Perché Matteo Salvini ha cambiato idea su Mahmood
In linea con quella che è la sua politica social, all'una e mezza di domenica 10 febbraio il Ministro degli Interni Matteo Salvini era davanti alla tv come altri 10 milioni di italiani per guardare l'esito del Festival di Sanremo e, appena proclamata la vittoria di Mahmood che ha avuto la meglio su Ultimo e su Il Volo, ha voluto dire la sua: "Mahmood…………… mah………… La canzone italiana più bella?!? Io avrei scelto Ultimo, voi che dite??" ha buttato lì in attesa di capire come avrebbe risposto il suo pubblico. Ovviamente nelle ore successive si sarebbe scatenato un filone parallelo a quello musicale che avrebbe tirato in ballo le origini egiziane del cantante milanese, una brace che lo stesso post salviniano – con quella "canzone italiana" (c'erano canzoni straniere in gara?) – aveva in qualche modo alimentato.
Il cambio di rotta su Mahmood
Il post raccoglie in pochissimo tempo decine di migliaia di like, commenti e condivisioni (ad oggi ha oltre 100 mila like), ma nonostante ciò, poche ore dopo il Vicepremier ha scelto di fare marcia indietro e in un'intervista a La Stampa ritratta un po' quanto scritto, ammette di aver chiamato Mahmood ma soprattutto rimbrotta chi aveva posto l'accento sulle origini del cantante: "È un ragazzo italiano che suo malgrado è stato eletto a simbolo dell'integrazione – spiega – ma lui non si deve integrare, è nato a Milano. Lo hanno messo al centro di una storia che non gli appartiene (…) Che questo ragazzo, per il quale mi sono sentito in torto tanto da chiamarlo, sia stato usato dalla sinistra, ci sta. Chi mi conosce potrebbe osservare un rispettoso silenzio" dice al quotidiano torinese, prima di attaccare anche lui a testa bassa i giornalisti e la Giuria d'onore – spostando l'attenzione con quel filone un po' "gentista", lanciato da Ultimo in una surreale conferenza stampa post festival -: "Una giuria senza senso, mancava solo mio cugino e sarebbe stata completa. Come se mi chiamassero ad attribuire il Leone d'Oro. Sanremo deciso da un salotto radical chic" ha dichiarato facendo anche riferimento a un fantomatico 90% di perplessi.
Un sentiment negativo per il post di Salvini
Numeri tirati un po' a caso. Strano per chi pare che tenga molto in considerazione quelli delle interazioni dai propri social che gli permettono di testare, in proporzione, il sentiment – ovvero lo stato d'animo degli utenti – nei confronti di un problema. La retromarcia fatta su Mahmood, spostando l'attenzione dal cantante ai giornalisti e al "salotto radical chic", ovviamente non è casuale. Avevamo notato un po' di commenti negativi nei confronti di Salvini, così abbiamo chiesto a Pier Luca Santoro, consulente di marketing e comunicazione e project manager di DataMediaHub, quale fossero state le reazioni a quel post e se queste fossero sufficienti a spiegare il cambiamento di rotta: "Al momento dell'analisi il post di Salvini su Facebook relativo a Mahmood aveva poco meno di 83mila like, ma ha anche circa 7.500 reaction di rabbia e più o meno altrettante di ilarità. Se questo è già un primo indicatore del sentiment, analizzando le condivisioni si vede come il sentiment di queste sia prevalentemente negativo e/o neutrale. Dunque le condivisioni, neutrali o contrarie, hanno generato l'arrivo sulla fanpage di Salvini di persone che non sono suoi fan, anzi, come si vede nel grafico":
L'analisi sulle parole
Santoro continua spiegando che: "Costoro, i non fan, oltre alle reaction di rabbia e/o ilarità, hanno altrettanto commentato con sfottò o chiaro rimprovero il leader della Lega, come puoi constatare da una semplice osservazione del post. Elemento che si evince anche dall'analisi del sentiment dove "vinto Mahmood", "egiziano", "immigrato", sono in verde [dunque sentiment positivo] perché citati positivamente, appunto, in scherno o in risposta al post di Salvini, come dimostra quest'altro grafico:
Un cambio di rotta in linea con le idee del Ministro
Ma in che modo è possibile poter cambiare in corsa un parere in questo modo, senza perdere credibilità tra i propri fan? Molto semplice: questo cambio di rotta avviene in coerenza con quella che è la sua linea in tema di immigrazione. La battaglia di Salvini, infatti, è sempre stata mirata non tanto alle seconde generazioni, ma agli immigrati irregolari, ai "barconi" insomma. Per questo motivo il suo cambio non viene visto dalla sua fanbase come un tradimento di un qualche ideale, ma accettato come uno spostamento che rientra nei parametri politici e comunicativi del Ministro.