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Plug: “Dopo il successo ho cambiato tutto, quella strada non mi rappresentava più”

Plug, nome d’arte di Andrea Buono, ha pubblicato lo scorso 12 maggio il suo primo Ep Cristallo: sembrano passate due vite dall’uscita della hit Saint Tropez. Qui l’intervista.
A cura di Vincenzo Nasto
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Plug, foto 2023
Plug, foto 2023

Accade che dopo la pubblicazione di due singoli come Saint Tropez e Monet con Lele Blade, Plug, nome d'arte di Andrea Buono, rapper 17enne campano, abbia in fondo il desiderio di ritrovarsi. Cristallo, il suo primo Ep, a due anni dal successo di questi brani, sembra venire da un universo completamente distante, come se i binari non coincidessero più con quelli dell'andata. E infatti, solo Love U con Young Snapp potrebbe avvicinarsi all'immaginario dei primi brani, una storia d'amore che ritratta gli schemi del lusso su cui marcia la narrazione dell'hip hop negli ultimi anni. E invece Plug, insieme a Tony Tif, producer che ha curato artisticamente il progetto, ha scelto una strada più intima: una purezza d'animo che non chiude la strada alla leggerezza del passato, ma crea un rapporto identitario con il pubblico: "Ho capito che non volevo seguire schemi o impostazioni, ma arrivare a condividere in maniera simbiotica con il pubblico la mia musica". Qui l'intervista a Plug.

Come nasce Cristallo e come è evoluto negli ultimi anni?

È un progetto che è cambiato molto, anche perché ho deciso di lavorare in maniera diversa rispetto a prima. Ha un taglio molto forte, anche perché ciò che ho lasciato dietro erano strade che mi avevano dato tanto successo, ma non rappresentavano al meglio ciò che avrei voluto diventare.

Chi ti ha accompagnato in questo viaggio?

Tony, il mio producer. Ha praticamente seguito la produzione artistica del mio progetto oltre ad aver lavorato personalmente ad alcuni singoli (Sogni, Sticky, Ora, Niente di diverso con CoCo e Cristallo). Sappiamo che è un disco lontano dalle frequenze che oggi sono in tendenza in Italia, ma con Cristallo volevo restituire la purezza della mia musica, dall'altra la trasparenza di ciò che sono, di com'è Andrea.

Su Instagram hai scritto che Cristallo nasce dopo due Ep non pubblicati perché non ti aveva convinto il sound. Oltre al producer con cui connetterti, credi ci fosse altro a mancare?

Credo mi mancasse, oltre a esperienze personali, un determinato tipo di ascolti. Prima seguivo artisti che mi piacevano molto, ma la loro musica non mi stava bene addosso. Ho dovuto trovare una mia identità, anche se è in continua evoluzione. Siamo solo all'inizio.

Una strada in cui hai lasciato indietro anche l'utilizzo del napoletano, rappato o cantato, ma soprattutto un certo tipo di sonorità.

Credo avessi bisogno di riuscire a costruire un rapporto con le persone che mi seguono, di riuscire a essere il più intimo e trasparente possibile nei brani. Ho capito in questi anni che voglio essere un artista che emoziona il pubblico, oltre a farli divertire. Non significa che non esistono brani più leggeri.

Una scelta che va in controtendenza anche con l'aspetto numerico/streaming della tua musica, soprattutto dopo le prime hit e collaborazioni.

Sicuramente c'è stato un momento in cui la crescita era orientata dall'obiettivo numerico: poi c'è stato un momento in cui ho riflettuto maggiormente sulla crescita artistica. Ho capito che non volevo seguire schemi o impostazioni, ma arrivare a condividere in maniera simbiotica con il pubblico la mia musica.

C'è stato un momento preciso in cui hai avuto questo switch?

Credo sia stata una persona: CoCo. Mi ha insegnato le basi del rapporto con i fan, ma non perché avessi bisogno che qualcuno mi aprisse gli occhi. Mi ha solo rassicurato e reso concreta l'idea che avessi questo lato introspettivo, ma che non fosse mai venuto fuori.

