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Random, Nuvole dopo Sanremo: “Voglio essere un esempio per chi cerca un posto nel mondo”

A Sanremo non ha mostrato tutto quello che poteva, ma Random si dice contento di essere salito sul palco dell’Ariston con una canzone che forse non lo rappresenta appieno ma che era la migliore per quel pubblico. Il brano rientra in un album, “Nuvole”, in cui, invece, si vedono le sue diverse sfaccettature, tra pop, rap e indie.
A cura di Francesco Raiola
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Random (ph Lorenzo Villa)
Random (ph Lorenzo Villa)

A Sanremo non ha mostrato tutto quello che poteva, ma Random si dice contento di essere salito sul palco dell'Ariston con una canzone che forse non lo rappresenta appieno ma che era la migliore per quel pubblico. Il brano rientra in un album, "Nuvole", in cui, invece, si vedono le sue diverse sfaccettature, tra pop, rap, indie, con un po' di feat che rappresentano queste facce, da Guè Pequeno a Carl Brave, passando per Samuray Jay, Giò Evan e Etnico. Un album in cui Emanuele Caso, vero nome del cantante che in poco meno di due anni ha visto un'esplosione di notorietà, anche grazie alla partecipazione ad Amici, racconta un passaggio

Ho ascoltato l'album e mi chiedo se, col senno di poi, sei ancora convinto che "Torno a te" fosse la canzone migliore da portare a Sanremo.

Sicuramente non è nel mio mondo al 100%, non sono andato a Sanremo con la mia cosa migliore, ma ci sono andato con la sfaccettatura che reputavo migliore. Effettivamente questa cosa ci sta e non ci sta, magari se fossi andato con un pezzo più nel mio swing sarei stato più sicuro sul palco, sai per un fattore di sicurezza, però grazie a Torno a te ho capito tante cose, se non l'avessi portata e mi fossi presentato con un'altra canzone non avrei capire le cose che ho capito. Quindi sì, ne sono ancora convinto.

Nuvole è una riflessione sulla crescita: i limiti, le esclusioni, gli eccessi, la solitudine che porta all'isolamento. Sembra un album in cui racconti un passaggio, me lo racconti?

Sì, è esattamente un passaggio. Quello che c'è tra il cielo e la terra sono le nuvole ed è proprio questo passaggio tra terra e cielo. È un disco in cui abbiamo messo tanta cura, scegliendo tra 80 pezzi scritti in un anno e mezzo, l'obiettivo era dare un ascolto fluido, volevamo che i pezzi girassero fluidamente l'uno con l'altro, quindi abbiamo scelto molti pezzi in base a quello che volevamo dire e la fluidità musicale tra i pezzi. Le canzoni mandano un messaggio ben preciso ma in base a quello che stai vivendo prendono la forma che più ti serve. Nello stesso pezzo, in base a quando lo ascolti, se adesso o tra due mesi, probabilmente cogli cose diverse e questa è la cosa che si ritrova nelle nuvole, in base a quello che provano due persone diverse, nella stessa nuvola, ci vedono forme diverse.

Ogni feat è costruito attorno all'ospite, sia nel tema che nella sonorità, da Guè a Carl Brave, quindi immagino che avessi più o meno idea di chi mettere. Oppure hai cambiato in corsa?

I pezzi erano quasi tutti già costruiti, con Carlo, con cui ho un rapporto d'amicizia, ci siamo visti, gli ho fatto ascoltare il disco e l'abbiamo scelta assieme, Samuray Jay è arrivato perché una notte l'ho sognato e la mattina l'ho chiamato per dirgli che dovevamo fare quel pezzo assieme. Insomma, ho dato un po' di scelte, a parte Guè, perché pensavo che quel pezzo fosse il suo, ma tutti hanno scelto le canzoni in cui si trovavano meglio. Ci siamo confrontati molto, con Carl ci siamo beccati in studio, con Samuray pure, con Guè non in studio ma telefonicamente, con Gio Evan siamo stati insieme, scambiandoci consigli e confrontandoci molto. Per questo sono contento.

Guè capovolge il senso di quello che canti nella prima parte, l'avete deciso assieme o è stata una scelta totalmente sua?

Quando dico "Oggi, corri, scopri nuovi posti ma non perdere la testa" intendo "prova tutto nella vita, ma non esagerare", e chi meglio di Guè ti può dire che esagerare fa male? Nessuno. Quando ho chiesto a Guè di collaborare, dentro di me sapevo questa cosa, lui lo sa, è la persona perfetta sia per il mood che per il messaggio perché nessuno meglio di lui che fa questa vita da rockstar può dirti che è bello farla ma dopo tanto tempo ti fa male e infatti chiude con "se spingo troppo vedo rosso papavero" nel senso di non esagerare.

In "Vogliono essere" parli di come vorresti essere un modello e per alcuni lo sei, quindi ti chiedo che responsabilità e che approccio hai a questa cosa?

Io voglio essere un esempio per le persone che dentro di loro non hanno un obiettivo, vorrei che lo trovassero. La cosa che mi rattrista della mia generazione è che molti non hanno un sogno, un obiettivo, se gli chiedi cosa vogliono fare da grandi non lo sanno. Per questo voglio essere modello, io alla fine sono un ragazzo normalissimo che andava male a scuola, non trovava il suo posto nel mondo, poi ha iniziato a cercarlo e ho capito che se non lo cerchi non puoi trovarlo. Io voglio dare speranza alle persone, voglio che tramite me si diano da fare, capiscano che anche un ragazzo normale come me, che viene da Riccione, un posto in cui la musica cantata non esisteva, prima era solo musica elettronica, in cui non potevi cantare nei locali, ce l'ha fatta e se ce l'ho fatta io perché tu non puoi farcela? Ma non solo in ambito musicale, ognuno ha la propria qualità, c'è chi sa cantare, chi sa scrivere, chi ballare, chi cucinare etc ognuno può usare la sua dote per raggiungere il suo scopo nella vita.

Vieni da Sanremo, che immagino sia stato un momento fondamentale nella tua carriera e nella tua vita, quindi ti chiedo, guardandoti indietro, che anni sono stati questi ultimi che hai vissuto?

In questi due anni la mia vita è stata stravolta. Ero un ragazzo spensierato, come adesso, ma che non prendeva sul serio determinate cose. In questi due anni mi sono molto responsabilizzato, sono cresciuto molto, sto realizzando il mio sogno, è una cosa che non ha un prezzo, ho capito che non è tutto rose e fiori in questo mondo. Ci sono arrivato in maniera dirompente, con due, tre canzoni mi sono fatto conoscere da tutto il panorama musicale italiano ed è difficile quando arrivi così in fretta abituarsi. Mi reputo cresciuto, penso di aver trovato quelle quattro cinque persone su cui, lavorativamente parlando, posso fare affidamento, ho capito che molti ti vedono come un numero e che sul carro dei vincenti vogliono sempre salire tutti ma poi quando le cose non vanno come te le aspetti tutti si tirano indietro, a parte le persone che devono per forza lavorare a questo progetto.

È servito anche Sanremo?

Sì, anche grazie a Sanremo ho capito chi deve stare al mio fianco; sai, io battezzo le persone, le scelgo e voglio andare avanti con quelle persone per tutta la mia carriera e ho capito quali sono queste persone. Sono entrato in questo mondo a 17 anni, oggi ne ho 19 ma è come se ne avessi 30, semplicemente per le cose vissute, le emozioni, le batoste a cui sono andato incontro, sono stati due anni intensi, ma sono contento.

Senti, "vivo per superare i miei limiti" o "Vacci piano"?

Vivo per superare i miei limiti, sempre.

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