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Povero Leo Gassmann, costretto a portare il peso dell’emergenza musicale in tv

Durate l’ultima puntata di Che tempo che fa è stato ospite il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, che ha parlato un po’ della situazione della Cultura e degli Spettacoli nel Paese. La fase due che comincia ufficialmente il 4 maggio, infatti, non prevede grandi cambiamenti per alcuni settori come quello musicale.
A cura di Francesco Raiola
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Durate l'ultima puntata di Che tempo che fa è stato ospite il ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini, che ha parlato un po' della situazione della Cultura e degli Spettacoli nel Paese. La fase due che comincia ufficialmente il 4 maggio, infatti, non prevede grandi cambiamenti per alcuni settori come quello musicale. I concerti restano, ovviamente, vietati a causa dell'impossibilità di assembramento, i negozi di dischi chiusi, anche se saranno riaperti, ad esempio gli studi di registrazione. Insomma, nessun cambiamento per le decine di migliaia di operatori del settore che continuano, quando va bene, a vivere del sussidio statale messo a disposizione per questa emergenza. Eppure non vi sono prospettive future, col Ministro che conferma che i concerti non saranno possibili, ma senza dare notizia ufficiale di interruzione, come aveva chiesto pochi minuti prima anche cesare Cremonini.

Leo Gassmann e il peso della Musica sulle spalle

Fabio Fazio ha posto alcune delle domande che in tanti nel settore si pongono in questo momento, anche se lascia abbastanza sorpresi che la rappresentatività della musica, nel parterre, sia stata lasciata a Leo Gassmann. Se il padre, Alessandro, era lì a rappresentare il mondo del Cinema e della Tv e Riccardo Chailly il mondo del Teatro e della Lirica, forse era possibile porre il Ministro di fronte a qualcuno con un'esperienza in più. Chiariamoci, Leo Gassmann è un ragazzo in gamba, vincitore dell'ultimo Festival di Sanremo tra i giovani, ma con un'esperienza – anche live – tale che non gli permette di poter portare sulle spalle la responsabilità di un settore importante come quello musicale. E infatti ha preferito – giustamente, a questo punto – non fare domande al Ministro, ma ringraziarlo genericamente per il lavoro che sta svolgendo: "Ringrazierei il Ministro per quello che fa, per l'impegno che mette ogni giorno in quello che fa, perché credo sia importante ringraziarli. È una situazione difficile per tutti, bisogna essere generosi e aiutarsi, penso che le domande gliele abbiano fatte un po' tutti, ormai".

Gli impegni e le promesse di Franceschini

Insomma, né Cesare Cremonini, né Tiziano Ferro, né in tanti tra coloro che hanno fatto sentire la propria voce nelle scorse settimane. C'è da dire che gli altri hanno in qualche modo affrontato un po' di aspetti importanti: Alessandro Gassmann, ad esempio, ha messo subito in chiaro che le principali tutele vanno a maestranze, autori e artisti più piccoli, ma il Ministro oltre a ribadire l'impegno economico non ha potuto sbottonarsi più di tanto. Ha promesso, ancora una volta, che nessuno sarà dimenticato – sperando che non si faccia la fine dell'INPS, ndr – e mettendo una pietra tombale sulla stagione estiva: "Siccome la cultura italiana è la forza di questo paese, l'immagine del nostro paese nel mondo, una grande risorsa economica, non permetteremo che nessuno in questa emergenza scompaia, aiuteremo tutti, dal più piccolo al più grande, dalla grande star al più piccolo lavoratore (…). Difficilmente potranno esserci concerti, stiamo discutendo col comitato scientifico se sotto un certo numero di persone, all'aperto e seduti sia possibile. Poi bisogna trovare altri strumenti, tipo una Netflix italiana della Cultura, da fare su qualche piattaforma a pagamento".

Il futuro della Musica ancora incerto

Per adesso, quindi, si prosegue ancora a tentoni, senza grosse soluzioni, nessuna aspettativa e un'idea che è soprattutto assistenzialista. Che, ovviamente, è meglio di niente, benché sia una soluzione temporanea, che non può essere pensata fino alla fine dell'emergenza. Cosa sarà la Netflix della Cultura è un mistero, con una serie di incognite (in quanti pagheranno per una piattaforma del genere? Cosa ne sarà successivamente? In che modo tecnici del suono, delle luci, montatori palco etc, potranno goderne?), così come resta un'incognita l'idea drive in. C'è da attendere, e intanto se ne discute sui tavoli in piedi tra sigle del settore e Governo, per capire come far arrivare il settore – assieme al Paese – in una vera Fase due.

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