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Riportare in vita artisti morti riproducendo le loro voci: il deepfake nella musica

In che modo l’intelligenza artificiale (AI) influenza i nostri costumi musicali? Da anni l’industria musicale studia i nostri gusti per regalarci musica che si sposi sempre più ai nostri gusti. Ma l’AI oltre ad avere enormi potenzialità ha crwato, negli ultimi anni, anche non pochi problemi, soprattutto nella deriva del deepfake.
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A cura di Francesco Raiola
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La CNN ha pubblicato un articolo su come la tv di Stato sudcoreana avrebbe trasmesso una canzone cantata dalla star Kim Kwang-seok in un nuovo programma. Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che la star sudcoreana è morta anni fa. L'idea, infatti, è quella di usare l'intelligenza artificiale (AI) per ricreare la voce di una delle star della musica sudcoreana e trasmetterla in tv, facendo felici i suoi fan che negli anni hanno creato anche teorie del complotto sulla morte del cantante, suicidatosi nel 1996, all'apice della carriera: in tanti non hanno accettato le cause della scomparsa e negli anni hanno costruito omicidi immaginari, spiega ancora la CNN.

L'intelligenza artificiale nella musica

L'uso dell'AI nella musica è un argomento che nel tempo prenderà sempre più piede e che nel 2020 ha fatto già molto discutere non solo nel Paese asiatico, ma anche negli Usa. A Capodanno, per esempio, i BTS, gruppo di punta del K-Pop mondiale si sono esibiti con una versione AI del cantante Shin Hae-chul morto nel 2014. In Italia non se ne parla ancora molto, almeno per quanto riguarda la musica, mentre in tv già da un po' sono noti i deepfake – foto, video, voci realistici falsificati attraverso un'AI – che Striscia la Notizia manda in onda periodicamente (ultimamente è avvenuto con Pirlo, ma fece molto discutere anche quello di Matteo Renzi). Oltre questo, però, per adesso la discussione pubblica è ancora assente, soprattutto per quanto riguarda la musica, su cui conseguenze dell'AI potrebbero essere molto importanti.

Rifare Frank Sinatra

Negli anni scorsi si è parlato molto degli ologrammi per riportare in vita artisti ormai morti: concerti con le immagini semi reali dei cantanti, con le loro canzoni originali, sono stati già fatti in varie parti del mondo, ma per ora non è propriamente quella che si può definire una moda. La portata dell'AI nella musica, però, potrebbe portare a un vero e proprio capitolo a parte. Nei mesi scorsi, per esempio, sono state riprodotte non solo le voci, ma anche gli stili di alcuni cantanti, come avvenuto, per esempio con Frank Sinatra, autore – si fa per dire – di un brano di Natale nuovo. Non era altro che il progetto di un gruppo di ricerca che si chiama Open AI, che ha creato una serie di canzoni sullo stile di un artista famoso, passando da Sinatra a Elvis Presley, in una serie di brani non semplici da decodificare perfettamente. Insomma, a un primo ascolto potremmo pensare a un inedito ritrovato, a un brano che ci eravamo persi nel mare magnum di alcuni cataloghi.

Il deepfake di Jay Z

Nel 2020 sono apparsi su Youtube una serie di clip con la voce di Jay Z che rappava su un testo dell'Amleto di Shakespeare. E in molti ci sono cascati, al punto che Roc Nation, etichetta fondata dal rapper ha chiesto che i video fossero tolti dalla piattaforma. I brani sono "interamente generati al computer utilizzando un modello di sintesi vocale addestrato sui modelli di discorso di JAY-Z" si leggeva nella descrizione del video, come riporta Pitchfork. Insomma, un deepfake che riportava quasi fedelmente la voce del rapper basandosi su una grande quantità di canzoni presi come modello: una tecnica che unita alla ricerca sulla creazione di testi fatta dall'AI potrebbe portare a una sorta di mercato parallelo e a finti feat causando seri problemi di copyright. Il problema, ovviamente, va oltre quelli che sono i confini musicali e da tempo si discute dell'utilizzo dei deepfake per il revenge porn, ma le problematiche abbracciano campi anche molto diversi tra loro.

Problemi di copyright e potenzialità

Per quanto riguarda la musica c'è chi apre alle ampie possibilità, come fa il dott. Matthew Yee-King, musicista elettronico, ricercatore e accademico, che al Guardian ha detto: "Se hai un modello statistico di milioni di canzoni, puoi chiedere all'algoritmo: cosa non hai visto? Puoi trovare quello spazio vuoto e quindi creare qualcosa di nuovo" ma restano anche tanti problemi, come quelli di copyright, ad esempio, che a seconda delle normative dei diversi Paesi può avere conclusioni diverse in Tribunale, che potrebbero non sanzionare chi crea stili di voce o musica simile a qualcuno di famoso come spiega anche The Verge prendendo come esempio gli Usa. Enormi problematiche di diritti ma anche una potenzialità enorme per la ricerca e intanto, ovviamente, l'AI è già ben presente nella nostra vita di tutti i giorni. L'intelligenza artificiale è usata, tra le altre cose, per creare modelli di comprensione dei gusti degli utenti che usano ogni giorno le piattaforme di streaming: "Utilizziamo un'ampia gamma di metodi di intelligenza artificiale per comprendere ascoltatori, creatori, i contenuti nel catalogo di Spotify e l'attività di streaming. Le aree di ricerca includono la corrispondenza tra contenuti e ascoltatori, l'estrazione di segnali dal catalogo audio utilizzando la comprensione del linguaggio naturale e metodi di recupero delle informazioni multimediali e strumenti per la creazione di musica assistita dall'AI. Il nostro obiettivo è creare esperienze uniche e gratificanti per ascoltatori e creatori" come ad esempio spiega Spotify sul proprio sito.

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