Prince, nuove indiscrezioni sulla morte del cantante: “Alti livelli di fentanyl nel sangue”
A più di due anni dalla sua scomparsa, arrivano nuove indiscrezioni sulla morte di Prince. Pare, infatti, che quel 21 aprile 2016, quando l'artista 57enne fu trovato senza vita nel suo studio di Paisley Park, nel Minnesota, il musicista avesse nel sangue una quantità eccessiva di fentanyl, un analgesico sintetico molto più potente della morfina e ben 50 volte più forte dell'eroina. Potrebbe essere stata questa sostanza, dunque, ad uccidere uno dei re del pop mondiale. A renderlo noto è l'Associated Press, tra le maggiori agenzie di stampa internazionali, riportando in un report i risultati degli esami tossicologici condotti sul corpo di Prince poche settimane dopo la sua scomparsa e finora mai pubblicati.
Stando a quanto riportato nel dossier, pare che la concentrazione di questa sostanza nel sangue del cantante al momento della morte si aggirasse intorno ai 68 microgrammi per litro. Una quantità eccessiva se si tiene presente che già 3 microgrammi possono risultare fatali in alcune tipologie di soggetti. In più, il cantante, risulta dalle analisi, aveva nel fegato anche una concentrazione di farmaci pari a 450 microgrammi per chilogrammo. Per rendere più comprensibile la situazione, l'AP ha chiesto ad un medico esperto, il dottor Lewis Nelson, di spiegare perché questo nuovo quadro emerso dall'indagine tossicologica getta una luce diversa sul decesso di Prince. "La quantità nel suo sangue era estremamente alta, e lo era anche per un paziente che assumeva fentanyl con regolarità, anche se non esiste un livello al quale questa sostanza diventa letale per tutti. Le concentrazioni epatiche superiori a 69 microgrammi per chilogrammo possono già determinare casi di overdose ed essere fatali".
Che il cantante, al secolo Prince Roger Nelson, autore di brani che resteranno nella storia, come "Purple Rain" e "Kiss", fosse per morto per overdose da farmaci si sospettava da tempo, anche perché nell'ultimo periodo aveva sviluppato una certa dipendenza nei confronti degli oppiodi, tanto da essere costretto a eludere le prescrizioni mediche usando nomi falsi per moltiplicare le dosi di farmaci da assumere. Ma l'avvocato di famiglia aveva escluso che la morte fosse dovuta a un eccesso di antidolorifici. La scorsa settimana il procuratore della contea ha anche fatto sapere, a pochi giorni dal secondo anniversario della scomparsa del musicista, che prenderà nel "prossimo futuro" una decisione circa la possibilità di indicare e individuare o meno un colpevole della sua morte.