, Chiara, mentre in quest'album, a parte Boomdabash e J-Ax, con cui ho un rapporto di amicizia, non si è cercato di allargare le collaborazioni, anzi, abbiamo deciso di dare spazio anche alle nuove generazioni: quelle con Geolier, Nicola Siciliano, Speranza, la nuova wave della Campania. La mia libertà è anche quella di essermi tolto la cravatta e di essere di nuovo nel posto che mi spetta, perché è giusto sperimentare e fare musica pop, riuscire a fare pop dev'essere una soddisfazione perché ciò che fai diventa popolare, per tutti, però a un certo punto ho fatto un ragionamento personale, in questo disco volevo essere libero di esprimere quello che provo veramente e l'ho fatto in napoletano, la mia lingua, con produzione vicine a quello che sono io.

Infatti c'è molta Napoli e Campania in quest'album…

Sì, c'è tanta contaminazione napoletana, quando rappavo in italiano lavoravo con una realtà mainstream, mi suggerivano di fare musica per più persone possibili e per quest'album ho voluto la mia libertà, mi sono detto che ho cominciato a fare rap in napoletano. In fondo, di mio, la gente ricorda "Nu juorno buono", "Wake up", cioè le cose in napoletano, con il dialetto sono tutta un'altra cosa e infatti "Ngopp a luna" e "Nisciun", proprio i pezzi con Siciliano e Geolier, sono quelli che a livello di sound manifestano un Rocco Hunt 2.0, e anche i suoni, con Valerio Nazo che ha prodotto cinque tracce dell'album, secondo me rappresentano un'evoluzione, con questo "neo trap soul".

I singoli usciti prima sono in coda all'album, come mai?

Questi tre brani li ho inseriti come bonus track del disco, perché c'erano già 13 tracce ed erano state escluse già più di 10 canzoni. La gente mi ha chiesto perché avessi tenuto fuori "Che vuò", "Niente da bere" e "Invece no", ma tenendoli sarebbe stata una compilation non un nuovo album.

E alla fine il tuo album è finito primo in classifica

Il periodo in cui è uscito ha sicuramente influito, c'erano pochi altri prodotti musicali a fine agosto anche se Machete Mixtape ci ha fatto soffrire fino all'ultimo, perché i ragazzi stanno spaccando, stanno facendo un grande lavoro. Il primo posto è sempre una bella soddisfazione, io la provai nel 2014 dopo Sanremo, ma ora è come se fosse la prima volta.

Cosa c'è in programma adesso?

Beh, dopo essermi tolto queste soddisfazioni con i numeri digitali, stream, views, classifiche etc, vorrei la soddisfazione più grande che possa avere un artista dopo aver lanciato un'opera, vedere la gente che lo canta con te e infatti voglio fare un mega concerto a Napoli, in Campania, voglio radunare tutta la mia gente di Salerno, Napoli, della Provincia, vorrei che venissero anche da Roma, Milano, perché voglio un concerto epico. Nel 2020 sicuramente ce la farò.

Come hai permesso a J-Ax di scrivere la strofa "Non so se Maradona era meglio di Pelè"?

Quando ho sentito questa strofa per la prima volta ho pensato: "Chissà a Napoli come la prenderanno", però riascoltandola ho capito il senso, lui se ne lava le mani, dice "io non so" e secondo me voleva fare una citazione a "Maradona y Pelè" dei Thegiornalisti, anche perché lo sanno tutti che Maradona è meglio ‘e Pelè, c'ammo fatto ‘o mazzo tanto pe l'avè".

Nelle tue canzoni traspare sempre un senso di malinconia, da dove nasce?

Sicuramente quest'album ha una patina di tristezza e malinconia, a prescindere dalla bella facciata, perché non viene da un mio periodo bellissimo a livello lavorativo, anche se poi umanamente ho passato un periodo bello, perché sono diventato padre, mi sono responsabilizzato, ho messo la testa a posto, come si suol dire. Però ci sono tanti demoni nel mio passato, mia madre stirava nelle case della gente e forse io sono stato il suo regalo più bello, all'epoca, quando non avevamo nulla e credo che non sia una rivincita solo per me, ma per tutta la mia famiglia lo status che ho raggiunto e ora per fortuna con quest'album sto portando i miei fan a capire realmente qual è la mia musica e fargliela apprezzare.

Hai contribuito alla scrittura di hit per altri artisti, da Roma-Bangkok" a "Mambo salentino". Che ne pensi del tuo percorso da autore?

Per questo percorso devo ringraziare Takagi & Ketra, perché sono i produttori, l'anima del prodotto, senza di loro non avrei mai raggiunto questi risultati, lavorare con Takagi, Ketra, Federica Abbate e negli ultimi anni anche con Cheope è stato un sodalizio importante. In sette minuti venne la prima strofa di fuori Roma-Bangkok, anche se l'esperienza più bella fu quella coi Boomdabash, loro mi hanno reso partecipe di tutto, poi con pezzi come "Per un milione", "Mambo salentino" e "Portami con te", scritte assieme, abbiamo raccolto più di dieci platini. È come se fossi il membro segreto dei Boomdabash

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