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Renzo Rubino, finito Porto Rubino si pensa al futuro: “Nuovi palchi e super ospite internazionale”

C’è qualcosa di magico in Porto Rubino, il festival, arrivato alla terza edizione, ideato da Renzo Rubino e diventato in pochissimo tempo un appuntamento fisso per l’estate pugliese e non solo. Un concerto diffuso, con diversi paesi pugliesi protagonisti, un palco galleggiante, la spiaggia come platea e tantissimi ospiti ad accompagnare Rubino e la sua band in serate di musica e magia.
A cura di Francesco Raiola
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Renzo Rubino
Renzo Rubino

C'è qualcosa di magico in Porto Rubino, il festival, arrivato alla terza edizione, ideato da Renzo Rubino e diventato in pochissimo tempo un appuntamento fisso per l'estate pugliese e non solo. Un concerto diffuso, con diversi paesi pugliesi protagonisti, un palco galleggiante, la spiaggia come platea e tantissimi ospiti ad accompagnare Rubino e la sua band in serate di musica e magia. Un festival senza confini di genere, nato anche contro l'idea di un mare chiuso – era il periodo in cui alcuni chiedevano di chiudere i porti – che quest'anno ha avuto tra gli ospiti artisti come Francesca Michielin, Mahmood, Margherita Vicario, Motta, Vinicio Capossela, Michele Bravi e tanti altri.

Ciao Renzo, ormai Porto Rubino è diventato un appuntamento fisso, non ti sei fermato neanche l’anno scorso, quest’anno, invece, com’è stato organizzarlo?

Prima era il desiderio di fare qualcosa per la mia terra. Per parlare di sostenibilità di accoglienza e degli angoli più suggestivi pugliesi. In effetti sono tanti i temi da trattare quando si parla di mare. Poi è diventato qualcosa di più grande, sotto certi aspetti incontrollabile. Porto Rubino non solo festival ma luogo in cui poter esprimersi e godere delle suggestioni che sa offrire. Organizzarlo è stato molto complicato ma ha riempito le giornate invernali.

Capossela, Michielin, Vicario, Hanson, Bennato, Motta, Mahmood e tanti altri: mi racconti cosa è diventato per te questo appuntamento?

Adesso è diventato un appuntamento imprescindibile. Qualche anno fa tutto era iniziato con leggerezza. Sto già pensando dove migliorare, cosa fare il prossimo anno e chi invitare.

Come ti venne l’idea di creare questo festival itinerante?

Era il periodo in cui si parlava di porti chiusi. Volevo capire se la gente che viveva il mare fosse davvero chiusa. Per fortuna ho scoperto l’esatto opposto. I porti sono luoghi eterogenei. Nei cantieri si parlano lingue diverse e ci si aiuta sempre. Figuriamoci in mare, l’aiuto non si nega a nessuno. È una vecchia legge marinara.

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Qual è l’obiettivo di Porto Rubino?

Vorrei puntare su progetti speciali. Su collaborazioni insolite. Non solo il veliero ma anche palcoscenici galleggianti e altre barche speciali.

Cosa dobbiamo aspettarci per l’anno prossimo quando, speriamo, si potrà tornare a una nuova normalità?

Vorremmo chiudere il festival con un super ospite internazionale, sempre al tramonto.

Sarà anno importante anche per il nuovo album in uscita: cosa puoi anticiparci di Giocattoli Marevigliosi?

Giocattoli Marevigliosi, assieme Porto Rubino è stato il mio gioco preferito degli ultimi mesi. Un disco registrato principalmente con strumenti giocattolo. Doveva essere dedicato ai bambini e poi è diventato un disco di favole per tutti.

Tra l’altro non poteva che essere anticipato da un singolo intitolato “Giocare”. Quanto conta il gioco nell’arte e nella tua arte in particolare?

Credo sia fondamentale per la sopravvivenza. Infatti sto per iniziare una partita di calcetto.

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