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Matteo Paolillo punta sulla musica: “Faticavo a pagare l’affitto, Mare Fuori ha cambiato tutto”

Matteo Paolillo pubblica il suo primo album “Come te”, arrivato dopo il successo di Mare Fuori, dove interpreta Edoardo Conte. L’intervista a Fanpage.
A cura di Francesco Raiola
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Matteo Paolillo ha trovato la fama nazionale grazie al ruolo di Edoardo Conte in Mare Fuori, dove ha firmato le canzoni della colonna sonora, comprese "‘O mar for" e "Origami all'alba". Sì, perché Paolillo, ben prima della serie Rai, aveva già sviluppato una carriera da cantante e rapper col nome di Icaro. Il successo gli è esploso tra le mani e gli ha permesso anche di portare avanti, parallelamente alla carriera attoriale anche quella musicale. Oggi, infatti, esce l'album "Come te", pubblicato da Warner Music e lanciato dall'ultimo singolo "Liberatemi". Con la musica Paolillo riveste i panni di Matteo, smettendo quelli ormai comuni di Edoardo e lo fa rappando, raccontando l'amore e anche togliendosi qualche sassolino dalla scarpa contro chi non ha creduto in lui (e ora rivendica la sua amicizia).

Mi racconti la prima volta sul palco teatrale?

Avevo 13 – 14 anni e facevamo uno spettacolo che si chiama "Gatta Cenerentola", basato su un racconto antico napoletano che poi Disney ha preso per fare Cenerentola. Io facevo questo monologo in napoletano antico e mi sono subito sentito a casa. Ero molto giovane, quindi magari c'era anche l'inconsapevolezza, però da subito ho sentito qualcosa.

E invece la prima volta su un palco musicale?

La prima volta su un palco musicale è stato quando alla festa dei diplomi del Centro sperimentale suonammo col gruppo al Ministero dei Beni culturali, c'era la consegna dei diplomi e 600 persone, tutte di scuola, che erano lì, impazziti, che festeggiavano. È stato bellissimo stare lì e fare cinque, sei pezzi, col gruppo di nostri compagni di scuola fomentati. Abbiamo cominciato col botto con questo primo concerto con 600 persone, poi dopo un po' era sempre più difficile racimolare persone per vedere i concerti.

Avevi più paura quando recitavi o quando cantavi?

Diciamo che quando sali su un palco la paura e la tensione ci sono sempre, perché hai l'ansia di poter sbagliare qualcosa: la paura viene da quello, poter sbagliare qualcosa. È un po' più difficile con la musica, perché con lì devi andare a tempo, invece quando reciti segui il tuo tempo, puoi decidere se quella battuta deve durare di più o di meno, segui il tuo di tempo.

L'improvvisazione teatrale ti ha aiutato anche a stare sul palco?

Sì, sento che entrambe le cose si influenzano, perché stare sul palco mi ha aiutato a poter fare un concerto e avere quella presenza scenica e fare un concerto mi ha aiutato a stare a tempo anche in scena e quindi essere sempre in ascolto di quello che succede.

Com'è stata la tua infanzia? 

Ho avuto un'infanzia serena, felice, sono cresciuto un po' fuori città, cioè dentro la città ma in un quartiere in cui adesso stanno costruendo di più però prima c'era molta campagna. Ho sempre avuto una visuale molto ampia dalla mia finestra e tanto silenzio, che non è la stessa condizione che ritrovi in una città grande e rumorosa come Roma o Napoli. Questa tranquillità mi ha dato anche una serenità nella crescita.

Che tipo di famiglia hai avuto?

Ho sempre avuto dei genitori che mi hanno amato tanto e questo questo sicuramente ha fatto il suo, nel senso che mi ha permesso di poter coltivare con amore la mia passione, liberamente.

Entrambe le tue passioni nascono in famiglia?

In realtà no, nel senso che i miei non sono dei grandi ascoltatori di musica, però guardano molti film. La mia passione è cominciata più dal cinema e dal teatro, perché nel mio quartiere ho visto questo spettacolo teatrale e da lì ho cominciato a fare teatro anch'io. Poi la musica l'ho scoperta più con il liceo e con i miei amici.

Te lo chiedevo perché l'immagine stereotipata del rap è quella dell'avercela fatta. Tu senti di avercela fatta?

