Robin Thicke, si difende per vie legali: “Blurred Lines non è un plagio”
Metti un motivetto che si piazza nella mente e aggiungi un video ad alto tasso di sensualità che lo accompagna. Il risultato? Oltre 139 milioni di click, corredati da una montagna di critiche. Da quando il brano "Blurred Lines", di Robin Thicke, ha fatto capolino in classifica è stato un vero e proprio uragano. Le associazioni per la parità sessuale hanno scritto a Michelle Obama, chiedendole di fare qualcosa per fermare l'hip hop sessista del cantante.
Nelle ultime ore, poi, sono arrivate anche le critiche di Moby. Il musicista elettronico ha definito il brano "Una sgradevole misoginia". Per tutta risposta Thicke si è difeso dalle accuse di sessismo, sostenendo di aver avuto il benestare della moglie. Ma i guai non sono finiti. Blurred Lines è ora al centro di una vicenda giudiziaria. Robin Thicke, Pharrell Williams e T.I. hanno intentato una causa contro Marvin Gaye e George Clinton. Questi ultimi sostengono che la canzone, in realtà sia un plagio dei brani "Got to Give It Up" e "Sexy Ways".
Thicke è pronto a tutto per dimostrare che la canzone non copia alcun brano. I suoi avvocati hanno precisato, inoltre:
"Usare sonorità molto simili a quelle di brani famosi non significa violare il copyright"
Gli autori hanno più volte sostenuto che l'unico scopo della canzone fosse quello di evocare un'epoca. Il mezzo utilizzato per raggiungere questo scopo, sono le citazioni musicali, come gli urletti che ricordano lo stile di Michael Jackson. Polemiche e critiche a parte, il brano ha venduto 4,6 milioni di copie ed è in lista per aggiudicarsi il premio di Miglior Canzone dell'Estate, offerto dagli Mtv Video Music Awards.