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Quella di Fedez è la sveglia di cui la politica aveva bisogno

La vicenda Fedez – RAI dice molto di ciò che è diventato il dibattito pubblico su artisti e politica. Oggi un artista ha abbracciato una battaglia che condividiamo e gliene diamo atto. In futuro potrà aver fare cose che non ci troveranno d’accordo, e saremo liberi di criticarlo. A differenza della Politica, insomma, non saremo costretti a pentirci di un voto.
A cura di Francesco Raiola
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Uno dei problemi che molti hanno con Fedez, almeno nella piccola bolla social in cui vivo è la discrepanza tra l’apprezzamento artistico che si ha su di lui e quello sulla persona, soprattutto in questi ultimi anni in cui il cantante ha preso posizioni forti su questioni che hanno a che fare con i diritti civili. Quello che è successo al Concertone del Primo Maggio è il coronamento di una serie di azioni compiute dal cantante in questi ultimi mesi.

Come ormai noto, i fatti raccontano di un Fedez che aveva preparato un discorso da leggere su quello che più volte è stato palco di polemiche e di accuse di censura. Un discorso che citava Mario Draghi, soprattutto per la questione laboratori dello Spettacolo, ma soprattutto faceva i nomi di una serie di esponenti leghisti che avevano posizioni retrograde su tutto ciò che ha a che fare con la questione delle libertà sessuali, partendo chiaramente dalla questione ddl Zan, appoggiata da tempo e osteggiata dal Presidente della Commissione Giustizia del Senato che l’ha arenata per mesi prima di calendarizzarla e assumerne il ruolo di relatore.

Il testo è stato sottoposto al vaglio degli organizzatori (così dice la Rai), però è da viale Mazzini che è arrivata una telefonata che chiedeva a Fedez di censurarsi. Fedez si è rifiutato, ha denunciato il tentativo di censura, sul palco ha detto quello che doveva dire. Ma come in tutte le belle storie che si rispettino c’è un “ma”. La Rai ha smentito la censura, dando del bugiardo a Fedez il quale, però, ha registrato la telefonata e l’ha resa pubblica (con vari tagli). Insomma, il Fedezgate è partito.

Quello che è successo nel frattempo è un po’ lo specchio di ciò che da qualche tempo avviene nel mondo della musica, con alcuni artisti, spesso molto noti che prendono posizioni forti su questioni di attualità. L’artista non ha alcun vincolo elettorale, non deve dar conto a nessuno, e spesso ci ritroviamo cantanti, attori, attrici che sono molto più progressisti dei partiti che per quelle istanze dovrebbero battersi. La Politica che segue la linea artistica, insomma, così da deresponsabilizzarsi ma mettendosi la coscienza in pace. Ma la questione sul ruolo dell’artista e del presente è spesso controversa – non per quanto riguarda la questione libertà, l’artista è sempre libero di esprimersi – quanto dal punto di vista di chi ascolta, perché comporta automaticamente a essere solidali con chi si esprime aderendo alle nostre idee. C’è poi la questione “Fedez può dire quello che vuole perché ha una posizione di privilegio” che è una questione che però lascia il tempo che trova. Non è scontato prendersi La responsabilità di essere divisivi, di esprimersi su questioni sensibili, mettersi contro un soggetto importante come la Rai, ma soprattutto è bene sottolineare quando qualcuno con il potere mediatico di Fedez si muove a favore dei diritti civili. Anche perché contemporaneamente, appunto, si beccheranno gli strali di chi non è d’accordo.

Essere d’accordo oggi con un artista non vuol dire dare un credito a vita, ovviamente, ma significa essere consapevoli che gli artisti sono esserti umani, sbagliano, hanno idee che a volte corrispondono alle nostre altre volte no. Oggi un artista ha abbracciato una battaglia che condividiamo e gliene diamo atto. In futuro potrà aver fare cose che non ci troveranno d’accordo, e saremo liberi di criticarlo. A differenza della Politica, insomma, non saremo costretti a pentirci di un voto.

In più c’è il punto che in un altro articolo spiegava Francesco Cancellato, ovvero fare un plauso a chi si muove in difesa di minoranze rispetto al potere. Le cose dette da Fedez su quel palco sono cose che difendono minoranze nel Paese, che attaccano un Potere gretto e arcaico, a differenza, per esempio, di quanto fatto da Pio e Amedeo che scaricano ancora una volta la responsabilità dal carnefice (chi dice neg*o) alla vittima (che deve riderne). Insomma la questione artista-impegno non si risolverà mai (dalla parte di chi guarda), quello che possiamo fare è però cercare di capire da quale parte stare volta per volta, senza pregiudizio, ma riconoscendo a chi si espone il merito di averlo fatto, specie se a difesa di battaglie di civiltà.

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