Alla fine che significa avercela fatta? Dipende da che obiettivi ti poni nella vita. Diciamo che l'immagine rap dell'avercela fatta si basa sul ragazzo che parte dalla periferia, che non ha niente e arriva ad avere tutto. Però questo è un po' una visione capitalista dell'avercela fatta. Invece i miei obiettivi sono sempre stati in riferimento a poter essere creativo, quindi ce l'ho fatta a creare quello ho fatto finora, ma ancora non ce l'ho fatta a creare quello che ancora mi manca.

Ascoltando l'album è molto forte il riferimento a coloro che ti hanno ostacolato. Chi ti ha ostacolato?

Nel tuo percorso non sempre trovi persone che credono in te, quindi per arrivare a dei grandi risultati molte volte devi contare sulle tue forze o su quelle poche persone che ci credono. Io ci ho sempre creduto in quello che stavo creando, anche quando le persone intorno a me non ci credevano, poi questa cosa ovviamente cambia perché nel momento in cui sei riconosciuto o qualcuno dice "ok, bravo, questa cosa è buona" allora è più facile per gli altri dire "ci credo". Tante volte, quindi, ti trovi delle porte sbattuta in faccia.

C'è qualcuno che è venuto da te a dirti che si era sbagliato?

Tante persone hanno cambiato idea, anche quelle che magari non mi avevano mai preso in considerazione, di punto in bianco volevano essere miei amici ma senza mai dire "Mi sono sbagliato". Ho visto il cambiamento di tante persone che magari sono sempre state snob nei miei confronti e poi hanno smesso di punto in bianco di snobbarmi.

Qual è stato il momento in cui hai pensato che qualcosa stava cambiando in bene?

Prima del successo di Mare fuori stavo sempre un po' con l'ansia di dire "Sì, faccio questa cosa per l'arte, però poi a un certo punto devo anche pagare l'affitto, no?", non sapevo se potevo andare avanti per tanto tempo così. Una volta che Mare fuori ha avuto successo – quindi c'è stata la seconda stagione, poi la terza… – ho cominciato a rilassarmi un po' di più in questo senso, perché mi sono detto che ero in grado di fare quello che stavo facendo e potevo andare avanti.

A un certo punti canti: "Me vò tutta Italia". Com'è essere voluti da tutta Italia?

In tanti si approcciano con un pregiudizio, pretendono di conoscerti: la televisione è dentro le case delle persone e quindi le persone ti sentono come uno di famiglia, ma tante volte mi relaziono a persone che pensano già di conoscermi. A volte sono contento quando incontro chi non ha mai visto Mare fuori, perché così almeno c'è una conoscenza alla pari, nel senso che io conosco per la prima volta quella persona e viceversa. Sicuramente a volte sento un po' la difficoltà di farmi conoscere per quello che sono, senza il pregiudizio di quello che è stato visto in tv.

E questo pregiudizio pensi che ci sarà anche sulla musica? 

Penso che in generale ci sia la tendenza a etichettare e definire e quindi tutto quello che non è definibile è preoccupante, perché il mondo va sempre più veloce e quindi c'è l'esigenza di sintetizzare. Quindi se ti dico sei un attore, o se sei un giornalista, ti identifico e quindi penso di sapere chi sei in base alle altre persone, come te, che ho conosciuto, però, visto che ognuno di noi ha una storia a sé, non si può fare, è solo una semplificazione.

Credi che il Matteo attore possa aiutare il Matteo cantante o crea un pregiudizio maggiore e diventa un peso che devi levarti?

Non ci penso tanto a questo, io vado avanti con quello che sono, non ho questa scissione dentro di me, io sono io, poi oggi scrivo una canzone, la canto sul palco, domani sono su un set a interpretare qualcosa di diverso da me.

Te lo chiedevo perché hai smesso i panni di Icaro ed esci proprio come Matteo Paolillo…

Matteo Paolillo è il nome con cui sono riconoscibile, Icaro l'ho tenuto perché era il mio nome da rapper, all'inizio, che rappresentava un po' le tematiche che io trattavo e che tratto e quindi ho tenuto questo doppio nome.

E adesso hai scelto Matteo definitivamente.

A quanto pare sì.

In Vipera citi Pino Daniele, in Mare Fuori reciti con Raiz, nei feat hai Clementino, Salmo come ispiratore: che ascoltatore sei?

Sono un ascoltatore molto variegato, nel senso che ascolto sicuramente tanto Pino Daniele, molta musica napoletana, italiana, ma soprattutto estera e mi piace scoprire sempre cose nuove. Vado a periodi: un periodo ascoltavo molto la musica country, un periodo molto la musica americana anni 60, rock'n roll, un altro il lo-fi giapponese e ultimamente sto ascoltando molto la musica afro.

