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Perché Bob Dylan sarebbe un buon candidato al Nobel per la Letteratura

Perché un musicista come Bob Dylan non può essere un serio candidato alla corsa per il Premio Nobel per la Letteratura? Se lo chiede il New York Times smontando le critiche più comuni fatte al menestrello di Duluth.
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Nelle settimane scorse, in Italia si è molto parlato di una ipotetica candidatura di Roberto Vecchioni per il Premio Nobel per la Letteratura. Una discussione tanto poco avvincente quanto inutile, visto che non esistono candidature al Premio Nobel, come spiega questo interessante articolo di Rivista Studio.

Intanto, però, ciò ha fatto sì che anche da noi si parlasse, come succede ogni anno nei paesi anglosassoni, di musica e letteratura. E la causa di questo parlare è sempre la stessa persona: Bob Dylan. Da anni, infatti, qualche settimana prima dell'ufficialità del premio i bookmaker si scatenano con i probabili vincitori, assegnando le quote (quest'anno il favorito è lo scrittore giapponese Haruki Murakami). I nomi sono sostanzialmente sempre quelli, cambiano le posizioni in classifica, al massimo e a volte (spesso?) i favoriti non vincono. Tra questi nomi, comunque, da anni staziona quello del cantautore di Duluth, considerato una delle voci più autorevoli della musica mondiale e autore di brani (e album) che hanno fatto storia.

Ma quando si parla di assegnare il Nobel a un musicista si storce sempre la bocca e mille dubbi e domande vengono a galla. Così, oggi, in un pezzo di commento (sezione "Opinion") sulle colonne del New York Times Bill Wyman si chiede perché non possa essere un serio candidato al premio? E mette in fila alcuni dei motivi che per alcuni non rendono credibile la candidatura di Dylan. E così a chi pone il problema che il cantautore non rientrerebbe nelle fattezze del cretore di "Grande letteratura" Wyman fa un nome su tutti, ovvero quello del nostro Nobel Dario Fo, "l'incorreggibile e profano commediografo italiano", ma fa anche nomi come quelli di Pamuk o la Jelinek, ovvero gente al di fuori dell'establishment

Poi c'è chi "Dylan scrive semplicemente dei testi pop", ma qui i nomi che escono sono altri: "Quelli che usano il termine ‘pop' come un randello o uno strumento di esclusione fanno ciò a proprio pericolo. Dickens e Twain, Hugo e Shakespeare e Euripides erano tutti intrisi dell'approvazione dei propri tempi", mentre le sue canzoni e i suoi testi servono a rispondere a chi sostiene che i suoi testi non siano letteratura, partendo dalle geremiadi politiche come “It’s Alright, Ma (I’m Only Bleeding)" alle epopee romantiche come “Tangled Up in Blue”.

"I testi pop sono corrotti dal desiderio dello scrittore dell'approvazione popolare", dicono, senza contare che "fu il primo artista pop a dire al proprio pubblico ciò che non voleva sentirsi dire.

Qui potete leggere l'articolo completo.

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