Cristallo comincia con Sogni. Com'è nato il brano, ma soprattutto come sono cambiati i tuoi sogni in questi due anni?

Il progetto comincia attorno a questa canzone, che rappresenta i miei primi anni a scuola, anche perché ero/sono una persona che si distrae tanto, con la testa tra le nuvole. Sogni è anche il pezzo più introspettivo dell'Ep, insieme a Cristallo, e non sarebbe neanche dovuto entrare nel progetto.

Perché?

Mi ha convinto Tony, per il ritornello. A lui faceva impazzire, ma a me non convincevano le strofe. In quel periodo avevamo un sacco di beat, ma quando abbiamo sentito quello, ho sentito la necessità di scrivere. Erano successe cose molto pesanti in quel periodo e avevo bisogno di esprimerle.

In Cristallo, nell'outro dell'Ep, racconti il rapporto con il fallimento nella tua giovane carriera: cosa ti disturba del fallimento in questo momento?

Credo il rapporto con il successo. Per quanto possa affascinare è una sensazione che logora anche perché non è gestibile. Ci sono persone dipendenti da questo aspetto e alcuni artisti, anche validi, si sono arresi per mancanza di fama. C'è chi ha perso la freschezza e la lucidità, facendosi uccidere in senso metaforico. Questa volta ho deciso di affidarmi alla musica e alle persone che riescono a riconoscersi, a seguirmi.

C'è qualcosa a cui hai dovuto rinunciare in questo processo evolutivo?

Un po' di tranquillità. Tutti abbiamo dei momenti di down, in cui si deve esser lucidi nel capire che magari la tua musica non è in classifica. Qualche anno fa, avevo paura che le persone si dimenticassero di me dopo non avermi scritto per giorni: semplicemente ho dovuto imparare a non farmi prendere dal panico e ricordare a me stesso che queste persone ci sarebbero state.

Hai mai pensato a come ti avesse influenzato il successo alla tua età? A cosa hai rinunciato?

Devo ammettere che non ho rinunciato a tantissime cose. Da piccolo ho fatto le mie esperienze in strada, ma la maggior parte del mio tempo lo passavo con le cuffie e il microfono a fare musica. Qualcosa l'ho perso a scuola, magari con i compagni, nel momento in cui ti escludi dal mondo e non riesci a vivere quell'attimo in cui la scuola ti fa sentire maturo, pronto.

Dal punto di vista personale invece?

Sicuramente un po' di sana leggerezza adolescenziale. Dall'altra parte, per chi, come me, ha concentrato tutte le energie su qualcosa, per me la musica, non hai energie per focalizzarti su altro. Per me la musica è tutto, ma essendo il processo creativo e la sua produzione pratica qualcosa di astratto, non sono mai stato in grado di controllarlo.

Temi di esser cresciuto "troppo" velocemente?

Sì. Se penso che già a 12 anni avevo a che fare con il mondo degli adulti, tutto questo mi ha tolto la spensieratezza e l'ingenuità che avevo. L'unica cosa che mi è rimasta sono i sogni: cerco di non perdere mai quelli del bambino e di non farmi sporcare.

Anche a 14 anni quando firmi il tuo primo contratto discografico?

È stato difficile: ho guadagnato soldi che per un 14enne è rarissimo. Anche questo, gestire questo flusso, mi ha permesso di crescere molto.

Anche nel gestire rapporti umani, come con il tuo producer?

Penso a Tony, che prima di essere il mio producer, è il mio miglior amico. È la spalla che mi sprona e mi aiuta in tutti i miei momenti di estrema paranoia: sono una persona difficile con cui avere a che fare e la sua sensibilità mi ha aiutato molto. Poi mi sono accorto, che ho molti più amici nel rap game, che per esempio a scuola.

Questa tua esperienza nel mondo della musica come ha influenzato il tuo rapporto con la scuola?

Sono i luoghi in cui passo più tempo nella mia vita. Anche se ho una passione sin da piccolo per la musica, cerco di andare bene anche a scuola. Non sono mai stato bocciato, né rimandato: cerco di mantenere l'equilibrio, anche se a volte è difficile.

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