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Covid 19

“Per il Coronavirus la Musica ha perso 40 milioni, possiamo rimborsare i live cancellati, non la paura”

Il settore musicale ha perso circa 40 milioni di euro da quando è cominciata la situazione di emergenza dovuta al Cornavirus, senza contare l’indotto. Lo dice a Fanpage.it Vincenzo Spera, Presidente di Assomusica, l’associazione degli organizzatori e dei produttori di spettacoli di musica dal vivo, che ha parlato anche di aiuti al settore e di rimborsi.
A cura di Francesco Raiola
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(ph INA FASSBENDER/AFP via Getty Images)
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Il settore musicale ha perso circa 40 milioni di euro da quando è cominciata la situazione di emergenza dovuta al Coronavirus, senza contare l'indotto. Lo dice a Fanpage.it Vincenzo Spera, Presidente di Assomusica, l’associazione degli organizzatori e dei produttori di spettacoli di musica dal vivo. Come tanti altri settori, anche quello musicale è stato colpito in pieno dall'epidemia, con migliaia di concerti cancellati o rinviati, per uno scenario che non ha ancora prospettive precise. Nessuno sa quando si potrà riprendere ad assembrare persone per un live. Assomusica ha chiesto aiuto al Governo chiedendo, tra le altre cose la sospensione dei versamenti IVA per le aziende che hanno subito gli annullamenti o spostamento temporale dei concerti, il blocco mutui e leasing per acquisto location e tecnologie, indennizzi alle imprese di spettacolo per i cali di fatturato, credito di imposta per le spese di organizzazione dei concerti annullati o posticipati a causa dei decreti successivi al 23 febbraio o rinviati a causa della psicosi generatasi con il rischio di contagio da COVID-19 e misure di sostegno ai lavoratori ed alle cooperative che operano nel settore dello spettacolo dal vivo, come decontribuzioni e detassazioni.

Salve Presidente, volevo da lei qualche numero, qual è la situazione per il settore musicale italiano?

Lo scenario è violentemente caduto su di noi, stiamo cercando in qualche modo di reggere, però se vogliamo dare dei numeri, le stime di pochi giorni fa dicono che, considerando il periodo 23 febbraio-3 aprile abbiamo una perdita di circa 40 milioni di fatturato e parlo solo delle società che fanno concerti di musica dal vivo. Con un numero di spettacoli di circa 30000, che vanno dai piccoli club ai palazzetti, quindi un danno forte in un settore che di natura non ha né finanziamenti né normative specifiche per il settore.

Però immagino che vi stiate confrontando con Governo e Ministero, no?

Noi abbiamo avanzato delle richieste, sia al Presidente del Consiglio che ai Ministeri competenti, stiamo lavorando su questo, ma è chiaro che non siamo gli unici ad avere dei problemi. Problemi che sono prevalentemente di liquidità, per poter consentire di andare avanti e riprogrammare gli spettacoli.

Qual è il comparto principale, tra quelli che compongono il settore, che ha perso di più e in prospettiva è più a rischio?

È un po' tutto a catena, dai produttori ai promoter, quelli sui territori, l'ultima catena della filiera, poi a scendere – o a salire – tutte quelle che sono le società, i soggetti fornitori di service, impianti, palcoscenici etc e ancor di più i lavoratori che nella maggior parte dei casi non sono inquadrati in contratti nazionali che li tutelano in qualche modo. Abbiamo soggetti che sono soci di cooperative, liberi professionisti, lavoratori a chiamata e tutti questi sono quelli su cui abbiamo anche spinto che vengano tutelati. E poi c'è il problema del diritto d'autore, perché non facendo concerti gli autori non prendono nulla.

In più a proposito di tutele voi non rientrate in coperture speciali…

Sì, perché da un lato non apparteniamo alla Cultura, quella con la "c" maiuscola, quindi siamo delle cenerentole del mondo dello Spettacolo dal vivo e dall'altro siamo soggetti che creano ricadute: noi abbiamo una filiera che lavora finché non c'è il concerto, ma poi va a caduta sui territori e quindi tocchiamo settori vari come il turismo, facendo ricadere qualcosa che stimato sulla base dei dati di prima porta a una valutazione di circa 120 milioni di fatturato perso a causa dei concerti nei territori.

Nessuno ha idea di quanto durerà questa crisi, ma voi vi siete dati un primo termine minimo di stop?

Alle volte farebbe piacere essere smentiti, io fin dall'inizio ho provato a invitare a riprogrammare tutti gli spettacoli il più in là possibile se possibile nella stagione autunnale. È evidente che nessuno prevedeva questo sviluppo, ma stando ai dati si può parlare di qualcosa che comunque prima di fine maggio non si risolve. L'augurio è che si possano mantenere gli spettacoli programmati per l'estate, però siamo davanti a due fenomeni complessi, uno è quello dell'epidemia che non sappiamo quando finirà e va bene, l'altro è quello della paura da superare visto che saremo chiusi in casa per un po'. E a proposito di quest'ultimo punto ci sono due scenari: uno è quello caratterizzato dalla voglia di socializzare e prendere parte a tutti gli eventi possibili e immaginabili, come liberazione da un incubo, l'altro è che continui la coda lunga della paura. La mia sensazione è che prevalga la prima ipotesi e ci sia voglia di ripartire subito.

Per quanto riguarda la questione rimborsi, invece, come funziona? Ovviamente ogni agenzia ha i propri termini, ma senza dubbio ha anche una ricaduta economica non indifferente…

Ci sono norme del codice dello spettatore e norme civili che danno delle indicazioni. In linea di massima, quello che stiamo facendo è riprogrammare gli spettacoli e ad oggi ne sono stati riprogrammati il 60% e gli altri sono in via di riprogrammazione, anche perché non agendo in spazi propri dobbiamo sempre confrontarci con chi detiene gli spazi. L'altra questione è quella dei concerti annullati e siamo al 17%: per questi concerti annullati vengono rimborsati i biglietti secondo le modalità che ogni produttore e sistema di biglietteria ha. La linea è quella di rimborsarli, mentre in caso di rinvio i biglietti restano validi per lo spettacolo successivo, ma questo avviene anche in casi normali, in cui l'artista sta male, per esempio.

In questa situazione anomala, come vi confrontate con la paura di chi ha acquistato un biglietto e potrebbe aver paura di recarsi ai primi concerti che si terranno quando finirà questo periodo di stop?

È evidente che nessuno rimborsa la paura, prima ancora che entrassero in vigore i provvedimenti abbiamo avuto dei casi di spettacoli esauriti, con persone che hanno pagato il biglietto e poi non sono venute, in alcuni casi è il 30% in un caso a Milano non è andato nessuno, ma sto parlando di 3/4 giorni prima delle orme stringenti del Governo. Questo è un problema, ma non ci siamo mai trovati in situazioni del genere, da parte nostra c'è un problema interno di ritaratura del rapporto all'interno della filiera, ma anche da parte del pubblico deve cominciare a passare l'idea che ogni cosa ha un rischio, ma anche questo rischio del biglietto l'abbiamo lanciato qualche tempo fa: esiste l'assicurazione del biglietto e questo deve farci ragionare in maniera diversa anche quando riprenderemo i concerti e la vita a pieno regime.

Che prospettiva di perdita a lungo periodo vi siete dati?

Se pensa che siamo il sesto paese al mondo in termini di vendita di biglietti e fatturato, mediamente siamo intorno a un fatturato di 600 milioni annui e lascio a lei le valutazioni e i calcoli.

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