Racconto e lacrime degli Eagles of Death Metal: “Torneremo al Bataclan per ridargli vita”
Il 13 novembre 2015 gli attentati di Parigi hanno sconvolto il mondo. Uno di essi ha avuto luogo al Bataclan, dove era in corso uno dei concerti degli Eagles of Death Metal. Almeno 90 i morti, tra le folla gremita sottostante il palco, vittime di quella che è stata un'esecuzione in piena regola. Ogni singolo membro del gruppo porterà con se il ricordo di quei terribili momenti per tutta la vita e ancora oggi, a distanza di qualche settimana, il dolore per essere sopravvissuti non tende a placarsi. Li ha intervistati VICE, raccogliendo lacrime e sensi di colpa. Eden Galindo (chitarra) inizia a descrivere l'attimo in cui hanno realizzato che era in corso una sparatoria e che il suono dei proiettili non proveniva dagli amplificatori:
Non sapevamo se puntavano a noi e cosa stesse succedendo. E proprio in quel momento Jesse è corso verso di me, ci siamo spostati a bordo palco. Uno degli attentatori aveva finito i proiettili e si stava accingendo a ricaricare, quindi siamo corsi via dal palco. Siamo saliti su per le scale, verso i camerini, ma poco dopo siamo dovuti scendere di nuovo perché uno di loro era proprio lì. Dopo essere scesi al piano terra, attraversiamo un'uscita di sicurezza che dava su una stradina laterale. I nostri fan ci hanno visti e ci hanno aiutati. Sono stati di grandissimo aiuto.
Il racconto più toccante è proprio quello di Jesse Hughes (co-fondatore/voce degli Eagles of Death Metal), perché oltre alla paura per ciò che stava accadendo, è stato preso dal panico per l'assenza della sua fidanzata dietro le quinte. Così, la sua folle corsa verso la salvezza si è rivelata anche un incubo alimentato dall'angoscia di aver perso Tuesday:
Dato che non l'ho vista al lato del palco, sono salito verso i camerini. Ho aperto la porta e non l'ho vista. Ho aperto la porta sul corridoio e ho visto quest'uomo armato. Si è girato verso di me e mi ha puntato il fucile. Mi sono detto: "Merda!". Mi sono girato, perché sapevo che c'erano persone dietro di me che mi avevano seguito. Cercavamo tutti una via di fuga. Allora ho detto: "No no, non si passa" e abbiamo ricominciato a scendere. […] Quando Tuesday ha visto Julian, io ho sentito la sua voce e ho capito che stava bene. Eden mi ha preso e siamo usciti.
Sentimenti contrastanti, emozioni che a un certo punto lacerano il noto frontman e non gli consentono di proseguire senza commozione. Jesse Hughes spiega a VICE qual è stata, a suo parere, la vera grande tragedia di quel folle attentato e come, adesso, gli Eagles of Death Metal vogliono rinascere dalle proprie ceneri:
C'era un gran casino e i corridoi erano diventati dei labirinti. Diverse persone si sono nascoste nei nostri camerini e loro sono entrati e li hanno uccisi tutti. Tutti tranne un ragazzo che si era nascosto sotto la mia giacca di pelle. La gente si fingeva morta, erano tutti terrorizzati. Se ci sono state così tante vittime è perché nessuno voleva abbandonare i propri amici. In tanti hanno fatto scudo ad altri. […] Forse ho paura e ho passato dei brutti momenti, ma sono vivo. Sono una persona fortunata, mi sento fortunato. Non vedo l'ora di tornare a Parigi, non vedo l'ora di tornarci a suonare. Voglio essere il primo gruppo che suonerà alla riapertura del Bataclan. Perché ero lì quando è calato il silenzio. I nostri amici sono venuti ad ascoltare il rock'n roll e sono morti. Io voglio tornare lì e vivere.