Quello del Primo Maggio è stato il primo palco grande su cui ti sei esibito: com'è andata?

Ero un po' spaventato dal fatto che ci potesse essere tutta quella gente però, nonostante la pioggia e alcuni problemi tecnici, mi sono sentito molto a casa perché sono stato in quella piazza tutti gli anni. Alla fine la musica è questo, è condivisione, non sei mai da solo sul palco, perché il pubblico che sta lì non è qualcosa da fronteggiare, ma qualcuno che ti manda indietro delle cose e il pubblico mi ha accolto molto bene e questo mi ha fatto sentire completamente a mio agio e infatti, anche senza una cuffia ho cantato liberamente.

È una responsabilità la fama?

Sì, la fama è una responsabilità perché quello che fai non è più solo per te, ma è esposto e quindi tutto quello che dici ha un peso e magari influenza le nuove generazioni. È importante avere una propria etica, una propria morale per trasmettere in maniera corretta quello che vuoi trasmettere.

In che modo Mare fuori ha cambiato le cose?

Quando, dopo l'uscita della prima stagione ho sentito le persone cantare la mia canzone in strada è stato stranissimo. Una volta ero a Salerno, camminavo con la mia famiglia in centro e sentivamo uno speaker che mandava la mia canzone, ci siamo avvicinati a questo bar ed è stato super emozionante perché ti rendi conto come una cosa che parte dalla tua penna, poi arriva in strada o nelle radio, nelle macchine.

Invece Origami all'alba, con questa doppia versione, come nasce?

Allora Origami all'alba è stato il terzo pezzo che abbiamo scritto per la serie:ogni anno abbiamo sempre scritto per il personaggio di Cardiotrap, però siccome a me piace cantare quello che scrivo, ho sempre fatto uscire la mia versione, come "‘O mar for" e "Sangue nero" e così è stato anche per Origami all'alba, solo che siccome Clara è una cantante, il regista ha detto "Vedetevi in studio lavorate insieme così tirate fuori qualcosa" e così è stato. Devo dire che da questa collaborazione è uscito un pezzo che poi ha funzionato e quindi lei ha fatto quella versione che abbiamo inciso e avete sentito nella serie e io ho inciso la mia e poi abbiamo deciso di farle uscire insieme.

Sanremo potrebbe essere un'idea?

In questo momento non ci sto pensando, credo che le cose con la musica sono andate molto velocemente, quindi adesso siamo tante belle cose: il tour, questo disco, quindi sono più su questo. Poi, certo, se ci sono delle possibilità come il Primo Maggio ecc, mi fa solo piacere, però no, in questo momento non ci sto pensando al Festival.

Qual è stata la prima cosa che hai fatto, lo sfizio che ti sei tolto, quando hai cominciato ad avere una disponibilità economica maggiore e non hai avuto più il problema dell'affitto?

Sono andato in Colombia da un amico: avevo conosciuto questo ragazzo colombiano a Roma e poi per una serie di cose ci eravamo persi di vista e lui era rimasto in Colombia. Quindi dopo tre anni volevo andare lì, però non era così semplice. Passati tre anni, quindi, sono tornato lì e sono stato con lui tre settimane in giro per la Colombia ed è stato un viaggio che un po' mi ha segnato perché ero da solo in mezzo a tutti i colombiani e mi ha fatto sentire una cultura simile però diversa dalla nostra. Ho sentito molto forte la connessione con la natura, la condivisione con gli altri.

Poi soprattutto potevi camminare tranquillamente per strada…

Sì, ma allora potevo anche in Italia, adesso è un po' più difficile.

Stai già studiando per la quarta stagione di Mare Fuori?

Sì, mi sto preparando, sto cominciando a preparare i primi episodi.

E a parte Mare Fuori?

Per adesso ci concentriamo su queste riprese, non mi piace mischiare troppe cose, già abbiamo musica e recitazione, poi dovrei avere uno spazio libero quest'autunno e vediamo se si riesce a incassare qualcosa. E poi ho il Tour a novembre e dicembre.

Prossimo viaggio?

Vorrei andare un po' in Asia: Vietnam, Cambogia, Thailandia, questi posti qua.

Quale concerto vorresti vedere?

Quello di Trevis Scott.

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