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Roby Facchinetti: “Mantengo la promessa a Stefano D’Orazio, il nostro Parsifal sarà rivoluzionario”

Si chiama “Symphony” il nuovo progetto di Roby Facchinetti, che rilegge alcune canzone sue e dei Pooh (con cinque inediti) in chiave sinfonica.
A cura di Francesco Raiola
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Roby Facchinetti ha realizzato un altro sogno che aveva nel cassetto da un po'. Il musicista, infatti, ha realizzato un doppio cd con 19 brani tra i quali 14 del repertorio classico dei Pooh e degli album solisti e 5 inediti: "La Musica è vita", "Che meraviglia", "Se perdo te", lo strumentale "Respiri" e "Grande Madre" con il testo di Stefano D’Orazio. I brani sono eseguiti dall'Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana e dalla Budapest Art Orchestra, entrambe dirette dal Maestro Diego Basso, anche arrangiatore dell’intero album nonché colui che ha permesso a Facchinetti di realizzare la sua idea. Il singolo con cui il cantante ha deciso di lanciare l'album è "Uomini soli", canzone simbolo dei Pooh, vincitore del Festival di Sanremo e classico della musica italiana: "È un brano fortunato, che ha un'anima molto speciale". A Fanpage, poi, Facchinetti ha anche raccontato della canzone scritta con D'Orazio, scomparso nel novembre del 2020 a causa di complicazioni da Covid e del progetto Parsifal che sarà messo in scena nel 2022.

Quando hai pensato a questa rilettura con l’orchestra di alcune delle tue canzoni più famose (tra Pooh e solista)?

È un sogno che avevo nel cassetto da tantissimo tempo. L'anno scorso, a settembre, quando eravamo in pieno lockdown, il direttore d'orchestra e arrangiatore Diego Basso, mi invitò a fare un concerto, senza pubblico, con un'orchestra sinfonica a Castelfranco Veneto, credo fosse il primo concerto vero fatto con un'orchestra e senza pubblico. Abbiamo fatto tre, quattro brani e alla fine ero talmente emozionato – anche perché il mondo sinfonico l'ho sempre amato da quando ero bambino, mia madre ascoltava continuamente musica operistica, facendomi conoscere questo mondo meraviglioso – che mi sono detto che era ora di realizzare questo sogno nel cassetto. Abbiamo scelto le canzoni, ma io volevo anche qualcosa di inedito, non solo classici fatti coi Pooh o da solista, e sono nati cinque brani, di cui uno, "Grande madre", col testo di Stefano D'Orazio, scritto qualche anno fa. Siamo riusciti a realizzare questo sogno che, devo dire, mi rappresenta molto.

Che effetto le fa riascoltarsi in Uomini soli, canzone storica che è tra le più amate dei Pooh? 

Uomini soli è un brano fortunato, che ha un'anima molto speciale e con cui i Pooh vinsero Sanremo. Ti dico che non pensavamo di vincerlo con un brano che all'epoca, e parliamo del 90, non aveva le caratteristiche sanremesi. Nel nostro ambiente si diceva che bisognava portare un brano acchiapparello, perché in tre minuti bisognava arrivare nel cuore della gente e del pubblico, e quella canzone non aveva e non ha queste caratteristiche. E invece, forse, proprio perché è un brano diverso siamo riusciti a vincerlo.

Cosa la rende speciale, secondo lei?

Uomini soli ha un testo di Valerio Negrini che è un capolavoro, ogni frase è qualcosa di importante e da ognuna di esse si potrebbe estrarre una canzone: pensa a "Dio delle città e delle immensità, se è vero che ci sei e hai viaggiato più di noi".

Era naturale, insomma, partire con questa…

Ho scelto questo brano come primo singolo anche perché è un brano che rispetto ad altri poteva essere fatto in chiave sinfonica. Io avevo bisogno di far capire immediatamente la filosofia di questo mio progetto e questa canzone riesce a esprimere al massimo questa filosofia.

Lei che canta "Dio delle città" è iconico al punto che è diventato un meme. Questa cosa la disturba o la fa sorridere?

Mi ha fatto sorridere: mi è accaduto un po' di volte che passeggiando per strada e incrociando persone qualcuno mi abbia indicato come "quello è dio delle città", non sono più Roby Facchinetti. È vero, mi si collega molto a questa frase.

Ne "La musica è vita" canta: "Solo per te ho rincorso la vita mia, tra nuvole, vento e sole. Solo per te io mi lascio portare via". Cosa ha rinunciato per la musica?

La musica ha sempre rappresentato tutto, fin da ragazzino, è sempre stata la mia compagna di vita. Ho vissuto di musica, le ho dedicato tutta la mia esistenza, soprattutto coi Pooh, questa straordinaria avventura che abbiamo condiviso insieme e che siamo riusciti a portare fino a 50 anni, creando una reunion con Riccardo Fogli e Stefano D'Orazio. Questo per dirti che ho dedicato la mia vita alla musica e ancora voglio dedicarla a lei, perché non posso farne a meno. Quando uno come me è salito sul palco coi Pooh oltre 3 mila volte come si fa a staccarsi e farne a meno? Io e la musica ormai siamo un tutt'uno, non riesco a esprimermi in un altro modo, la musica è tutto e lo sarà finché la mia fantasia e la mia creatività non mi abbandonano.

Hai mai pensato di fermarti con la creazione di musica nuova?

No, non sono mai arrivato al punto di non poterne più. Certo, soprattutto quando ero con i Pooh, in certi momenti, quando c'erano tournée impegnative, sentivi la voglia di fermarti, ma solo per un po'. Di poter fare a meno della musica, però, mai, non mi è mai accaduto. Di essere stressato o stanco sì, ma anche alcune volte di voler fare altro, ma non ho mai trovato niente di così meraviglioso e magico come la musica.

Tra gli inediti c’è anche "Grande madre", una preghiera che hai scritto anni fa con Stefano D’Orazio. Come mai non lo inserì in “Inseguendo la mia musica”?

Grande madre ha una storia particolare, è un brano che io e Stefano abbiamo scritto un po' di anni fa. Proprio l'anno scorso, mentre stavo finendo il progetto "Inseguendo la mia musica", Stefano mi disse ‘Roby, ma perché non inserisci anche Grande madre?'. Gli risposi che non avrei fatto più in tempo e che avrebbe avuto bisogno di un arrangiamento nuovo, con un'orchestra importante, non c'erano i tempi, ma gli promisi che nel prossimo progetto sarebbe rientrata. E quando ho pensato a questo nuovo progetto il primo brano che ho voluto inserire era questo, anche per mantenere la promessa fatta a Stefano.

E a proposito di D'Orazio, hai in uscita anche il Parsifal che dicesti di voler mettere in scena anche per lui.

Alla fine di luglio, dopo tre anni di lavoro, siamo riusciti a portare a termine questo grande sogno che è Parsifal. Abbiamo ripreso quello dei Pooh del 73, l'abbiamo sviluppato e ora dura oltre due ore ed è qualcosa di straordinario, già dal titolo, legato a questo cavaliere senza macchia: dentro ci sono i cavalieri della tavola rotonda, Re Artù, il sacro Graal, le Crociate e risvolti umani straordinari. È stato un lavoro duro, ci abbiamo messo tanto tempo per realizzarlo, tanta passione e Stefano ha fatto dei testi straordinari: Parsifal debutterà nel 2022, e questa è un'altra promessa che feci a Stefano e sarà mantenuta. Ho trovato dei compagni di viaggio stupendi: sarà rappresentato in un modo tecnologicamente rivoluzionario. Non è un musical, ma è un'opera nuova, che significa che così come la stiamo pensando non è mai stata rappresentata.

Che ne pensi di quello che è successo a tuo figlio Francesco con Conor McGregor? Da padre deve essere stato difficile…

Mi sono preoccupato molto, perché poteva finire in una mezza tragedia, incomprensibile perché ancora oggi non si riesce a capire come mai una persona dia improvvisamente un pugno, poi parliamo di un campione mondiale di lotta, il cui pugno è veramente potente.

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